0.Prologo

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L'ultima cosa che ricordavo era la figura di mio zio che parlava coi miei genitori indicandomi e mio padre che diceva "Non venderò mia figlia alla Yakusa"..... .ma era tutto così confuso.....poi buio.

Mi sono risvegliata in una stanza bianca e spoglia, talmente silenziosa che riuscivo persino a sentire il mio battito (cardiaco) accelerato, senza sapere dove fossi e cosa ci stessi facendo lì; ad interrompere quella quiete è fu un uomo che non avevo mai visto, forse un dottore, che mi spiegò come mai mi trovassi lì

" Ciao y/n , so tutto questo può sembrare strano, ma i tuoi genitori ti hanno abbandonata e lasciata a noi così che tu ci possa aiutare col tuo quirk in un progetto per l'umanità...."

Del suo discorso capivo veramente poco, non capivo perché i miei genitori mi avessero abbandonata e lasciata qui, non capivo di che progetto parlasse, non riuscivo proprio ad comprendere le sue parole.

"....perciò ti sottoporremo a delle semplici e poco invasive visite in modo da capire come funziona e come poterlo utilizzare. Se farai la brava ti lasceremo andare senza problemi e in poco tempo, va bene piccola?!"

"Chi sei?" gli ho chiesto;

"Puoi chiamarmi solo <il dottore>"

Detto questo mi tese una mano, che io titubante accettai e mi portò in una stanza;  era presente una sola grande sedia su cui mi fece sedere legandomi polsi e caviglie con resistenti cinghioni di pelle iniziando a prelevarmi del sangue con la scusa di dover fare dei controlli preliminari.

Per un mesetto la mia routine si trasformò in quello, prelievi tre volte al giorno e reclusione nella stanza per il restante tempo della giornata.....non ero neanche sicura del reale scorrere del tempo.

Poi un giorno tutto cambiò, la mia destinazione non fu più quella stanza ,che mi aveva già visto piangere e soffrire, ma divenne una cella con solo un lettino al centro ,dove mi legarono; ciò che avvenne lì è qualcosa di indescrivibile. Da quel giorno gli esperimenti diventarono più invasivi, mi costringevano a bere sangue di diverse persone per studiare come il mio quirk reagisse e anche quando iniziavo a stare veramente male per il troppo sforzo loro continuavano senza tregua; iniziarono poi a prelevarmi pezzi sempre più grandi di pelle per osservare le cellule e la loro rigenerazione e quando perdevo conoscenza mi risvegliavano con acqua ghiacciata, ero stremata ma il dottore del primo giorno mi diceva sempre che tutto questo era necessario per il bene superiore anche se io non riuscivo a capire come potesse la mia sofferenza aiutare gli altri.

La notte quasi non riuscivo a dormire, sognavo sempre gli esperimenti, rivivevo il dolore della lama che tagliava le mie carni oppure il gusto di sangue in bocca mischiato al vomito......ero stanca  e avevo paura, mi domandavo come mai tutto quello stesse accadendo a me, perché proprio io a soli 4 anni dovessi provare quella sofferenza per gli altri.

Col passare dei mesi i loro test diventarono progressivamente più insopportabili: mi tenevano a digiuno, mi drogavano, mi avvelenavano, assideravano, disidratavano, tenevano sveglia per giorni, tutto per studiare il comportamento del mio quirk e del mio corpo; così loro ottennero i loro risultati e io solo dolore, come ogni giorno.

Sapevo di non potermene andare e questo mi portò, all'età di ormai 8 anni, a creare una corazza attorno a miei sentimenti, non provavo più niente neanche paura o dolore, mi ero svuotata; ero diventata la loro bambola per gli esperimenti.

Dopo il compimento dei miei 10 anni i test peggiorarono improvvisamente come se avessero avuto fretta di raccogliere gli ultimi dati possibili prima della fine.

Un giorno ci andarono più pesanti del solito, tanto che mi dovettero riportare in stanza di peso perché non riuscivo a muovermi........ecco, quello fu il giorno in cui credetti che non me ne sarei mai andata da lì, almeno da viva,.....ma anche quello in cui finalmente vidi la libertà.

Mio zio, Chizome Akaguro, mi venne a prendere tirandomi fuori da quell'infermo e mi portò a vivere con lui dove cominciai una nuova vita nella quale dovetti far finta di non aver mai vissuto tutto questo; non ho mai saputo più nulla dei miei genitori solo che mi vendettero alla Yakusa per un tempo stabilito di sei anni e che poi sparirono dalla circolazione.

Per i successivi 4 anni mio zio, noto al mondo col il nome di Stain, mi allenò rendendomi più forte fisicamente ma anche mentalmente così quando a 14 anni  provai ad entrare nella scuola per eroi più prestigiosa, lo UA, ce la feci senza esitazione e iniziai il mio percorso per diventare un eroe ed evitare che altri bambini potessero vivere un'infanzia come la mia.

ANGOLO PATHOS:
Scusateci per gli eventuali errori grammaticali ma, nonostante la rileggiamo, non riusciamo ad individuarne altri. Speriamo vi piaccia!
See u next time!🔥✌🏻

Pathos- Kirishima×ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora