Capitolo 6

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E Tonio Kröger partì per il nord, concedendosi delle comodità (chi nell'intimo pena tanto più degli altri, ha ben 

diritto a un po' di agio esteriore, usava dire), e non fece soste finché non s'alzarono davanti a lui, nell'aria grigia, le torri 

dell'angusta città dalla quale un tempo era partito. E vi trascorse un soggiorno breve e strano...

Un pomeriggio tetro stava già volgendo a sera, quando il treno fece ingresso nella stazione stretta, affumicata e 

così insolitamente intima; la caligine, come sempre, andava ammassandosi sotto la sporca tettoia a vetri, trascinandosi 

qua e là in brandelli allungati, come al tempo in cui Tonio Kröger, nient'altro che scherno in cuore, ne era partito... 

Provvide ai bagagli, ordinando che fossero portati all'albergo, e lasciò la stazione.

Eccole, fuori, in fila, le carrozzelle a due cavalli, nere, smisuratamente alte e larghe! Non vi salì, le guardò 

soltanto, come guardava tutto, i frontoni snelli e le torri appuntite che lo salutavano dai tetti più vicini, la gente

tutt'intorno, bionda e goffa, dalla, parlata larga ma rapida, e gli venne una risata nervosa molto simile al singhiozzo... 

Sul viso la costante pressione del vento, traversò il ponte, dai parapetti ornati di statue mitologiche, e camminò a piedi 

per un tratto lungo il porto.

Mio Dio, come sembrava tutto minuscolo e tortuoso! Le stradette ornate di frontoni eran sempre salite scoscese 

verso la città in modo così stravagante? Sul fiume torbido dondolavano lievi, al vento e nella penombra; i fumaioli e gli 

alberi delle navi. Ci doveva andare su per quella stradetta, quella là dove c'era la casa che lui aveva in mente? No, 

domani, aveva tanto sonno adesso. Si sentiva la testa pesante per il viaggio, e nella mente gli passavano pensieri esitanti 

e nebulosi.

A volte, in quei tredici anni, quando lo stomaco era appesantito, aveva sognato d'essere di nuovo nella città 

nativa, nella vecchia casa risonante dell'erta stradetta, e che anche suo padre ci fosse di nuovo, e lo sgridasse aspramente 

per il suo stravagante modo di vivere, cosa che lui ogni volta, però, aveva trovato giustissima. E il presente non era per 

nulla diverso da una di quelle trame chimeriche seducenti e illacerabili, in cui, chiedendosi se si tratti di illusione o 

realtà, si sceglie persuasi, volenti o nolenti, l'ultima, per tuttavia alla fine svegliarsi... Camminava per le strade ventose e 

poco animate, avviandosi come un sonnambulo, a testa bassa contro il vento, in direzione dell'albergo, il primo della 

città, in cui voleva pernottare. Lo precedeva un uomo dalle gambe storte e dal passo dondolante dei marinai, il quale, 

con una stanga sulla cui cima bruciava una fiammella, andava accendendo le lanterne a gas.

Ma come si sentiva? Che cosa covava sotto la cenere della stanchezza vagamente e dolorosamente, senza 

diventare fiamma viva? Zitto, zitto senza nemmeno una parola! Senza parole! Gli sarebbe piaciuto andarsene a lungo, 

così, al vento, per le stradette semibuie e familiari come in sogno. Ma tutto era tanto angusto e tanto stretto. Subito si 

Tonio KrogerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora