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CHAPTER EIGHT
CHANEL FU SVEGLIATA DA QUALCUNO che le scuoteva leggermente la spalla. Quando aprì gli occhi, Reyna le sorrise, con due piatti in mano e Peritas che le salterellava attorno per annusare.
«Dormito bene?» rise leggermente la figlia di Bellona. Le passò un piatto con dei tacos e si sedette vicino a lei, facendo pat pat sulla testa di Peritas.
«Non sono riuscita a riposare molto stanotte,» si giustificò Chanel, ridacchiando e addentando un tacos.
«Ah, la notte prima delle imprese,» fece Reyna. «hanno scritto una canzone sulla notte prima degli esami e non una su quelle prima delle imprese. Bah, mortali.»
Le diede un piccolo sorriso. «Non ti ho vista a pranzo, immaginavo fossi qui. Sei sempre qui quando qualcosa non va.»
Guardò con una smorfia la statua di Venere, poi guardò il libro e il blocco da disegno al fianco della sua amica. Alzò il libro, capendo immediatamente che era uno di quelli di Aaron Sapphire. Il pretore sospirò, sconsolata. «Quante volte l'hai riletto? Quindici?»
«Ehm... in verità, ventitré, mi pare.»
«E pensare che io stavo scherzando.»
La Ramírez-Arellano sapeva che Chanel li leggeva per sentirsi più vicina a suo padre, ma non aveva il cuore di dirle che avrebbe fatto solo più male fare così. Chanel non avrebbe potuto riavere Aaron tanto presto — probabilmente non l'avrebbe riavuto mai — ma non si era mai disperata. Era solita essere un po' più triste il giorno del compleanno di suo padre, e poi via com'era sempre stata: più raggiante di Apollo stesso.
Effettivamente, realizzò Reyna, non era il compleanno di Aaron quello che si stava avvicinando, ma quello di Chanel. Era nata il solstizio d'estate, e forse il fatto che fosse nata il giorno più solare dell'anno e in cui si riunivano gli dei spiegava qualcosa sulla sua aura.
Il 21 sarebbe stato il giorno dopo. Sedici anni. Che ci potete fare, per un semidio era un buon traguardo. Arrivi ai sedici anni, hai il picco di puzza semidivina, poi finisci i tuoi anni alla Legione e ti ritiri per andare al college. A Chanel sarebbe bastato sopravvivere un altro anno, e sarebbe scesa a capo dell'équipe medica del Campo. Due, e sarebbe potuta andare al college, senza essere più legata per forza alla Legione.
Faceva male sapere che probabilmente Chanel non sarebbe mai stata come tutti i Romani — perché lei almeno un cuore ce l'aveva al contrario di loro — ma Reyna aveva imparato, con il tempo, che lasciare andare gli altri andava bene, fin quando significava renderli felici. Sapeva che la figlia di Venere quando si sarebbe trasferita a Nuova Roma avrebbe insistito per fare visite al Campo, solo perché si sarebbe sentita come se avesse abbandonato tutti loro. Si ripromise di parlarne a Chanel, se fosse tornata dall'impresa — no, non appena sarebbe tornata dall'impresa. Doveva credere che la sua amica ce l'avrebbe fatta.