𝐨. 𝐏𝐑𝐎𝐋𝐎𝐆𝐎

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PROLOGUE: THE WOMAN MADE OF DIRT

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PROLOGUE: THE WOMAN MADE OF DIRT


CHANEL ERA CRESCIUTA IN UN modo quasi relativamente normale, guardando come se l'erano passata i suoi simili.

Suo padre Aaron faceva parte dei Marines, e per i primi tre anni della sua vita fu, forse, un po' sola. Ma c'era la sua Tata, Lunille, e una delle poche volte che provò di buono spirito a giocare con i bambini del vicinato finì per starsene da sola in un angolino a disegnare perché facevano troppo rumore.

Non aveva una madre, che tutti gli altri bambini parevano avere. Quelle pochissime volte che giocava con loro, avevano sempre le mamme lì vicino, che parlavano tra di loro e sorridevano ai loro figli. Solitamente erano le madri, che la guardavano quasi con pena e scuotevano la testa, mormorando cose tipo: "Poverina... a quanto pare sua madre è morta ancora prima di poterla vedere. Un vero peccato, le sarebbe tornata la forza di vivere immediatamente, per quanto è carina sua figlia.".

Chanel era ancora troppo piccola per capire che cosa significasse 'morta', ma faceva male comunque. Lunille diceva che era la mamma a essere la 'cicogna' dei propri figli. E lei doveva saperne qualcosa, visto che la sua pancia stava crescendo di giorno in giorno. Diceva che presto, la Sapphire avrebbe avuto una cuginetta con cui giocare. Non che Chanel volesse altri bambini schiamazzanti in giro. Aveva già il gatto di famiglia, Argo, che forse aveva il musetto un po' schiacciato ed era bruttino, ma che la bionda aveva sempre adorato.

Poi, un giorno, la Tata e Harvey la portarono in una specie di piazza, piena di uomini vestiti in un verde — a dire della bionda — a dir poco discutibilissimo. Harvey era, da quello che diceva Lunille, il padre dell'indemoniata che aveva nella pancia e che le stava rendendo difficile anche camminare. Un tipo simpatico, ma fortunatamente la Sapphire lo vedeva poco, perchè tutte le volte che aiutava Lunille a fare da babysitter a Chanel finiva per provare a farle farla giocare con gli altri bambini del vicinato, che ormai avevano iniziato a prenderla in giro.

Tornando a noi, in quella fiumana di gente ogni due per tre c'era qualcuno che si fermava per salutare Chanel e baciarle la fronte, chiedendo scusa, tristi. Un uomo, in particolare, la prese in braccio e la strinse forte, continuando a chiederle scusa singhiozzando. Alla fine, una sua compagna gli mise una mano sulla spalla e fece segno di metterla giù, vedendo che la Sapphire non sembrava affatto felice.

Alla fine, in mezzo a tutte quelle persone, rivide suo padre.

Non ne era completamente sicura. Non veniva a casa da un bel po', ed era stata troppo piccola per ricordarselo. Ma aveva visto abbastanza foto per riconoscerlo.

Alla fine un soldato si avvicinò a lui, e gli indicò l'unica bambina in tutù rosa presente tra tutti quei Marines. Quando si girò, Chanel non ebbe più dubbi. I capelli biondi, le lentiggini sulle guance e sul naso, la cicatrice poco sotto l'occhio destro, gli occhi color miele e la pelle olivastra. Se non fosse stato per gli occhi e le fossette, Chanel era la sua copia sputata.

𝕭𝐄𝐀𝐔𝐓𝐘 ➵ 𝐟. 𝐳𝐡𝐚𝐧𝐠Where stories live. Discover now