☔︎𝙘𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 13☔︎

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*Sho e Isaru sono i veri nomi dei due bambini che bullizzavano Satori, apparsi in Haikyuu

"Non c'è niente di cui parlare." esordì Tendou rimuovendo la salda presa dell'altro sul suo braccio, facendo sì di rivolgergli uno sguardo pressoché stizzito.
Fu sufficiente qualche secondo per far in modo che quest'ultimo si allontanasse velocemente da lui, cominciando, sotto il medesimo, serio sguardo confuso dell'altro, a sistemare i vestiti utilizzati poco prima.

"Non c'è niente di cui parlare?" domandò a sua volta quest'ultimo avvicinandosi rapidamente a lui, ritrovandosi così, nel giro di qualche attimo, ad osservare il suo profilo, dal momento che egli se ne stava ancora con lo sguardo e la testa china.
"Tendou, è praticamente una settimana che non facciamo altro che ignorarci, ed adesso vuoi dirmi che va tutto bene? - continuó il castano cercando i vitrei occhi dell'altro, il quale, lasciando calare un breve silenzio tra i due, fece capire a quest'ultimo di non aver alcuna intenzione di replicare - Perché devi sempre e comunque, per ogni piccola, minima cosa, lasciarmi sulle spine, Satori?"

Udendo quest'ultime parole, così, il rosso non poté più fare a meno di voltarsi in direzione dell'amico, facendo finalmente incontrare i loro medesimi preoccupati, ma distinti sguardi.
Il petto di quest'ultimo già doleva, si stringeva, si appesantiva al solo ricordo di tutto ciò che Wakatoshi gli stava chiedendo di raccontare, portandolo così a barcollare leggermente.
Nonostante ciò, lo sguardo severo, serio e nervoso che l'amico faceva sì di riservargli in quel momento, lo fece quasi trasalire, portandolo presto, seppur titubante, a raccontare e raccontare, permettendo alla propia voce di inclinarsi di volta in volta.

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*anno 2000, scuole elementari*

Un poco titubante, il piccolo ragazzo dai capelli rossi si stava adesso dirigendo in direzione di quella che sarebbe presto stata la sua nuova scuola, mentre, lasciandolo solo dinanzi a quella grande struttura, il padre aveva già cominciato ad avviarsi verso casa propria.
I suoi lievi ed elettrizzati passi riempivano quegli immensi corridoi oramai pressoché deserti, dal momento che, la maggior parte dei ragazzi presenti in quella scuola, avessero già iniziato le proprie lezioni mattutine.
Satori, un bambino di sei anni, essendosi già da poco trasferito, si diresse presto in direzione della propria aula, dove, più che spaventato quanto felice, entusiasta all'idea di potersi fare nuovi amici, si fece coraggio bussando alla bianca porta di essa.

Una volta che ebbe ricevuto il permesso di entrare da parte del sensei lì presente così, il ragazzo si mosse in sua direzione, facendo sì che la fredda brezza proveniente dalle due finestre si scontrasse con la sua spettinata frangetta.
"Lui è Tendou Satori. - esordì l'alto uomo poggiando una mano sulla sua spalla - Si è appena trasferito e sarà il vostro nuovo compagno, vedete di andare d'accordo." concluse velocemente facendo sì di voltarsi immediatamente verso la grande lavagna, intento a continuare la propria lezione.
Ciò che non sfiorò minimamente la mente del professore, fu quella di fornire indicazioni al rosso, il quale, confuso, se ne stava ancora in piedi, immobile e sommerso dai ferrei sguardi dei suoi nuovi compagni.

"Mi scusi, dove dovrei sedermi?" chiese quest'ultimo un poco intimidito, quasi sussurrando all'adulto, il quale, una volta voltato, poté scorgere che in effetti quasi tutti i banchi presenti fossero occupati.
Soltanto a distanza di qualche secondo, egli notó l'unico posto libero presente in quella trasandata aula, dove di fianco, in seconda fila, adesso sedeva un bassa bambina corvina.
"Il tuo posto sarà quello, va a sederti vicino a Okamoto." esordì quindi indicandola, la quale, più che contrariata, non fece altro che riportare lo svogliato sguardo sul proprio quaderno, continuando imperterrita a scrivere.

❝𝗷𝗮𝗱𝗲𝗱❞ 𝗎𝗌𝗁𝗂𝗍𝖾𝗇Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora