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<JIMIN!>

Silenzio.

<JIMIN!>

Ancora silenzio.

Si può rimanere notevolmente stupiti da quanto insopportabile e frastornante un silenzio del genere si rivela essere. La sensazione poteva paragonarsi ad una morte lenta, con una pugnalata per ogni secondo passato senza ricevere risposta.

Ormai senza voce, senza fiato, Jungkook urlava quel nome senza ricevere mai una risposta. Si era voltato in ogni direzione, sperando di intravedere una chioma bionda tra la vegetazione, sperando di cogliere un movimento, magari di Dalia o magari proprio di quel ragazzo. Non riusciva a capire come mai si trovasse da solo, nonostante i fiori blu, nonostante la caverna e nonostante i due cervi.

Lui era da solo.

Aveva temuto questo sin dall'inizio e ora gli era caduto tutto addosso come un doccia fredda. L'unica speranza che gli era rimasta era quella di trovare Jimin più lontano, addirittura fuori dal boschetto, ma tutto si frantumò quando si rese conto, giungendo davanti all'unica casa - la sua - presente nel campo incolto, che non vi era anima viva. Qualcosa era andato storto, qualcosa che nemmeno lui comprendeva.

Dopotutto, aveva raggiunto il suo scopo iniziale, no? Era tornato a casa, solo che nel farlo aveva perso tutto.

L'unica cosa sensata - forse disperata, più che altro - che gli venne in mente di fare fu tentare nuovamente di attraversare il portale. Ci provò più volte, facendo avanti e indietro dallo stagno al campo dove avrebbe dovuto vedere Engon, ma niente. Per quanto ci provasse, la sua vecchia casa rimaneva sempre lì, irremovibile. Si sentì morire.

Il cuore gli faceva male, una fitta continua all'altezza del petto, mentre gli si era stretto un nodo alla gola. Finalmente era riuscito a trovare qualcuno che gli facesse battere il cuore, qualcuno con cui avrebbe voluto condividere tutte le esperienze possibili, tutti i momenti importanti della vita. Ora provava molte cose, ma specialmente sentiva un senso di vuoto allucinante. Si ritrovava improvvisamente nelle stesse condizioni di quando era partito: solo.

Si lasciò cadere a terra, accasciandosi contro il muro della casa, ed iniziò a piangere talmente forte, talmente intensamente, che dubitava persino di potersi mai fermare.

Spesso guardando un film romantico, quando i protagonisti per una vicenda o per un'altra si devono separare, aveva sempre pensato che i personaggi reagissero in maniera esagerata, perché tutto quel dolere che vedeva gli sembrava semplicemente troppo, ritenendolo non più di una classica e scontata componente di quel genere cinematografico. Ora capiva finalmente. Capiva cosa si provava e sperava disperatamente di poter magicamente tornare indietro a quando si trovava ancora con la sua persona speciale.

Il cielo si stava rannuvolando e presto, sicuramente, avrebbe iniziato anche a piovere. Poco gli importava. Non si sarebbe mosso di lì finché non avesse visto Jimin sbucare dagli alberi per corrergli incontro con quel suo solito sorriso radiante. Una parte di lui non aspettava altro, l'altra invece era consapevole che molto probabilmente non lo avrebbe mai più rivisto.

Tutto quello che gli rimaneva di lui era la foto che gli aveva scattato per dimostrargli di venire da un'altra epoca, oltre a quella del vaso di fiori nella casa di Jimin, che aveva tenuto come ricordo. Nient'altro.

Tra una lacrima e l'altra si guardò attorno, accorgendosi solo in un secondo momento che in tutto il tempo passato nell'800, le cose lì non erano cambiate affatto: il clima era lo stesso, gli alberi avevano ancora le chiome verde chiaro, con qualche gemma, e il tipo di fiori sbocciati era sempre uguale. Era tutto come lo aveva lasciato. Normalmente si sarebbe fatto qualche domanda, magari sarebbe anche andato in cerca di una risposta, ma ora non aveva proprio la forza di ragionare su qualcosa che probabilmente non avrebbe mai compreso.

Ink memories || jikook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora