Fotografia e verità

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Bisogna assolutamente che tu mi faccia o mi procuri gli schizzi e le fotografie di paesaggio e di costumi pel mio volume di novelle siciliane, tipi di contadini, maschi e femmine, di preti, e di galantuomini, e qualche paesaggio della campagna di Mineo, ecco quanto mi basta, ma mi è necessario.

Da queste parole, tratte da una lettera di Giovanni Verga all'amico e scrittore Luigi Capuana del 26 dicembre 1881, emerge l'importanza che la fotografia riveste per l'autore siciliano in quanto strumento utile a cogliere i tratti più autentici dell'ambiente sociale che fa da sfondo a tante sue opere. Nella realtà attuale, in cui gran parte della comunicazione passa attraverso social network, pensi che le immagini conservino questa peculiarità di ritrarre il "vero" senza tradirlo? Oppure ritieni che, al contrario, possano essere usate per celare la realtà sotto una veste falsa e ingannevole?
Sviluppa l'argomento basandoti sulle tue conoscenze, letture ed esperienze. Puoi articolare il tuo testo in paragrafi opportunamente titolati e presentare la trattazione con un titolo complessivo che ne esprima sinteticamente il contenuto.

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La fotografia, intesa come mezzo di espressione artistica, è nata all'inizio dell'Ottocento; il primo vero fotografo fu il francese Niépce, il quale, dopo aver sperimentato diverse tecniche e tempi di esposizione differenti, riuscì ad ottenere la prima eliografia, cioè la prima immagine della storia disegnata dalla luce.          Da quel momento in poi il concetto della fotografia, intesa come procedimento di raffigurazione di un paesaggio, dell'architettura o semplicemente come mezzo artistico capace di ritrarre la realtà, si diffuse in particolare per ritrarre al meglio la nascente borghesia e il popolo.
Possiamo vedere, riprendendo Verga, come l'autore catanese, in quanto verista, si avvalse della macchina fotografica (che ai suoi tempi era di casa Kodak) per fare ritratti di contadini, donne e raccontare dunque le vicissitudini e le difficoltà di un mondo di persone umili, definito "il mondo dei vinti", e che l'obiettivo fotografico riuscì a mettere evidenza. Verga non si limitò solo ai ritratti, i quali gli hanno consentito di ideare una sorta di "approccio al ritratto", ma era solito anche scattare foto delle campagne di Vizzini e del porticciolo di Acitrezza; si trattava perlopiù di uno studio che portava avanti attraverso un'osservazione attenta realizzando vari scatti fino a quando si sentiva pronto con in testa l'idea giusta. E le fotografie raccolte in Sicilia raccolgono, a differenza di quelle realizzate durante i suoi viaggi al nord, un'immagine sincera, rivoluzionaria, che attende una corresponsione. Non fu dunque solo "scrittore con l'inchiostro" ma anche "scrittore con la luce".
E mentre Verga realizzava fotografie non del tutto perfette, al contrario, la tecnica dell'amico Capuana era ben diversa, poiché egli rendeva perfetta la foto e la composizione al suo interno proprio perché diceva che la realtà non lo fosse affatto. Siamo in presenza del cosiddetto fenomeno della "fotografia del vero". Al giorno d'oggi la fotografia si è evoluta di gran lunga, e sembrerebbe quasi non centrare nulla con la prima foto realizzata. Adesso si scatta con una macchina digitale, che può essere una reflex (la tipologia più diffusa e capace di essere alla portata di tutti), mirrorless, una "compatta" o una bridge, ma ultimamente si è subita l'influenza vintage, che ha portato i fotografi di professione a tirar fuori le vecchie macchine fotografiche analogiche o le famose Polaroid. Mentre in passato le foto venivano adoperate anche come mezzo di comunicazione, come testimonianza vivida accompagnata nelle testate giornalistiche da un corpo testuale accanto, oggigiorno non tutti i fotografi ritraggono il vero senza tradirlo: si va alla ricerca della perfezione, della giusta composizione equilibrata, luci e ombre quanto bastano, mentre i tempi di scatto sono quasi inesistenti, e privano la foto di quel poco dinamismo che l'occhio umano può creare. Non si tratta più quindi di foto semplici scattate al momento, ma nella pubblicazione vi è una postproduzione abissale, capace di stravolgere la foto iniziale. Perché la tecnologia, il progresso fotografico delle arti figurative ci permette di eliminare alcuni dettagli indesiderati che sono sfuggiti alla creazione della composizione perfetta, o addirittura si possono intensificare i colori o attenuarli.
Ci sono determinati parametri nell'arte della postproduzione che fanno delle vere magie. Dunque oggi adoperiamo un'arte "genuina" come la fotografia per raffigurare il falso e l'ipocrisia, perché in un mondo sempre più dominato dai social network la verità viene sepolta e nascosta sotto una veste fallace. Una piccola differenza che risiede in un fotografo come Verga ed un ragazzo moderno alle prime armi, è il fatto che mentre lo scrittore voleva rappresentare il reale attraverso l'impersonalità, il suo eclissarsi e un'analisi cruda e razionale, il mero scopo del ragazzo è quello di manipolare la realtà secondo il proprio gusto solo perché ha gli strumenti che glielo permettono, in modo tale da dare più importanza all'apparire piuttosto che all'essere.
Fortunatamente c'è ancora oggi chi crede nella fotografia come una forma d'arte, capace di suscitare emozioni e allo stesso tempo narrare una realtà vicina a noi, senza alterarla o cambiarla di significato e scopo. Un fattore curioso che capita e che la critica può sollevare, è la compilazione di un profilo introspettivo del fotografo. Se generalmente si prediligono i ritratti, si ha un artista che cerca assiduamente di tirar fuori i tormenti e i pensieri del soggetto. La cartolina di un paesaggio è una chiara celebrazione della vita e della parte fanciullesca del fotografo, mentre una foto realizzata in un contesto urbano può mettere in evidenza la parte consumistica di noi che si è adattata all'urbanizzazione e che ormai si ritrova incastrata in una realtà illusoria. La vera essenza della fotografia risiede in chi scatta l'immagine, perché la fotografia fa questo: segnare per sempre un attimo della storia che mai più si ripeterà, cercare di emozionare l'osservatore e immortale un momento che ormai appartiene al passato e che può venir ripreso solo attraverso il ricordo o l'immaginazione.

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