xxiv. nascondi e rivela

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( A U D R E Y )

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( A U D R E Y )

Audrey aveva sempre saputo di essere più intelligente della maggior parte dell'Auradon Prep.

Mentre gli altri nuotavano nella loro ignoranza riguardo il regno in cui vivevano, ciechi della verità che si stagliava davanti ai loro occhi, la figlia di Aurora aveva imparato ad essere attenta e minuziosa fin dalla tenera età.
Sapeva cosa ballava dietro le ombre del regno, dietro le menti annebbiate da false promesse, dietro quella corona dorata che il Re indossava ogni giorno.

E non c'era cosa che desiderasse di più, che strappare quella corona e metterla sulla sua testa.

Le nuove generazioni cambieranno il mondo — era ciò che sua nonna le ripeteva ogni giorno, da quando Audrey aveva parlato, e forse anche prima. È tempo che sia una donna, una regina, una persona degna di attenzione, a salire sul trono e portare questo regno al suo splendore. Dove ci ha portato il dominio della Bestia? Alla fine, dietro la guida di un grande re, c'è sempre il governo di una grande regina.

Forse queste parole potevano essere interpretate come rivoluzionarie, un attentato alla storia stessa del Re Adam. Eppure, Audrey le ripeteva ogni mattina davanti allo specchio, mentre si sistemava il trucco.

Lei era una Principessa, la legittima erede al trono del regno di Auroria, nonché predestinata a sedere al fianco del Re di Auradon.

La Buona rivolse un'occhiata ad Esme, addormentata, attraverso lo specchio. Non capiva come la sua migliore amica fosse arrivata a parlare con la figlia di Malefica e tutti gli altri Cattivi. Erano stati loro a toglierle, a lei, Audrey di Auroria, il diritto che l'aveva segnata fin dalla nascita.

Chiuse la cipria con uno scatto.

L'uso del passato era . . . sbagliato.
Come poteva il duro lavoro di un'intera vita andare in fumo per colpa di una ragazza qualunque? Anzi, peggio. Per colpa della figlia dell'acerrima nemica di sua madre. A quanto pareva, la storia era sempre destinata a ripetersi.

«Vai in mensa?».

Audrey si girò verso l'amica, che si era tirata su e la fissava con sguardo stanco: «In realtà pensavo di fare un salto in biblioteca. Ci sono delle cose che devo controllare».

«Vengo con te» affermò la figlia di Esmeralda, alzandosi dal letto. Audrey notò subito che qualcosa non andava: i vestiti di Esme erano gli stessi del giorno prima, solo stropicciati e sporchi di mascara, lo stesso che le macchiava le guance.

«Stai bene?» chiese, preoccupata. «Hai un aspetto orribile».

L'altra fece una smorfia, ma non rispose, prendendo la giacca e uscendo dalla stanza senza aggiungere altro.

Audrey sobbalzzò alla porta che sbatteva.
Esme non era solita comportarsi in quel modo, neanche durante i suoi giorni peggiori. Dopotutto, le era stato insegnato che le principesse si mostravano perfette anche quando non lo erano, perché rappresentavano un punto fermo per il proprio regno, un segno di potere e di sicurezza.

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