Capitolo Due

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La macchina si ferma davanti ad un enorme palazzo con al centro la scritta ''Devon Company''. Probabilmente è un palazzo con almeno una ventina di piani, tutto interamente nero specchiato. Mette una certa inquietudine, quasi come a dichiarare a tutti il potere della famiglia Devon.

''Signorina Caisy...'' Mi richiama all'attenzione l'autista. Sergio, un uomo sulla cinquantina, alto e robusto, lavora per Ellen da ben vent'anni. È quasi uno di famiglia. Si vocifera fosse italiano e che conobbe Ellen da giovane in un club malsano, mentre lui si era appena trasferito per sfuggire ad una pena carceraria. Che strane dicerie girano per gli uffici.

''Siamo arrivati dal Signor Mike'' Continua invitandomi ad uscire ed aprendomi lo sportello.

Prendo il blocco di disegni e scendo dalla macchina pronta ad attraversare la strada. Senza nemmeno accorgermene, un passante con una bicicletta mi sfreccia accanto e mi fa cadere all'indietro. Il blocco di schizzi di Ellen mi scivola dalle mani e va a finire dentro una pozzanghera. Tutti gli schizzi rovinati in così poco tempo.

''NO...'' Urlo a mezza bocca. Sono rovinata. Non sono nemmeno capace di portare degli schizzi a destinazione in buone condizioni, figuriamoci fare la stilista.

''Tutto bene Signorina Caisy?'' Preoccupato, Sergio mi prende per mano e mi aiuta a ricompormi.

''Gli schizzi di Ellen sono rovinati!'' Mi accascio a terra di nuovo per cercare di salvare qualcosa del disastro che ho fatto. Già immagino le urla di Ellen.

''Signorina'' Mi richiama Sergio.

''Il Signor Mike la sta aspettando, le consiglio di sbrigarsi'' Mi ritira su e prende il blocco da terra cercando di levare un po' d'acqua.

Prendo i disegni e mi avvio verso l'enorme palazzo. La hall è interamente arredata con toni di colore bianco e nero. Divani d'attesa e console sono disposti ai lati ed una reception si impone al centro della sala con scritto ''Devon Company''.

''Salve, come posso esserle utile?'' Una ragazza mora mi saluta, è dietro la reception. Sembra gentile. Porta un tailleur nero corto ed ha gambe lunghe ed abbronzate.

''Salve!'' La saluto con un timido sorriso. Lei ricambia.

''Sono l'assistente della Signora Ellen Banks...'' Continuo, avvicinandomi alla reception.

''La signorina Caisy Lyston!'' Sobbalza e si ricompone.

''Il Signor Mike la sta aspettando, è già abbastanza nervoso oggi, non è abituato ad attendere.'' Continua, alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso di me.

''L'accompagno io'' Mi dice sorridendomi. ''Il Signor Mike è molto particolare, non parli troppo e cerchi di arrivare sempre dritta al punto.'' Mi dà qualche consiglio mentre le porte dell'ascensore si aprono.

''Grazie mille!'' La ringrazio sorridendole, è molto carina a darmi consigli. D'altronde l'avrei fatto anche io se lei avesse incontrato Ellen da sola.

''Comunque io mi chiamo Stephanie. Piacere'' Si presenta porgendomi la mano. In modo goffo mi sporgo verso di lei ma mi rendo conto della mano sporca di fango che ho. Ci manca solo questa.

''Scusami davvero! Ma è avvenuto un piccolo incidente prima.'' Mi scuso e subito ritraggo la mano. Sono seriamente in pensiero, i disegni sono rovinati ma ancora non l'ho detto a nessuno.

''Non preoccuparti. Fuori dall'ascensore troverai un po' di disinfettante per le mani.'' Mi sorride e le porte si aprono. Esco di fretta e mi lavo le mani. Per fortuna i miei vestiti non si sono sporcati.

''Bussi alla prima porta a destra...'' Stephanie mi indica il corridoio e mi saluta. "Ci vediamo giù alla hall quando avrete finito.''

Dopo pochi secondi riprende l'ascensore e mi ritrovo da sola. Percorro il corridoio e busso alla porta.

''Avanti'' Una voce roca mi invita ad entrare.

Apro lentamente la porta. È una sala riunioni. Un enorme tavolo di legno è al centro e delle sedie in pelle viola lo circondano.

Una figura maschile è a capotavola dalla parte opposta in cui mi trovo. Ha il capo chino su dei documenti e non mi degna nemmeno di uno sguardo.

''Siediti e fammi vedere cosa hai portato.'' Dice con tono autoritario.

''Salve, io sono l'assistente di Ellen...'' Cerco almeno di salutarlo e di presentarmi, ma subito la sua voce mi ferma.

''Non mi interessa chi sei. Non ho tempo da perdere'' In modo scortese mi azzittisce. È così arrogante e pieno di sé. Alza poco il viso e mi fa segno di passargli i progetti che ho in mano. Ha gli occhi scuri come la pece, le labbra sono carnose ed un po' di barba gli contorna il viso. Le sue mani sono estremamente curate e la sua pelle leggermente olivastra sembra splendere con il sole che filtra dalla finestra.

Poso la cartellina sul tavolo e gliela passo.

''É accaduto un piccolo incidente...'' Prendo coraggio e continuo a spiegargli.  ''Mentre uscivo dalla macchina sono caduta e la cartellina, accidentalmente, è finita per bagnarsi dentro una pozzanghera''.

''Quindi cosa significa questo?'' Alza lo sguardo prendendo la cartellina in mano.

''Che i disegni si sono bagnati e sono leggermente rovinati direi...'' Sussurro e abbasso lo sguardo.

Si alza dalla sedia in pelle e si avvicina.

''Hai fatto un piccolo grave errore, assistente di Ellen'' Mi dice sussurrando anche lui.

''Davvero scusi...'' Comincio a balbettare per cercare una soluzione. ''Li posso ridisegnare se vuole, me li ricordo, li ho visti mentre venivo qui.'' Subito trovo una soluzione e gliela propongo.

''Ah... quindi, anche ficcanaso è l'assistente di Ellen.'' Dice aprendo i disegni.

''Vieni nel mio ufficio, ho un appuntamento tra non meno di due minuti." Continua, aprendo la porta della sala riunioni.

Mi ritrovo a camminare a testa bassa mentre mi fa strada.

''Da quanto lavori per Ellen?''

''Da due anni'' Rispondo alla sua domanda senza guardarlo in viso.

Prendiamo l'ascensore e saliamo di quattro piani. È vestito con un completo nero, è attillato e fa risaltare la sua muscolatura. Devo ammetterlo, è davvero un bel ragazzo. A testa alta ignora chi nel corridoio lo saluta in continuazione.

''Entra'' Apre la porta del suo grande ufficio e va dietro la sua lussuosa scrivania in legno scuro. Si accomoda sulla poltrona e mi fa segno di sedermi sulla sedia davanti a lui.

I nostri sguardi si incrociano e per un momento ho un leggero brivido. Sono profondi e sono capaci di metterti in soggezione in pochissimi secondi. Ho una leggera ansia. I disegni sono rovinati ed Ellen ancora non lo sa.

Vedo Mike intento a cercare tra i disegni e prendere un solo foglio nella cartellina, nascosto all'interno della pagina finale, per poi buttare il resto.

''Mi serviva solo un foglio all'interno della cartellina e ringraziando il cielo è rimasto intatto'' Mi tranquillizza ciò che ha appena detto. Ma ancora non capisco tutta questa importanza per un foglio. Non può semplicemente darglielo Ellen?

''Bene, assistente di Ellen.'' Continua ma lo interrompo subito ''Caisy! il mio nome è Caisy.''

''Cerca di non scavalcare il tuo compito di assistente la prossima volta'' Mi dice in modo antipatico.

È davvero insopportabile. Mi alzo dalla scrivania leggermente infastidita e mi dirigo verso la porta.

''Se il mio compito qui è finito, me ne andrei.'' Dico fingendo un piccolo sorriso forzato.

Apro la porta e mentre esco sento solo un leggero: ''Ciao Caisy.'' Con una voce roca.

Chiudo la porta e torno alla macchina, dove mi sta aspettando Sergio.

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