xii. piccoli passi

673 36 103
                                    

E S M E

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

E S M E

La principessa si svegliò di soprassalto.

Era sudata, con il respiro affannato, e i capelli che ricordavano il nido di un uccello. Aveva appena avuto l'incubo più terribile di sempre.

Si era ritrovata in un'enorme distesa buia, ma per qualche motivo era riuscita a vederci attraverso. Non c'era anima viva. L'unica cosa che era riuscita a scorgere era stato il pavimento rosso scuro, che sembrava estendersi intorno a lei all'infinito. Era strano perché era riuscita a sentire come facesse incredibilmente caldo. Il colore rosso e la temperatura elevata la avevano fatta sentire a disagio: le era sembrato di trovarsi all'Inferno.

Poi una risata aveva squarciato il silenzio.

Era sottile, acuta ed era rimbombata da ogni lato. Le aveva fatto venire i brividi. La cosa peggiore era che lei la conosceva, quella inquietante risata femminile. La poteva sentire ogni giorno quando si specchiava, o quando Richard faceva una battuta. Sembrava impossibile, ma era la sua. Solo che al tempo stesso non lo era.

Quella che aveva sentito nel sogno era viscida, da mettere i brividi, fredda e malvagia. Non poteva essere la sua. Eppure il timbro di voce era lo stesso.

«Pensi di poterti ancora nascondere da me, Esme?» aveva detto. «Di poter continuare a scappare? A fuggire? Sai benissimo che ti troverò sempre!».

Un'altra risata.

E nel mentre, la principessa aveva corso. Corso in quell'immensa distesa di nulla, a perdifiato, pur di lasciarsi alle spalle quella cosa.

«Oh, non pensi di potermi sfuggire, vero? Mi sei sfuggita per tutta la vita, il tuo tempo a disposizione sta per finire». Esme non era sicura si potesse piangere nei sogni, ma lei lo aveva fatto di sicuro. «Presto dovrai fare i conti con me!».

Poi il sogno era finito.

Ma adesso tremava ancora, nonostante fosse cosciente di avere gli occhi ben aperti.

Sedici anni. Sedici anni. Aveva passato così tanto tempo a evitarlo. A sperare che si potesse lasciare tutto alle spalle, e che potesse trascorrere la sua vita in pace. Ed aveva funzionato. Per quindici meravigliosi anni. Si era trasformata nella principessa perfetta, a cui chiunque voleva bene e rispettava. Dio, era tutto quello che aveva sempre desiderato! Il suo più grande sogno!

E poche ore prima, quello stupido libro era riuscito a rovinarlo.

Si strofinò gli occhi per scacciare le ultime tracce di sonno rimaste. Sarebbe andata un attimo in bagno a schiarirsi le idee: magari stare davanti allo specchio l'avrebbe aiutata. Fece per togliersi le pesanti coperte di lana da dosso e— . . . aspettate un attimo . . . di lana?!

Iniziò a guardarsi intorno, rendendosi conto di non essere in camera sua. E a giudicare dalla pianta della stanza, ampia e rotonda, e dall'arredamento, composto da toni scuri e mobili in legno di tasso, si trovava in un dormitorio maschile.

𝐋𝐔𝐂𝐈 𝐄 𝐎𝐌𝐁𝐑𝐄, descendants¹ ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora