Prologo

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Non avevo mai pensato a come sarei morta prima d'ora, nonostante lungo gli anni il pensiero di raggiungere finalmente la pace o l'inferno mi abbia sfiorata più volte.

Forse ero troppo debole da non riuscire a farla finita, oppure ero talmente coraggiosa da continuare a vivere quella vita. Anche se quella era tutt'altro che vita.

Con il fiato sospeso e il cuore che scalpitava come un cavallo imbizzarrito fissavo terrorizzata gli occhi rossi davanti a me.

Stavano fermi nel buio, il demone non batteva nemmeno ciglio, mi guardava mentre piano piano aspettavo di fare la fine di lui.

Non immaginavo di morire in quel modo, il demone l'aveva prosciugato persino della sua anima, ammesso che un'anima ce l'avesse.

Si cibò del suo sangue e provò piacere nell'ucciderlo lentamente. Era un processo lento e doloroso e nel guardarlo provai un sentimento sadico e sporco. Godetti della sua immensa sofferenza, per la prima volta i ruoli si erano invertiti.

Non emisi un solo respiro, rimasi paralizzata scioccata persino dai miei pensieri, e mentre mio fratello veniva ucciso trattenni il fiato credendo che fosse abbastanza per rendermi invisibile, ma mi sbagliavo.

Il demone sentiva l'odore del mio sangue, udiva il mio battito cardiaco ma cosa che lo eccitava ancora di più... fiutava la mia paura, e ne veniva inebriato.

Chiusi gli occhi interrompendo il contatto visivo col demone, non avevo visto il suo volto ma non mi importava. Presi un lungo respiro e attesi per la mia fine, finalmente l'incubo sarebbe terminato. Sentivo i suoi occhi rossi bruciarmi sulla pelle quasi fossero fuoco, ma la mia fine non arrivava.

Il cuore iniziò a battere più forte se possibile, eppure niente. Socchiusi gli occhi pregando di essere morta ma quando li aprii gli occhi rossi erano svaniti nell'ombra.

La mia confusione venne interrotta da un rantolo, che si trasformò dopo alcuni attimi in vere e proprie urla di dolore.

Uscii lentamente dal mio rifugio e vidi quello che doveva essere il cadavere di mio fratello dibattersi per il dolore.

-Spegnilo!!- gridava, io non capivo, lui continuava a sbattere la testa contro il pavimento fino a rompere le travi di legno.

-Elijah- mi avvicinai lentamente al suo corpo insanguinato. Pure in quella situazione la sua vicinanza mi procurava delle forti ondate di nausea ma mi trattenni delusa di vederlo ancora vivo.

Provai un piacere perverso nel vederlo soffrire dopo tutto quel tempo. Lo fissai mentre gridava e mi pregava di farlo smettere, ma non lo avrei fatto nemmeno se ne avessi avuto il potere. Mi sedetti a debita distanza, e lo fissai con lo stesso sorriso che usava lui quando lo pregavo di smetterla. Durò ore, stetti ore a fissarlo con in sottofondo la musica della sua sofferenza.

I suoi occhi iniziarono a diventare rossi, la pelle cominciò ad impallidirsi e la ferita al collo si rimarginò troppo in fretta.

I rantoli si fermarono insieme al suo respiro e al suo battito cardiaco.

Alzò gli occhi iniettati di sangue sul mio viso, essi si ricoprirono di vene violacee e due zanne aguzze gli uscirono dalla bocca. Il sorriso mi si gelò sulle labbra, arretrai inorridita dal suo aspetto mostruoso, anche più del solito. Il piacere scemò e ad esso si sostituì nuovamente la paura, mi gelò il sangue e paralizzò le gambe ed il panico tornò mi afferrò il collo con prepotenza e mi strinse lo stomaco riducendolo ad un atomo.

-Scappa...- sussurrò.

Tentai di alzarmi sulle gambe tremanti ma rovinai al suolo.

-Scappa!- urlò sta volta allontanandosi con una velocità sovrumana.

Fairytale: The venom's oathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora