Cominciamo bene

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«Ciao sono Kirino, mi sono trasferita da poco in questa città e spero che riusciremo a diventare buoni amici».

Questo è tutto quello che sono riuscita a dire quando il mio maestro mi ha detto di presentarmi. Come avrete capito sono una bambina, mi sono appena trasferita a Tokyo. Ho 6 anni e frequento la prima elementare. Sono di media statura, ho occhi azzurri come il cielo e dei capelli rosa che porto in due codini.

Appena sono arrivata ho pensato di poter trovare molti amici con cui giocare a calcio, si avete capito bene, sono una bambina alla quale piace il calcio, spero non ci sia alcun tipo di problema, quindi sono direttamente andata al parco più vicino, ma con la grande fortuna che ho, non ho trovato nessuno, così ho deciso di giocare per conto mio com'è mio solito fare. Ho aspettato circa due ore o forse di più, ma era ancora deserto, ci sono rimasta male, "Non pensavo che hai bambini di città non piacessero i parchi!" ho pensato e poi me ne sono tornata a casa sconsolata.

Il mattino seguente sono stata ammessa alla scuola ed è qui che adesso mi sono presentata. «Visto che non conosci nessuno e loro non ti conoscono, che ne dite se oggi, invece che svolgere ciò che avevamo in programma, ci presentiamo e le spieghiamo quello che stiamo facendo e anche ciò che vi piace fare?»

Guardo il mio maestro, del quale non so ancora il nome ma mi ispira fiducia. Sento un si generale ed io non essendo abituata a questo urlare mi tappo le orecchie. «Bene allora ci presentiamo anche noi. Io sarò il tuo maestro e mi chiamo Netero. Bambini ora tocca a voi».

Detto ciò cominciano anche loro a presentarsi, ma essendo in tanti gli unici nomi che ricordo sono: Misaki, Shiro e Kurumi e questo è tutto. Finite le presentazioni il nostro insegnante ci dice che si deve assentare per un po', quindi siamo rimasti soli in classe, da dove vengo io appena l'insegnante esce dall'aula partono urla e schiamazzi ed è quello che mi aspetto adesso. Ma rimango stupita poiché nessuno fiata e tutti hanno gli occhi puntati addosso a me, non mi piace essere al centro dell'attenzione.

Aspetto interminabili minuti ed io mi sento sempre più in imbarazzo, non so che fare è tutto diverso, non sono abituata a questi modi così signorili.

«BALDORIA» mh!! Che cos'ha detto??

Dopo quest'unica parola tutti si alzano in piedi e fanno ciò che vogliono, ora riconosco la normalità!

Mi avvicino ad una bambina, mi sembra sia lei Misaki, «Ehi sei tu Misaki?»

«Si. Piacere di conoscerti, mi sembri molto simpatica, diventeremo amiche con facilità. Comunque...perché non ci hai detto anche il tuo nome? E, a proposito di questo, qual'è?»

Mi aspettavo questa domanda, non mi piace il mio nome ed anche i miei genitori lo sanno, ma per cambiarmelo devono aspettare che abbia compiuto i 14 anni, chissà il perché? In ogni modo non voglio che nessuno lo venga a sapere, mi farò sempre chiamare Kirino, anche se la persona con cui sto parlando è, o non è, un mio parente.

«C'è stato un piccolo errore quando hanno scritto il mio nome e così...tutti mi chiamano Kirino» Non so che altro dire, in questo momento non mi viene in mente nessun'altra scusa plausibile che non sia 'il mio nome non mi piace!

«Ah ok. Allora...ti piacerebbe venire a giocare da me oggi?» Sono sbalordita già il primo giorno sono stata invitata da qualcuno a casa sua...sono felice e per questo mi compare un enorme sorriso che parte da un orecchio e finisce dall'altra parte. Rispondo un si con enfasi, dopo di che comincio anch'io a far baldoria.

Non so come ma il tempo è volato e il maestro a quanto pare si è dimenticato di tornare, così abbiamo passato l'intera giornata a giocare liberamente. E anche quel pomeriggio a casa della mia nuova amica stava trascorrendo tra giochi e risate, ma in tutta sincerità un po' mi stavo annoiando, non mi è mai piaciuto giocare con le bambole e tanto meno servirgli il tea.

Inazuma eleven: Ragazzo o ragazza ... questo é il problemaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora