- 𝘤𝘩𝘢𝘱𝘵𝘦𝘳 𝘧𝘪𝘷𝘦

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„𝙳𝚒𝚜𝚘𝚗𝚘𝚛𝚎"

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„𝙳𝚒𝚜𝚘𝚗𝚘𝚛𝚎"

Mi era parso strano di sognare. Quando si sviene sembra che il tempo passi così veloce che al risveglio non credi neanche di esser caduto. Eppure, quella volta, le immagini nitide mi erano parse davanti gli occhi come un treno in corsa. Sangue, luce, creature non ancora incontrate, facevano a gara per accaparrarsi la mia attenzione. E fu spaventoso dover decidere, fu terribile pensare che fosse solo la mia immaginazione. Loro hanno un proprio significato, tuttavia non credevo molto di voler sapere oltre.

Le mie palpebre iniziarono ad alzarsi da sole, senza aver dato loro permesso alcuno. Il letto matrimoniale, che scricchiolava sotto il mio peso, era l'unico rumore che riuscivo a percepire. Mi hanno lasciata sola?
Mi meravigliai di riuscire persino a camminare, ma quando lo feci sembrò essere tornato tutto come prima. Almeno era quello che speravo.

Attraversai il corridoio che mi separava dalla stanza principale, dove la cucina e il salotto si univano in un solo appartamento.

Non c'era nessuno.

Scossi la testa. Non dovevo prendermela, avevano cose più importanti di cui occuparsi. Prima facevano il loro lavoro, prima Zemo poteva tornarsene in prigione e la storia con questa ragazzina a cui piaceva un po' troppo giocare a fare Robin Hood finiva.

Mi presi la libertà di farmi una doccia veloce e cambiare i vestiti sudati e sporchi dal viaggio che avevamo intrapreso, con quelli che qualcuno aveva poggiato sul letto mentre dormivo.
Presi la t-shirt bianca con ancora l'etichetta attaccata, che levai non appena la indossai, e dei leggins neri, utili per un eventuale scontro con qualcuno.

Ora non mi restava che aspettare.

__

«Non ho informazioni. Nessuno parla di Mama Donya» finalmente riuscii ad udire qualcuno dire. Erano tornati chissà da quale parte della città, ma al momento non mi importava. Allacciai le scarpe e mi alzai dal letto solo per tornare in salotto e farli sapere che ero sveglia e stavo bene.

«Si, perché Karli è l'unica che lotta per loro» fu Sam a pronunciare queste parole, invece, prima di cacciare un gemito stanco dalla bocca.

Fu allora che decisi di salutarli. Entrai in stanza, assicurandomi di farmi sentire. Infatti, una volta varcata la soglia della porta, tutti e tre gli uomini si voltarono a guardarmi.
«Siete tornati finalmente. Qualche novità?»

Bucky e Sam erano comodamente seduti sul divano e cercavano di rilassarsi il più possibile; lo avevo capito dalla loro posizione sciolta e quasi disinvolta.
Zemo, invece, stava preparando del tè.
Allungai il passo per arrivare anche io a sedermi sul divano, tra i due, mentre il sokoviano ci raggiungeva con quattro tazze fumanti. Me ne porse una, così come agli altri.
Mi ci voleva proprio.

𝐀𝐠𝐞 𝐎𝐟 𝐏𝐨𝐰𝐞𝐫 » 𝐁𝐮𝐜𝐤𝐲 𝐁.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora