visione

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Izuko

Il giorno dopo si alzò mal volentieri, si rigirò nel letto più volte dopo aver spento la sveglia, ma alla fine si convinse.

Camminò scalzo sul pavimento freddo fino alla cucina, sua madre era stranamente già in piedi e parlava al telefono.

Appena lo intravide salutò di corsa e riattaccò nascondendo il telefono dietro alla schiena come se stesse facendo qualcosa di male.

-Chi era?- chiese e la donna strabuzzò gli occhi -una vecchio amico- Izuko sorrise sentendosi stranamente triste -capisco...- la mamma deglutì -beh sei sempre stato un ragazzo intelligente- abbassò lo sguardo -dovevi dirmelo- commentò lui prendendo una tazza e riempiendola di cereali -ero spaventata e pensavo che prima o poi ti saresti ricordato da solo- gli venne da sorridere -quindi lo conosco quest'uomo che ti ha conquistata?- lei si tirò un'attimo indietro di un passo -oh, certo ehm, più o meno...- -non devi imbarazzarti è normale volerti rifare una vita, ma pensavo che me ne avresti parlato prima-.

Iniziò a mangiare -non volevo dirti niente finché...ecco...non ero sicura- -ti senti bene?- -oh, certo, benissimo- -l'amore fa questo effetto?- scherzò -Beh dovresti saperlo- lui si bloccò in sincronia a lei -mamma io non ho mai avuto una ragazza...- -sì, lo so certo ma ecco pensavo ti piacesse qualcuna- Izuko sbatté velocemente le ciglia -e perché?- la mamma si fermò un secondo -perché ieri sera sei tornato tardi-.

Il ragazzo si sentì esplodere dalla vergogna, divenne completamente rosso -mamma!- -non ho detto niente tesoro- -lascia stare-.

Finì i suoi cereali in silenzio, gli era vietato raccontare ciò che accedeva dentro la struttura anche se gli sarebbe tanto piaciuto.

Andò poi a prepararsi e quando stava per uscire sua madre lo abbracciò da dietro -hai superato di peggio Izuko. Il fatto che tu sia vivo è un miracolo, resta vivo, torna da me e sarà sufficiente- -che intendi?- -sono preoccupata, è un lavoro pericoloso- la accarezzò girandosi -me la caverò- poi la baciò -a dopo- e uscì.

Sua madre era sempre stata troppo apprensiva e gli faceva piacere sapere che finalmente si stava facendo una vita. Non aveva mai conosciuto suo padre, la mamma diceva che era morto prima della sua nascita e insomma dopo diciannove anni dove non aveva frequentato nessuno era ora.

Si ritrovò per la seconda volta davanti al cancello, questa volta però aveva la card per aprirlo.

Entrò con un po' di esitazione e si affrettò ad entrare nei camerini.

Aprì la porta dello spogliatoio di scatto e una figura gli si presentò dinanzi.

Quella pelle così liscia e chiara, i pettorali scolpiti, la parte rossa di capelli era messa indietro con una molletta mentre i ciuffi bianchi erano liberi di cadere sull'occhio grigio.

Seguì con lo sguardo tutte le linee del viso osservando più volte gli occhi che lo fissavano e si soffermò una manciata di secondi su quelle labbra che sembravano così morbide.

Era Todoroki, in mutande, si stava cambiando e si era paralizzato quando i loro sguardi si erano incontrati.

Le guance lentigginose gli divennero immediatamente rosse e vide Todoroki avere la stessa reazione ma fare anche un timidissimo sorriso -'giorno- si sforzò di guardare altrove il collega -buon...buongiorno- la voce di Izuko tremò in modo innaturale.

Andò a prendere la sua uniforme nell'armadietto cercando di togliersi dalla testa quei pensieri, ora era a lavoro non doveva pensare a niente!

Si cambiò di fretta senza badare all'altro che intanto era uscito per iniziare il turno.

In gabbia come animaliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora