Capitolo 1.7

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21 Febbraio 3406

Kane si stava facendo cullare dalla guida sicura di suo padre mentre, fuori dal finestrino, i candidi palazzi dai tetti blu del quartiere nove lasciavano spazio a quelli giallognoli e poco decorati del dieci.

Perché suo padre avesse la fissa di andare al supermercato del dodici Kane non lo capiva proprio, dal momento che ne avevano uno distante pochi metri da casa loro. Alaic diceva sempre che quello del dodici aveva un migliore assortimento, e Kane si fidava delle sue parole. Non ci aveva mai capito più di tanto, non faceva caso a queste cose: un insalata era un insalata in ogni caso, che fosse nel quartiere dieci, otto o sedici. Ma se Alaic aveva una certa idea o opinione Kane tendeva a seguirla senza fare troppe domande. Se quello con Vana era un rapporto di rispetto forzato, quello con Alaic era basato su una profonda e sincera ammirazione. Quella mattina, dopo la litigata con sua madre, Alaic non si era permesso di aggiungere altro se non un "sono stanco di questa situazione", seguito da uno sguardo che Kane aveva recepito come una richiesta d'aiuto. "Non posso prendere sempre le tua parti, dammi una mano", questo gli stavano chiedendo quegli occhi verdi, che un tempo ricordavano i prati di collina del quartiere diciotto, ma che ora assomigliavano più a quella macchia di muffa che ricopriva un angolo della loro cantina. E quando Alaic gli chiedeva qualcosa, Kane cercava sempre di soddisfarlo, perché glielo doveva.

«Sei ancora con me?», chiese Alaic senza staccare gli occhi dalla strada. Kane ruotò pigramente la testa versò suo padre ed annuì.

«Mh-mh».

Alaic strinse leggermente gli occhi, dubbioso.

«A cosa stavi pensando?», chiese. Ma prima che Kane potesse anche solo provare ad aprire la bocca, Alaic proruppe allarmato facendo marcia indietro. «Anzi no, non voglio sapere a cosa stavi pensando! Certe volte tiri fuori delle cose che non mi spiego da dove arrivino, e in questo momento non ho proprio voglia di sentirle».

Kane aggrottò la fronte.

«Tipo?».

«Lo sai benissimo di cosa parlo», disse Alaic infastidito.

Kane alzò le spalle. Si, sapeva a cosa si riferiva suo padre, ma la curiosità era una delle sue caratteristiche più spiccate e non poteva proprio farne a meno, perciò ripeté: «Tipo?».

Alaic sbruffò.

«Tipo boh. Tipo... non lo so!», poi per un secondo il suo voltò apparve folgarto. «Tipo quella storia della data! Ecco!».

«La storia della data?», stavolta Kane parve davvero sconcertato. Ci pensò su ed alzò un sopracciglio. «Riguardo al nostro anno?».

«Si!», esclamò Alaic come se fosse ovvio.

«Ma papà quella non è una cosa strana!». Kane aveva risposto con un tono di voce un po' troppo alto, se ne accorse dal sussulto di suo padre che fece traballare leggermente l'andatura lineare della macchina. Così abbasso i toni, tentando di mantenere la calma: «Voglio dire, è una domanda normale. Non ti chiedi mai da dove partono gli anni?».

«No», rispose Alaic con tono piatto.

Kane prese un bel respiro.

«Quindi se siamo nel tremilaquattrocentosei, non ti viene da chiederti a partire da dove...». Quella che doveva essere una domanda apparve più come un affermazione, ma Alaic rispose comunque con noncuranza.

«No», poi scosse la testa e continuò «Ma comunque è ovvio. E' dalla nascita della nostra società, no?».

Kane stava per rispondere, anche in malo modo, e gettare fuori tutto quello che gli attraversava la mente quando un altro ricordo rubò la scena alle sue parole. Il ricordo di se stesso in un aula scolastica, all'Istituto di Buone Maniere della Signora Pritt, in piedi, di fronte al banco, che poneva una domanda alla professoressa. La stessa domanda che adesso suo padre definiva "strana". Tutte le conoscenze che avevano, tutto ciò che gli insegnavano, tutti i libri nella biblioteca dell'istituto, arrivavano a circa ottocento anni prima, non oltre, se non le nozioni scientifiche che spiegavano la nascita dell'essere umano. A Kane sembrava impossibile non essere a conoscenza di niente che fosse successo in più di duemila anni. "Non ci sono documenti e basta signorino Barden, dovrebbe rallegrarsi di poter vivere in una società felice come la nostra in cui tutto funziona. Se non ci sono fonti precedenti ci sarà un motivo più che valido, e ognuno di voi dovrebbe capirlo". Così lo aveva congedato la professoressa, e anche se non glielo aveva detto esplicitamente, Kane sospettava che il fatto che avesse dovuto lucidare il pavimento di tutto il terzo piano da solo per due intere settimane, fosse il modo silenzioso della sua insegnante di fargli capire che domande del genere non dovevano essere fatte.

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