Capitolo 1.1

32 4 3
                                    

21 Febbraio 3406

Un sole timido si stava affacciando quella mattina su Galaya: si era creato un piccolo spazio fra le nuvole scure che avevano occupato il cielo nelle ultime tre settimane, ma rimaneva comunque nascosto, come se avesse paura di poter essere cacciato nuovamente indietro se si fosse esposto completamente. La sua presenza, se pur minima, apportò un leggero cambiamento allo svolgersi delle solite attività quotidiane che bastò per conferire alla città uno strano movimento che ricordava il lento stiracchiarsi di qualcuno pronto ad alzarsi dopo una lunga dormita.

I quartieri di mare a sud della città, caratterizzati da palazzi fatiscenti, tetri e privi di colore, sembrarono rianimarsi ora che l'acqua divenuta più azzurra si rifletteva sulle molteplici finestre, e le marinaie si affrettavano a salire sulle loro imbarcazioni approfittando della prima giornata di luce. Nei quartieri di collina i tram giallo ocra erano quasi un colpo nell'occhio, fra le caratteristiche case in mattoni dai tetti neri, accecanti per chi se li trovava di fronte aprendo le finestre o uscendo di casa, per via dell'abitudine ad un recente paesaggio piatto e spento. Le fabbriche dei quartieri operai emanavano sbuffi di fumo troppo scuri per impedire ai passanti di alzare la testa e guardarli, in contrasto com'erano con il cielo, seppur solo leggermente più chiaro del solito. Gli ultimi cumuli di neve sopravvissuti ai recenti aumenti di temperatura nei quartieri a Nord, si erano sciolti del tutto trasformandosi in pozzanghere in cui gli uccellini potevano andare ad abbeverarsi.

Se pur ben accetta, la rinnovata presenza del sole quella mattina colse molti degli abitanti di Galaya di sorpresa, in particolare quelli che fra le sette e cinquantotto e le otto e sei si trovarono nella piazza tre, del quartiere nove. Un delicato raggio di sole infatti sbucò inaspettatamente fra i due eleganti palazzi all'angolo est della piazza, andando a finire dritto sugli occhi di una donna al volante di una costosa macchina nera. La donna si apprestò immediatamente a cercare la custodia degli occhiali nella borsa, rallentando leggermente l'andatura, nello stesso istante in cui un'altra donna, nel suo tailleur beige, procedeva spedita sulle strisce. L'impatto fu lieve, fortunatamente: la donna colpita cadde in una pozzanghera sul bordo della strada, mentre la valigetta che teneva in mano, lanciata in aria per istinto, si aprì creando una pioggia di fogli sulla sua testa. La donna in macchina urlò per lo spavento, mentre quella a terra urlò, non si sa se per paura o per desolazione. Quei suoni acuti arrivarono senza filtri alla finestra del primo piano della palazzina soprastante, spaventando un neonato che il padre era appena riuscito a far calmare dopo una notte insonne fra pianti e gridolini. Pochi metri più in la un cane abbaiò dal suo balcone, svegliando malamente padroni e vicini. Al terzo piano del palazzo al lato ovest della piazza, un uomo si perse passaggi importanti della ricetta che stava seguendo per via della luce che colpì direttamente lo schermo della televisione. Al piano di sotto un vecchietto si trovò costretto a interrompere ciò che stava facendo non appena notò un alone sul pavimento di legno, venuto fuori quando era stato illuminato. Poco più in basso, le operaie del cantiere che si apriva sulla quinta strada, interruppero il loro lavoro incuriosite da una piccola folla che si stava radunando nell'angolo opposto della piazza.

Così un elemento così semplice, come poteva essere soltanto la luce solare che annunciava un possibile arrivo anticipato della primavera, condizionò in modo diverso la giornata di tutte quelle persone, ed anche di altre che comunque di trovavano nei pressi della piazza, e invece di accogliere quel singolo raggio benevolmente si ritrovarono a disprezzarlo. Quasi tutti. Tranne il ragazzo che in quel momento stava guardando oltre il vetro della finestra centrale del quarto piano del numero centoventuno.

Se qualcuno avesse alzato la testa lo avrebbe potuto vedere sospirare intento a fissare un punto indefinito davanti a se, con occhi spenti, così chiari da far quasi sentire freddo se guardati troppo a lungo. Lo avrebbe visto rimanere immobile per almeno trenta secondi, scrollarsi, muovere freneticamente le mani alla ricerca di qualcosa e tornare nuovamente a perdersi. Ma chiunque in quella piazza era preso dalla lite delle due donne sulla strada che portava ad est, e se anche non lo fosse stato, non avrebbe mai alzato la testa perché il sole, quella mattina, dopo tanto grigio, era davvero accecante.

3406Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora