Capitolo Sei

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Organizzare una sfilata a Parigi, chi l'avrebbe mai detto. Mio padre sarebbe fiero di me. Sento ancora le sue mani sfiorare le mie. So che, in qualche modo, è sempre con me. Sospiro e mi riprendo da questo piccolo pensiero malinconico, mentre il taxi sfreccia per le strade della città. Stasera è la mia opportunità. Dopo un'ora di strada l'auto si ferma davanti all'aeroporto, sono in largo anticipo.  Vedo una Jeep nera che sta scaricando due bagagli a mano, ad una decina di metri di distanza. Scende, dopo pochi attimi, Mike Devon in tutta la sua arroganza. 

Gira il capo nelle mia direzione ed accenna un sorriso, come per salutarmi. Lascio i soldi della corsa al tassista, che successivamente mi passa il bagaglio e mi incammino verso la macchina di Mike. 

''Buongiorno Caisy.'' Mike mi saluta e stranamente prende il mio bagaglio con gentilezza e lo passa al suo assistente, che lo sistema su un carrello. 

''Buongiorno Sig. Mike'' Ricambio il saluto.

''Prendiamo un Jet privato, il check in già è stato fatto dall'azienda.'' Si incammina verso un'entrata secondaria a grandi passi e subito mi affretto a raggiungerlo, stando attenta a non cadere con i tacchi. 

''Come un Jet? Ellen non mi ha detto nulla ieri.'' 

''Non preoccuparti, è tutto a carico dell'azienda.'' Mi rassicura lui. 

Appena entrati, percorriamo un lungo corridoio, facendo un percorso secondario, a quello di chi prende voli comuni. Mike cammina davanti a me con passo svelto e non mi degna neanche di una parola o di uno sguardo. Porta un completo grigio giornaliero e delle sneakers bianche ai piedi. Lo guardo attentamente, mentre prende dalla sua valigetta un paio di occhiali da sole e se li appoggia sul viso. 

''Sei mai stata a Parigi?'' Interrompe il silenzio all'improvviso, senza nemmeno girarsi. Prende poi il telefono in mano e scrive qualcosa battendo le dita sul display. 

''Emh... No.'' Rispondo, pensando a quanti posti lui ha visitato nel mondo in confronto a me. 

La nostra piccola conversazione si ferma lì e passiamo la restante mezz'ora in una sala d'attesa per aspettare il nostro imbarco. Il mio telefono prende a squillare da dentro la borsa. Rispondo dopo averlo preso, leggendo il nome di Elis.

''Ma buongiorno, sei già in aeroporto?'' Dalla cornetta sento la squillante voce di mia sorella.

''Ciao El, si sono qui, tra poco dovrei partire.'' Le rispondo.

''C'è anche lui?'' La sua voce squillante si muta in un sussurro, per cercare di non farsi sentire. 

''Si, ci possiamo sentire dopo?'' Taglio corto vedendo un hostess che apre il nostro imbarco e Mike che mi fa cenno di andare. 

''Solo una cosa Cai, stai attenta ho parlato con Josh...'' Senza nemmeno il tempo di salutarla vedo Mike che prende il mio cellulare ed attacca la telefonata.

''Dobbiamo andare, Parigi attende solo noi.'' Dice poi, riconsegnandomi il cellulare. 

E' così dannatamente insopportabile, ma aveva ragione, per chiamare Elis ho tutto il tempo, ora dobbiamo partire per arrivare puntuali alla sfilata ed abbiamo circa 7 ore di viaggio da fare. 

L'hostess controlla i nostri passaporti e le carte d'imbarco, per poi illustrarci il corridoio che ci avrebbe portati direttamente all'entrata dell'aereo. 

Alle dieci in punto, decolliamo pronti per un lungo viaggio, ma con una meta decisamente fantastica: Parigi. 

.          .        . 

Il sole è pronto per tramontare, quando l'aereo si abbassa di quota per atterrare su Parigi. Dall'altro è tutto più bello. La città è illuminata da un sole d'orato e mi sporgo ancora di più verso l'oblò, per ammirare tutta questa meraviglia. 

''Stiamo per atterrare, metti la cintura.'' Mike, che tutto il viaggio non ha fatto altro che dormire e guardarsi film senza nemmeno fiatare, si ricorda tutto d'un tratto della mia presenza. 

''Atterriamo ed andiamo subito in hotel, per prepararci per la sfilata. Hai mezz'ora esatta.'' Continua, ma questa volta mi fissa. Il suo sguardo cade sulle mie gambe nude, fino ad arrivare alle mie cosce. Mi sento osservata ed imbarazzata, ma non lo lascio trapelare. Passa la lingua sulle labbra e si ricompone dopo pochi secondi, distogliendo lo sguardo dalla mia figura. E' strano, alcune volte sembra voler essere cortese con me, ma poi si ritira in se stesso, isolandosi. E' tenebroso. 

Ci ritroviamo in hotel dopo un'ora. La sfilata inizia alle 18:00 ed ho solo poco tempo per prepararmi. Faccio una doccia velocemente, lasciando i capelli morbidi, con delle onde al naturale. Un trucco leggero, che risalta i miei occhi cioccolato e finalmente mi avvicino alla valigia, per scoprire il vestito che Ellen mi ha gentilmente prestato. 

Apro la busta e subito strabuzzo gli occhi per l'autenticità del vestito. Un color amaranto con un'eleganza unica. 

Lo indosso. Ha una scollatura avanti e dietro, scopre tutta la schiena ed ha uno spacco inferiore, lasciando la gamba destra nuda, con il tacco che risalta la mia figura. 

Sento bussare alla porta della mia stanza. E' Mike. Mi affretto a prendere la pochette ed apro la porta. Mike è davanti a me, in un completo nero ed è così attraente. Il pantalone gli fascia i muscoli e la camicia risalta i suoi pettorali. La pelle olivastra è leggermente illuminata, segno che ha messo una crema per risaltarla. Il suo sguardo nero mi penetra, scrutando tutta la mia figura. 

I suoi occhi sono magnetici, ma non devo dimenticarmi la sua arroganza e maleducazione, quindi lo ignoro e lo sorpasso per dirigermi all'ascensore. 

Percorro il corridoio e i tacchi mi danno sicurezza. Le anche oscillano a destra e sinistra ad ogni mio passo. Il vestito è aderente e sento lo sguardo di Mike sempre presente. 

Le porte dell'ascensore si aprono ed entro all'interno, seguita da lui. 

''Sei splendida stasera.'' Le sue parole escono con facilità, come fossero spontanee, mentre il suo corpo si avvicina al mio, sfiorandomi la schiena con un leggero tocco di dita. 

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