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Erano parecchie notti che non riuscivo a dormire, quando mi svegliavo alla mattina per uscire con le mie amiche o con Jacob per fare qualche commissione, ero un bagno di sudore ma non volevo preoccupare il mio ragazzo così andavo a farmi una doccia e andavo in cucina a mangiarmi del gelato al cioccolato per distrarmi e tirarmi su di morale.
Uno degli incubi che facevo quotidianamente sembrava all'inizio un bel sogno, perché ero alle Hawaii con Jacob che mi baciava e facevamo l'amore uniti dal desiderio insieme alla passione, ma poi il volto del ragazzo che amavo sfumava diventando quello di Cameron e quello di stasera era peggio c'era anche Austin Adams.
Tutti due mi sorridevano malvagiamente, non c'era più la bella spiaggia dov'ero poco prima, ero rinchiusa in una piccola stanza buia con solo una luce sul soffitto, io ero legata braccia e gambe su una sedia mal ridotta, i loro visi erano in penombra sentivo solo le loro risate e le loro mani viscide toccarmi il corpo nudo pieno di lividi, non avevo neanche più il bikini.
Austin fu il primo ad avvicinarsi con le sue braccia muscolose e tatuate, con una mano mi afferrò i capelli guardandomi nei miei occhi azzurri spaventati, io cercai di pregarlo che non mi facesse del male ma lui mi ignorò.
"Dai Caroline fai la brava sai che vogliamo solo divertirci un po', poi sei forte quindi tranquilla non morirai almeno per ora"
Cameron rise ancora di più, Austin mi obbligò a guardarlo quando iniziò come sempre con la sua cintura di borchie a sfiorarmi i capezzoli e nel mentre colpiva lasciandomi nuovi segni, Cam smise di ridere e mi aprì le gambe mettendomi la lingua dentro al clitoride per succhiare il mio sesso, appena ebbe finito passo al mio sedere con Austin che mi slegò quel minimo le gambe, così si erano sbottonati i pantaloni Austin mi penetrò da davanti e Cameron da dietro nel sedere entrambi con spinte violente finché venivano dentro di me come ogni notte, mi strinsero di nuovo le gambe con i lacci e mi diedero entrambi la buonanotte ridendo.

*La mattina dopo ore 10:00*

Mi svegliai come sempre tutta sudata, l'unica cosa che mi calmò era vedere il braccio di Jacob intorno al mio stomaco, ieri sera ero arrivata prima di lui stranamente la cena al Casinò era stata tranquilla e piacevole il signor Parker era un signore gentile, Cameron mi aveva riaccompagnata a casa baciandomi sulla guancia anche se dal suo sguardo aveva altre intenzioni.
Verso le 5 era tornato Jacob lo avevo guardato con un occhio semi aperto nel mentre che si spogliava, rimanendo in boxer e mi aveva tolto il lenzuolo sicuramente aveva visto i lividi, mi aveva baciato sulle labbra e si era addormentato.
Ci svegliammo insieme augurandoci il buongiorno con un bacio sulle labbra, Jacob aveva dopo tanto un'espressione rilassata, poi continuò a baciarmi il collo quando sentì il mio mugolio arrivò all'incavo dei miei seni, si quando sapevo che stava per tornare mi spogliavo sperando di avere quel contatto con lui.
Mi succhio delicatamente i capezzoli mordendoli con i denti, nel mentre io con le dita tracciavo cerchi intorno ai suoi muscoli ben definiti, arrivando ai suoi boxer glieli tirai giù e lui si lasciò andare a un gemito roco e profondo, misi la mano dentro per provocare il suo membro che divenne duro sotto alla mia mano, Jacob mi guardò intensamente e io annui, lui con spinte delicate entrò dentro di me, man mano accelerava sempre di più, dopo pochi minuti raggiungemmo insieme l'orgasmo urlando i nostri nomi.
Dopo aver iniziato bene la mattinata, ci eravamo fatti la doccia insieme schizzandoci come dei bambini ridendo, quando uscii trovai un messaggio di mia mamma che ci aveva invitati a pranzo nella mia vecchia casa, io risposi che ci saremmo stati e lei mi disse di essere lì da loro per le 13, così potevamo fare con calma.

*Ore 12:00*

Jacob aveva finito da poco di farsi la barba era sempre più bello e si era anche già vestito con una camicia celeste, pantaloni neri e le sue immancabili Vans Old Skool, io ero in bagno a mettermi un vestito con dei fiori e appena ebbi finito mi truccai in modo leggero, quando uscii Jacob emise un fischio facendomi arrossire.
"Madonna amore sei troppo bella menomale che sei solo mia, comunque quando torniamo a casa dobbiamo parlare"
Io ero preoccupata sicuramente voleva parlare dei miei lividi e forse si anche accorto delle mie notti insonni? Io volevo anche sapere da lui se era stato con Megan, quella maledetta cheerleader che era anche una dipendente del bar dove a volte facevamo colazione insieme a Jessy e Kate, Megan gli sorrideva sempre e Jacob ricambiava.

*Ore 13:00*

Arrivammo puntuali alla Villa dei miei genitori, Jacob parcheggio la macchina nel vialetto, prima di scendere mi baciò velocemente sulle labbra e ad aprirci la porta di casa fu Albert che mi abbracciò forte, era sempre stato come un secondo padre per me, quando i miei erano via per lavoro si prendeva cura di me per ogni cosa, dopo essersi staccato imbarazzato ci fece entrare.
I miei genitori vennero verso di noi, mia madre fu la prima a stringerci in un abbraccio caloroso, mio padre fu il successivo ma abbracciò solo me e a Jacob strinse la mano, comunicando che avremmo mangiato in cortile accanto alla piscina.
I cuochi come sempre si erano superati, da bere avevamo del vino bianco l'Arneis un vino rinominato in Italia, come piatti c'erano l'insalata di pollo, la frittata di zucchine e spinaci, peperoni con una salsina al tonno e per finire il tiramisù, nel mentre parlavamo di tutto Jacob parlava del nostro matrimonio che avremmo potuto farlo alla fine delle superiori, cioè tra due anni che speravo sarebbero volati veloci non vedevo l'ora di diventare la nuova signora Evans.

*Ore 15:00*

Eravamo stati due ore dai miei genitori stando bene, parlando anche del nuovo film horror che mio papà stava scrivendo finora sembrava molto avvincente, mi piaceva la trama.
Quando eravamo sul tragitto per tornare a casa Jacob mi disse che sarebbe sceso solo lui per andare al bar dove lavorava Megan a prendere una torta margherita solo lì la facevano, io stavo per scendere dall'auto insieme a lui, ma Jacob mi fermò dicendomi che avrebbe fatto in fretta così saremmo tornati a casa per riposarci e parlare.

*Pov Jacob*

Mi dispiaceva lasciare da sola Caroline in macchina anche se per pochi minuti, così entrai nel bar dove c'era solo Megan che mi sorrise come ogni volta.
"Buongiorno tesoro cosa desideri? La tua solita brioches alla crema di pistacchio o oggi vuoi cambiare? "
Megan era davvero bella con la sua carnagione olivastra, metteva in ben risalto i suoi capelli neri legati da una coda ordinata e io suoi occhi erano sul grigio, io ricambiai il suo sorriso come se ieri e altre notti non fosse successo niente tra di noi, ma avevo bisogno di lei anche adesso, questa cosa mi era sfuggita di mano.
"Buongiorno a te Megan, no oggi niente brioches vorrei due pezzi di torta margherita da portare via grazie"
Megan prese il vassoio con sopra la torta, tagliò due pezzi con il coltello mettendoli in un sacchetto e io le diedi 5 dollari, dicendole di tenere il resto, stavo per andare via quando lei mi fermò il braccio con la mano facendomi irrigidire, non potevo adesso c'era Caroline che mi aspettava e dovevo già trovare una scusa per le serate precedenti.
"Ti prego Jacob non andare ho bisogno di te, oggi è stata una giornata lunga e adesso dovrebbe arrivare la mia collega così posso fare dieci minuti di pausa"
La collega arrivò salutando me e Megan, che quest'ultima le lasciò le ordinazioni e mi fece posare il sacchetto sul bancone, con dentro i due pezzi di torta, mi prese per mano e mi portò al bagno che c'era fuori.
Io sospirai pregandola di fare in fretta, dovevo assolutamente andare, così sollevai Megan posandola sul lavandino mi sbottonai i pantaloni tirando giù i boxer, sollevai la sua gonna ed entrai dentro di lei con una spinta decisa, mugolavamo entrambi raggiungendo il culmine.
Mi tirai su i miei indumenti, baciando Megan che si era messa apposto la gonna per tornare dentro al bar e mi chiese se stasera dopo il lavoro, sarei andato a casa sua io acconsentii, presi la torta salutando e tornai in macchina con Caroline che mi guardava.

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