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Quando si sperimenta qualcosa di nuovo, di mai provato prima, si ha sempre un po' di timore che vada tutto male o che non ci si trovi bene in una determinata situazione. La cosa diventa ancora più insostenibile se ci si ritrova buttati nella mischia senza averne mai aderito, senza aver mai firmato nessuna carta per la partecipazione. Ancora peggio se è stata una tua decisione presa sul momento, senza averci riflettuto sopra e valutato tutti i possibili risvolti, così com'era accaduto a Jungkook.

In questi casi ci si sente morire dal rammarico di non aver agito diversamente, di aver preso sottogamba la situazione, e si spera con tutto il cuore di riuscire ad uscirne incolumi. Forse era ciò che aveva provato fino a quel momento, tra la voglia di mollare tutto e la disperazione più grande di fallire.

Ora le cose erano un tantino diverse, però.

Era stupido e insensato ma una parte di lui sperava di rimanere lì, di non trovare mai gli indizi che stava cercando e per i quali pure un estraneo aveva abbandonato tutto pur di aiutarlo.

Perché?

La risposta era piuttosto semplice: sapeva bene che non avrebbe potuto costringere Jimin a seguirlo nella propria epoca e che sarebbe rimasto devastato dal dolore nel caso di un suo rifiuto, per questo motivo sperava che il tempo passato assieme non finisse mai. Avrebbe rinunciato a tutti i comfort della vita moderna, alla sua carriera da scrittore di fama, sarebbe ripartito da zero - magari dedicandosi pure lì alla sua amata scrittura - solo per stare con lui. In più, sarebbe stato lontano, lontanissimo, da Choi, lontano dalla'aura tossica che emanava, lontano da scandali e quant'altro.

L'unico aspetto negativo - perlomeno quello che gli balzava più all'occhio - era la rigida e proibitiva società ottocentesca. Non che nell'età moderna andasse tanto meglio, ma almeno una buona parte della popolazione accettava ogni forma di amore, in quanto sentimento ampio, aperto a tutto e a tutti.

Era certo che Jimin avrebbe reagito diversamente all'argomento "relazione amorosa" se si fosse trovato in un ambiente meno rigido nelle regole.

Ora come ora il maggiore escludeva a priori l'idea di mostrarsi per ciò che realmente era, troppo spaventato dalle conseguenze che avrebbe potuto subire se lo avessero beccato in quelle che definivano "situazioni peccaminose e proibite". Non era colpa sua, ma quella società lo aveva convinto di essere il problema. Jungkook avrebbe voluto correggere questo suo pensiero, facendogli capire che non c'era nulla di sbagliato nell'amare qualcuno, finché il sentimento fosse stato puro e sincero, ma poco poteva fare rimanendo lì.

Tirando le somme doveva decidere se passare una vita col ricordo sbiadito di quel giovane uomo dolce che lo aveva aiutato a tornare alla sua monotonia o se passare il resto dei suoi giorni affianco a lui, senza però poter mai avere il suo cuore e lui donargli il proprio. L'unica speranza era avere il consenso di Jimin ad attraversare il portale con lui - sempre che ce ne fosse stato uno. In caso contrario, avrebbe sofferto ugualmente.

Ultimamente pensava troppo, più di quanto già non fosse abituato a fare, e quasi sempre finiva col domandarsi cosa avrebbe fatto sua madre al posto suo. Lei, la donna più importante della sua vita, il pilastro di quella famiglia che si era sgretolata con la sua morte.

Quel giorno, in quel letto d'ospedale, tre persone avevano perso la vita.

Quel bambino aveva pianto, aveva pensato di abbandonare tutto, di mollare, ma alla fine aveva fatto forza sulle proprie braccia e si era rialzato. Il peso della sofferenza era troppo pesante per farsi carico anche di quello del padre, perciò dopo aver tentato di sorreggerlo, di dargli un appoggio stabile, se l'era visto scivolare via dalle braccia come un drappo di velluto. Si era depositato a terra, tutto stropicciato e non si era più rialzato. L'unica cosa che riuscì a fare fu inzupparsi di alcol fino ad inumidire ogni fibra rimasta asciutta.

Ink memories || jikook Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora