Venticinquesimo Capitolo

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«Allora ragazzi, vedete lì?» dice il ginecologo indicando un puntino sullo schermo.

Noi annuiamo.

«È il vostro bambino, congratulazioni» dice sorridendo.

Una lacrima scende sul mio viso silenziosamente.

«È di quasi due mesi Sam, stai bene?» mi dice il dottore.

Annuisco incapace di parlare, Kevin mi tiene la mano e continua a guardare quel puntino sullo schermo.

Mi alzo dal lettino.

«Quali sono le alternative dottore?»

«Sam le alternative sono tre: tenerlo, abortire o darlo in adozione»

«Quanto tempo ho per decidere?» chiedo.

«Poco, se decidi di abortire devi farlo entro il terzo mese»

«Grazie» dico.

Paghiamo la visita, salutiamo e andiamo via.

«È un puntino» dice Kevin salendo in macchina.

«Si, è un puntino» dico toccandomi la pancia.

Non ho assolutamente idea di cosa fare. Penso a come mi farebbe sentire abortire ma non farlo come mi farebbe stare? E se lo incolpassi per sempre di non avermi fatto realizzare i miei sogni? Però forse con qualche sacrificio in più riuscirei a fare entrambe le cose. Ci sono riuscita una volta, Violet ci è riuscita. Il problema forse è che questo bambino non lo voglio, non ora.

« Sam »

« Si?»

«Io questo bambino lo voglio, so che è una scelta tua ma ascoltarmi» dice parcheggiando fuori casa.
Mi prende il viso tra le mani e continua dicendo «Ti prometto che farò il possibile per facilitarti la vita, posso non lavorare, posso lavorare di più e pagare una babysitter»

«Il bambino i primi mesi di vita ha bisogno di sua madre»

«Sarebbe una pausa di qualche mese dove anche se non potrai lavorare potrai studiare»

«Kevin tu non hai la minima idea di cosa significhi avere un figlio, un figlio ti ruba tutto il tempo. Sta sveglio di notte, arrivi la mattina che non hai chiuso occhio e quando si addormenta ci sono gli altri da svegliare e portare a scuola. Allora si sveglierà, perché ci sarà confusione e forse dormirà mentre i bambini sono a scuola, svegliandosi per mangiare ed essere cambiato in continuazione. Nel mentre si deve sistemare casa e si deve cucinare perché ecco che si fa l'orario di andare a prendere i bambini a scuola. Nel pomeriggio non cambierà niente se non che i pianti, le poppate e i cambi saranno contornati da tre bambini che vogliono una mano a fare i compiti, vogliono giocare, vogliono fare merenda. Poi ecco che si prepara la cena, si mettono i bambini a dormire e comincia un altra nottata»

«Era così Con Maggie? Niente di positivo? La prima volta che ti ha sorriso, che ti ha chiamato mamma, che ha fatto i suoi primi passi. La prima volta che ti ha detto che ti vuole bene, i suoi sguardi, i suoi occhioni che ti chiedono un abbraccio. Tutte le emozioni che ti fa provare, che ti fanno provare tutti e tre. È difficile eppure ti sei diplomata mentre lavoravi, ti sei anche laureata senza smettere di occuparti di loro e di lavorare.»

«Meggie non era neonata, aveva un anno, in casa sempre con me c'era Violet, Harold, Chri »

« Violet incinta, Harold che era quasi sempre a lavoro e Chri ancora piccolo»

«Kevin io capisco che tu voglia questo bambino, ma io sono terrorizzata, senti non ne voglio parlare per il momento, voglio un momento per me e per pensarci da sola. Ne riparleremo, promesso»

*

«Cam»

«Sam, finalmente, non vedevo l'ora di vederti di nuovo. Come stai?»

«Ti vedo meglio dell'ultima volta»

«Beh si, con le tue chiamate e visite mi sento meno solo, inoltre qui sembrano essersi calmate le acque. Io onestamente ti vedo peggio, cosa ti è successo?» mi dice con uno sguardo preoccupato, allungando una mano sul tavolo.

Gli stringo la mano e gli sorrido.

«Non potete toccavi» urla la guardia e subito ritiriamo le mani.

«Non c'è nulla di cui tu devi preoccuparti»

È tutto il giorno che penso se dirglielo o meno, tra un po' si vedrà la pancia non posso nasconderglielo per sempre ma ho paura della sua reazione, non voglio farlo soffrire.

«Sam, sono in un carcere, posso affrontare tutto»

«Io non credo sia una buona idea»

«Sam, sono io, Cam. Mi dici tutto, ricordi?»

«Cam io sono, cioè io non posso dirtelo, non ci riesco»

Mi guarda in silenzio, mi osserva, cerca di capire cosa c'è che non va.
Con un gesto stupido ed automatico porto la mano sulla pancia e il suo sguardo si sposta lì.

Mi riguarda negli occhi, che sono diventati lucidi, e si alza con uno sguardo freddo.

«Abbiamo finito» dice alla guardia.

«Cam, ti prego, abbiamo ancora dieci minuti»

«No Sam, abbiamo finito» dice andando via.

Non si rigira a guardarmi, mi ha lasciata sola in questa fredda stanza. Immaginavo la notizia lo facesse stare male, è il punto che nessuno dei due metteva. Questo bambino è la fine della nostra relazione, per sempre, forse inconsciamente era questo uno dei motivi che mi spingeva ad abortire, non sono mai stata pronta a questo, al nostro addio.

Esco dalla stanza e mentre torno a casa non riesco a non pensare a suoi occhi. Quando l'ho visto la prima volta si era lasciato andare del tutto ma ora stava migliorando, stava meglio. Lo farà di nuovo, si perderà di nuovo e se non mi chiamerà non potrò fare niente per aiutarlo. Non mi permetterà più di venirlo a trovare, si chiuderà e come sempre mi escluderà senza chiedermi nemmeno cosa ne penso.

Entro in casa e c'è silenzio, stranamente.

«Bambini?» urlo.

«Kevin» continuo senza ottenere risposta.

Salgo di sopra e le camere dei bambini sono vuote.

Apro la porta della mia camera da letto e vedo dei petali, che portano alla finestra che da sul tetto. Ma che succede?
Seguo il percorso di petali e esco dalla finestra, il tetto è ricoperto di candele e c'è Kevin.

«Mi spieghi che succede?»

«Sei tornata, finalmente»

«Si ma non hai risposto alla mia domanda»

«Ti devo parlare, vieni qui vicino a me» dice ed io mi avvicino a lui.

«Sam tu mi hai reso l'uomo più felice del mondo quando mi hai scelto. Mi hai scelto come compagno, come padre per i tuoi bambini e come padre per il bambino che hai in grembo. Mi hai reso l'uomo più felice del mondo quando hai deciso di tenerlo questo bambino e quando hai deciso di dargli la famiglia che merita. Mi rendi felice ogni giorno, amandomi e dimostrandolo con piccoli e grandi gesti. Mi hai reso l'uomo più felice del mondo e spero che tu mi renda ancora più felice, qui e ora. Sam vuoi sposarmi?»

Ci Ritroveremo #Wattys2019 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora