II. L'abito e l'avvocato

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I lavori presso la villa dei Potter erano iniziati da poco più di una settimana. Lily aveva mandato la squadra - il mattino seguente - alle nove, e quando lei era arrivata, poco più tardi, fu lieta di notare che sul pavimento del pianterreno erano già stati messi i teli, e così anche quelli per separare le stanze.

L'ampio salone era stato privato dei suoi mobili e così spoglio appariva ancora più grande, Lily ebbe la sensazione che somigliasse molto ai saloni dei palazzi reali presso cui si tenevano balli e feste. Era davvero bellissimo e non poté evitare di pensare a come sarebbe apparso ancora più arioso quando al posto della vernice scura ci sarebbe stato il bianco per cui avevano optato.

Euphemia era la persona più decisa che avesse mai incontrato e aveva realizzato il sogno della sua carriera lavorativa: avere subito informazioni su ogni cosa.

Era così liberatorio poter restringere il campo quando il pomeriggio girovagava per la città alla ricerca dei mobili perfetti. Faceva i preventivi, disegnava a computer i bozzetti per le stanze e il giorno seguente li mostrava a Euphemia per il suo riscontro. E lei, quella sensazione di ristoro che provava ogni volta che metteva piede nella villa - sapendo che avrebbe trascorso la mattinata in compagnia di Euphemia, così disponibile e garbata - non l'aveva mai provata.

Parlare con la signora Potter era per Lily un momento di relax e di tenera conversazione; nulla a che vedere invece con i mille tentativi per farsi approvare un progetto dai suoi altri clienti.

In quella fetta di paradiso ogni cosa era più semplice e sembrava quasi che anche gli addetti fossero molto più propensi a lavorare lì, come se la struttura avvolgesse tutti loro in un tenerissimo abbraccio fatto di serenità e pace. Addirittura, Euphemia aveva proposto ai suoi operai di mettere della musica nel caso avessero voluto lavorare con un sottofondo musicale; e così ogni giorno nell'aria si disperdevano le note e le armonie di canzoni anni ottanta e novanta.

Anche il capo operaio, di solito burbero e di poche parole, camminava fischiettando di qua e di là e - ancora - non aveva minacciato di licenziare nessuno. Era un uomo severo ma teneva ai suoi colleghi più di ogni altra cosa, lavoravano insieme da tantissimi anni e per lui erano come una seconda famiglia.

I lavori continuavano bene, stavano rispettando i tempi e da lì a un paio di giorni avrebbero messo anche l'ultimo asse di parquet bianco, finendo così il piano terra.

Purtroppo però, nota mancante della bella atmosfera di quel mercoledì mattina era Euphemia.

I signori Potter erano partiti un paio di giorni prima per questioni lavorative e non sarebbero tornati prima di due settimane. E al loro rientro i lavori sarebbero stati quasi definitivamente ultimati. Fleamont Potter dirigeva una famosa azienda di prodotti per capelli e trascorreva raramente le sue giornate alla villa, solo poche volte aveva fatto la sua apparizione e, in quei pochi minuti che aveva trascorso lì, Lily aveva capito quanto anche lui fosse una persona disponibile e gentile.

A presenziare, al posto della signora Potter, ci sarebbe dovuto essere suo figlio. Lily sperava, dal momento che era progenie di due persone amabili e divertenti come i signori Potter, che sarebbe stato come loro e che non l'avrebbe fatta sentire in difetto come invece, altre volte, era accaduto spesso e volentieri.

Eppure il figlio dei signori Potter non ebbe la decenza di presentarsi nemmeno una volta.

Lily ormai gestiva il tutto a suo piacimento e secondo il volere di Euphemia, la cui mancanza diventava sempre più intollerabile.

Nonostante l'aria allegra a Lily sembrava che le mattinate non finissero mai. Aveva anche smesso di indossare i tacchi, preferendo tornare a casa senza il mal di piedi, tante le passeggiate che faceva nei vari ambienti per assicurarsi che tutto andasse bene.

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