Balas perdidas

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Martina's P.O.V.

"Si me toca escoger
Entre volverte a ver o aceptar que te fuiste
Yo prefiero fingir que por ti estoy feliz Aunque no me escogiste..."

Sfioro delicatamente le corde della mia chitarra, intonando qualche verso scritto nell'ultimo periodo. Mi piace cantare e so suonare abbastanza bene la chitarra, ma non sono una cantautrice e non mi definirei mai tale.

"Eccoti" interrompe il mio momento, la mia migliore amica, nonché socia in affari, Mercedes.

"La signora Camarena sarà qui tra pochi minuti" io e la bionda siamo amiche sin dal liceo e, dopo aver frequentato la stessa università, abbiamo aperto il nostro atelier. Dopo qualche anno di esperienze in altri atelier abbastanza famosi dell'Argentina, eccoci finalmente nella nostra Buenos Aires, nel nostro negozio, a circa sei mesi dall'apertura.

"Chi? Non ero libera ora?" aggrotto le sopracciglia.

"Ha preso appuntamento all'ultimo momento per la figlia e io non posso, vado a pranzo con Fran, a dopo" mi soffia un bacio e poi si allontana. Mi lascio andare sulla stoffa bianca, sospirando. Sono settimane di fuoco queste, non mi sembra di avere un solo secondo per me. E' un continuo disegnare, cucire, provare stoffe e ricevere promesse spose alla ricerca dell'abito dei sogni. Ma ai miei sogni chi ci pensa?

Sbuffo alzandomi dagli scatoloni, quando sento bussare alla porta d'ingresso. Esco fuori dalla mia tana, salendo le scale e arrivando al piano di sopra, per accogliere la futura sposa.

"Buongiorno" entra una signora bionda, seguita da una ragazza praticamente identica a lei e un'altra riccioluta. "Sono Monique Camarena, gradirei parlare con la direttrice" sogghigna guardandomi da capo a piedi e la sua copia fa lo stesso, mentre l'altra ragazza ha un'espressione simile alla mia, basita per l'atteggiamento di una donna che, in teoria, dovrebbe essere una signora adulta.

"Buongiorno, sono io Tini" sorrido cortesemente alla signora, porgendole la mano. Sii cortese, Martina. Mi ripeto sempre, anche quando ho a che fare con certa gente.

"Oh... sei molto giovane" continua ad osservarmi, abbassandosi gli occhiali. Scrollo le spalle, non sapendo proprio cosa dire.

"Beh... si" tiro un sorriso.

"Mm lei è mia figlia Stephie, siamo qui perché a breve si sposa" sorride compiaciuta, mentre la ragazza fa un passo in avanti.

"Piacere, Stephanie" gracchia la bionda. Ha una voce fastidiosa. Respiro mentalmente, cercando di apparire il più naturale possibile.

"Bene, avevi qualcosa in mente?" domando alla diretta interessata.

"Si, qualcosa di aderente e a sirena" si intromette la madre. Giuro che ora la sbatto fuori.

"In realtà..." fa per contraddire la giovane, ma viene prontamente zittita dalla più adulta del trio. Adulta si fa per dire, ovviamente.

"No dai, dimmi pure. Tutti i modelli realizzati sono a tua disposizione, così come la mia testa" sorrido alla ragazza, che finalmente riesce ad esprimermi le sue preferenze. "Prego allora, da questa parte" le guido nei corridoi, fino ad arrivare in una sala apposita per mostrare alle tre alcuni modelli che rispecchiano i gusti della sposa.

Le mostro un'infinità, per dire poco, di abiti realizzati da me o da Mercedes, ma nessuno di questi sembra essere di suo gradimento, o forse della madre.

"Volendo su questo potremmo aggiungerci qualcosa di rosa come mi avevi detto" provo a dire, riferendomi a quello che le piaceva leggermente di più.

OneShot// JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora