ii. auradon? ma anche no!

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( C A R L O S )

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( C A R L O S )

Per Carlos la giornata iniziò in modo orrendo. Quindi assolutamente perfetto.

Certo, se si toglieva il fatto che, come ogni giorno, il suo risveglio era stato scandito dal trovarsi ancora costretto a dormire per terra, con solo un cuscino scucito sotto la testa, nel ripostiglio delle pellicce di sua madre. Ma ormai non ci faceva quasi più caso.

Si alzò, e dopo aver indossato la sua caratteristica giacca di pelle bianca e nera a maniche lunghe e rosse, si diresse in cucina per fare colazione.

La Porta dell'Inferno quella mattina era più silenziosa del solito, il che non poteva che essere un– ugh! "Bene". Che parola schifosa! Carlos odiava pronunciarla o anche solo pensarla. Solo il farlo gli faceva venire l'imminente urgenza di vomitare. Ma, a parte questo, era grato che quella mattina sua madre, Crudelia, non fosse in casa. Almeno non avrebbe dovuto stare a sentire i suoi capricci e, soprattutto, si sarebbe potuto risparmiare la sessione mattutina di messa in ordine dell'intera casa.

Aprì una delle credenze e ne tirò fuori una scatola di cereali vecchi di un mese. Prese anche una vecchia ciotola scheggiata e li versò dentro. Quel giorno, notò con grande disappunto Carlos, mancavano sia latte che caffè, quindi decise che dopo aver terminato con i cereali sarebbe andato a fare la "spesa" lì vicino. Alla fine della strada, infatti, c'era un piccolo emporio, che, tra le altre cose (occhi di tritone e ali di pipistrello), vendeva anche vero cibo. Sempre se quegli scarti che venivano da Auradon e che loro erano costretti a mangiare si potessero considerare tali.

«Dov'è mia madre?» chiese il ragazzo non appena vide Harrold e Jason entrare nella stanza. Harrold e Jason, soprannominati Harry e Jace, erano i figli di Horace e Jasper, i due tirapiedi di Crudelia che anni e anni prima l'avevano aiutata nella sua famosa impresa di cattura di 101 cuccioli di dalmata. Ma visto che alla fine avevano fallito, erano stati mandati sull'isola insieme alla loro padrona.

Sua madre continuava a dirgli che si doveva comportare con Harry e Jace esattamente come lei faceva con i loro genitori, ossia gridando ordini e insulti, ma Carlos aveva trovato questo metodo stupido e faticoso. Perché alzare la voce, quando per farti obbedire bastava manipolare gli altri per fargli credere che l'ordine dato fosse anche quello che loro volevano fare? Era molto più efficace, e di certo non dava spettacolo come faceva Crudelia. Ma Carlos doveva ammettere che c'era comunque una parte di lui che si sarebbe sentita in colpa a urlare contro quei ragazzi. Erano due completi idioti. Esattamente come i loro genitori. Ma potevano essere molto utili e faccendevoli.

«Uh, non ne ho idea» disse Harry, mentre recuperava una mela ammaccata, dandole poi un morso. Esattamente come suo padre, Harry era grande come un armadio, ma negli ultimi tempi si era fissato con il mettersi a dieta.

«Ho sentito che è stata convocata da Malefica. Mio padre me l'ha detto poche ore fa» rispose Jace. Anche lui era l'esatta copia in miniatura del padre: alto e smilzo.

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