Capitolo 6.

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-Daniel.

Daniel si guardò allo specchio e sogghignó.

Con quei capelli scompigliati, le borse sotto agli occhi e il pigiama stropicciato sembrava davvero ammalato.
Certo, se Emily fosse venuta a sapere che aveva rovesciato a terra il suo vasetto di cipria bianca, nel tentativo di rendere la sua carnagione pallida, sarebbe stato un uomo morto.
Ecco perché aveva mischiato la cipria rimanente con della farina.
Sul posto gli era sembrata un'idea magnifica, ma adesso era dell'idea che fosse stato uno scherzo geniale.

Daniel era fatto così.
Amava fare gli scherzi, e più lo scherzo era pericoloso più gli affascinava l'idea di realizzarlo.
C'era chi gli dava, in modo inappropriato, del sadico, ma lui non lo era. Era solamente un ragazzo dall'indole scherzosa.

-Daniel, tutto bene? Stai in bagno da più di mezz'ora!-
Esclamò preoccupata sua madre.

Lui fece un profondo respiro, e dopo un'ultima occhiata allo specchio, aprí la porta.

-Mamma, non sto tanto bene...-Sussurró cercando di essere più convincente possibile.

Si toccò la pancia e si piegó in avanti, con espressione addolorata. Aveva sempre avuto un modo teatrale di fare, ma non fu questo a convincere sua madre.

Alaska si agitava sempre troppo per i suoi figli.

-Hai provato la febbre? Cosa ti senti? Vuoi una tachipirina o un'aspirina? Sei proprio pallido...-

Chiese la donna, ansiosa, appoggiando una mano sulla spalla del figlio.
Lui scosse la testa e si appoggió alla parete, mantenendo sempre un'espressione del viso contratta.

-Ho solo mal di stomaco.- Sussurró lui, con tono talmente pieno di dolore, che la mamma non riuscì a soffocare l'impulso di abbracciarlo.
Fu un abbraccio caldo, come solo le mamma lo sanno fare.

Daniel aveva sempre amato l'odore di sua madre.

Era qualcosa di buono e naturale, che gli ricordava tanto l'odore di casa.

-Te la senti di venire, stasera? Se vuoi chiamo la tata...-

Alaska appoggió una mano sul viso del figlio, che trattenne per qualche secondo il fiato.
Temeva che la mamma potesse accorgersi che il fatto di essere pallido fosse a causa della cipra fregata alla sorella. Ma era impossibile che se ne accorgesse, a meno che...

-Dan, hai esagerato con la cipria. Eri quasi convincente.- Sussurrò Alaska, guadando il viso del figlio che aveva preso colore, lì dove lei gli aveva accarezzato la guancia.

Daniel fece un sorriso colpevole e stiracchió le braccia.

-Quindi sono un bravo attore?- Domandó sempre con la sua solita espressione furbetta, sollevato che la madre non fosse arrabbiata con lui.

Probabilmente si era arresa.
Daniel non amava partecipare alle cene di gala.
Solo mettere un completo elegante per lui era uno stress senza precedenti.

Per lui, ci voleva una vera e propria laurea per fare il nodo alla cravatta. E poi, si annoiava sempre, eccetto in presenza di Leonard.

Quando c'era lui, trovavano un modo per rendere l'ambiente più caldo.

Ancora si ricordava distintamente di quella volta che si era improvvisato uno spogliarellista per far colpo su Delfina, la figlia di Suarez, più grande di lui di qualche anno.

Non era andata a buon fine, ma almeno Leonard aveva riso fino ad avere le lacrime agli occhi.
Leo, non rideva spesso, a differenza sua.

Erano diversi anche in quello.

The last match (sequel of Ineffable) « Neymar JrDove le storie prendono vita. Scoprilo ora