Song:
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Entrammo nel locale, lei davanti e io al seguito. Era piccolo ma spazioso. Ogni cosa sembrava esserenel posto giusto. Di tavoli ce n'erano pochi, ed erano tutti occupati, mentre al bancone erano libere molte sedie. Mi piaceva l'odore nell'aria: era un misto di pizza, paste e, non so perché, un forte profumo di cannella. "Buonasera!" ci accolse da dietro il bancone un uomo anziano, dagli occhi e il sorriso dolce "Sera!" risposimo all'unisono io e Rebecca. Subito dopo, sentii tirarmi per una manica dalla ragazza "Stefano, guarda!" "Cosa?" "Hanno un sacco di cose buonissime. Guarda quanto sembra buona la marinara... pure quei dolci, sembrano così buoni!" Non feci in tempo a dire una parola, che il suo sguardo venne catturato dai piccoli quadri appesi per il locale "Non posso crederci" se possibile, i suoi occhi si illuminarono ancora di più "Lì, lo vedi?" "Il quadro in bianco e nero." "Sì! Quella è Edimburgo." "Sembra davvero bella. Ci sei stata?" "Sì. È stato lì che ho fatto il viaggio più bello della mia vita." I nostri volti erano così vicini che potevo sentire il suo profumo. Lo memorizzai all'istante. "E gli altri quadri?" le chiesi "Sai quali sono le città negli altri quadri?" "Tu non lo sai?" "No" Mi diede un'occhiata di sbieco, come se non ci credesse. Io feci finta di niente e la invitai a dirmi di che città si trattassero. Rebecca mi disse il nome di ogni singola città, senza spostare di un millimetro il suo volto. Io guardavo i quadri e guardavo lei, come se fossero lo spettacolo più bello che avessi mai visto. Ovviamente avevo mentito, credo lo sapesse anche lei. Sapevo ognuna di quelle città, conoscevo la storia di ognuno di quei quadri da quando ero piccolo e la nonna del mio amico ci intratteneva per ore con quelle storie. Volevo solo che Rebecca, a pochi centimetri dal mio volto, mi parlasse ancora un po' con il suo straordinario entusiasmo. Quando i quadri finirono, il signore che ci aveva salutato all'inizio le disse: "Signorina, deve piacerle molto la geografia!" Rebecca scosse la testa "Solo i bei posti." Non so perché, ma ebbi l'impressione che non si riferisse alle città nei quadri, ma proprio a quel bar.
Rebecca disse velocemente che cosa voleva, e mentre io dicevo il mio ordine la vidi tirare fuori i soldi "Non ci provare." le dissi, intenzionato a offrirle io. Mi guardò in aria di sfida "Vogliamo tirare a sorte?" "Non se ne parla! Lascia che paghi io." Fece finta di non avermi sentito e continuò "Se indovino la tua pizza preferita, pago io" "Non indovinerai mai la mia pizza preferita." "Beh, dovresti accettare la sfida allora, no? Ho un solo tentativo." "Uno solo?" "Uno solo. Se sbaglio, il conto è tuo. Se indovino, lascerai che paghi io." Mi porse la mano e io la strinsi. Ero sicuro di me. Non la avrebbe mai indovinata al primo colpo. Lei, però, avvicinò il suo volto al mio, piano, fino a far sfiorare i nostri nasi, e pensavo davvero che stesse baciarmi, speravo che stesse per baciarmi, ma di scatto si girò verso il vecchietto e ordinò la mia pizza preferita. Ero sconvolto. "Come hai..." "Sono una sensitiva, non te l'ho detto?" con naturalezza, diede i soldi al signore e, preso il nostro cibo, uscimmo dal bar.
Amavo come parlava. Mi piaceva da matti. Eppure, realizzai, anche il silenzio con lei diventava fantastico. Non sentivo il bisogno di riempirlo con stupide parole di circostanza. La guardai mentre passeggiavamo e lei mangiava la sua pizza. La guardai mentre cercava di sistemare il fazzoletto per evitare che il sugo colasse da sotto. La guardai tutto il tempo.
Man mano che il tempo passava, la vedevo diventare più... lei? Non so come spiegarlo. È che, quando la avevo quasi investita, la prima impressione che avevo avuto di lei era stata totalmente diversa da come invece in quell'ascensore stava iniziando ad apparire ai miei occhi. Erano passati solo pochi minuti dal nostro primo incontro, ma per qualche strano motivo la vedevo in modo molto differente. Le prime impressioni sono proprio sbagliate, di questo ne sono convinto, eppure mi chiedevo: che cosa rendeva la prima impressione sbagliata e le altre giuste? Come potevo capire, conoscendola solo da una manciata di minuti, che la vera lei era quella nell'ascensoreo e nel bar e non quella nella strada pronta a insultarmi?
C'è qualcosa di incredibilmente sincero in noi quando non facciamo nulla. Mentre sistemava la sua pizza, non c'era niente di straordinario in quel gesto. Era un modo come un altro di sistemarla... eppure era così diverso. Era suo. Così come il modo in cui si fermava in mezzo alla strada per sistemarsi il cappotto. Così come il modo in cui si puliva il sugo dalla bocca. Avrei potuto guardarla all'infinito fare questi piccoli gesti. Avrei potuto guardarla all'infinito non fare assolutamente niente. Era lei: questo mi bastava.

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Ancora Una Volta
RomanceStefano e Rebecca si innamorano in una notte. Lui non sa che si è già innamorato di lei in altre 30 vite. "L'equazione di Dirac, (∂ + m) ψ = 0, dice questo: se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati...