Song:
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Portare una persona in bici non fu faticoso come pensavo. Lei si era seduta sul portapacchi sopra la ruota posteriore e non si reggeva a me, tant'è che ogni tanto mi giravo a controllare che fosse ancora lì. Quando le avevo chiesto dove dovesse andare, mi aveva risposto che doveva andare a casa di una sua amica. Non si ricordava la via precisa, ma le bastava che la portassi in Piazza Grande per orientarsi. Mi aspettavo che dovesse andare in un posto più lontano, ma decisamente non me ne lamentavo.
Portare una persona in bici non è faticoso, ma è strano. Continuavo a domandarmi dove guardasse, se a sinistra o a destra, se il cielo, se la strada, o addirittura me. Spero vivamente di no, dato che il sedere mi faceva ancora un male cane dalla caduta di prima e continuavo a alzarmi e risedermi - non ero di certo una bella visione.
Arrivati in Piazza Grande, mi fermai e dissi: "Dove, adesso?" "Laggiù" rispose, indicando la via più stretta, l'unica senza luci e insegne di ristoranti o negozietti. Per un momento, fui spaventato da un mio stesso pensiero: sembrava plausibile il fatto che quella ragazza mi stesse portando in un posto nascosto dove picchiarmi e derubarmi, magari insieme ai suoi amici. Cercai di riepilogare mentalmente le persone che potevano avercela con me, giusto per essere sicuro che nessuno volesse uccidermi "Hai capito la via o...?" Cavolo. Ero fermo da troppo tempo. Cercai di fare il disinvolto mentre farfugliavo qualcosa e mi rimettevo a pedalare il più velocemente possibile. Fare la figura del fesso mi spaventava più di essere picchiato.
Mi fece fermare di fronte a una piccola porta a vetri. Dopo essere scesa dalla bicicletta, la ragazza andò verso l'entrata per guardare i citofoni. Non suonò. Mi accorsi solo allora di quanto guardasse spesso l'orologio che portava al polso, come se stesse aspettando qualcosa o qualcuno. Non volevo essere invadente, perciò rimasi in silenzio, ma lei sembrò notare il mio sguardo "Sto guardando che ora è perché credo di essere in anticipo. La mia amica forse non è a casa." Annuii. Le stavo per suggerire di suonare il campanello, cosa che mi pareva ovvia da fare, quando sentii delle voci provenire dall'inizio della via.
Mi voltai e vidi due ragazzi giovani - probabilmente con neanche vent'anni - camminare verso di noi ridendo e dandosi pacche esagerate a vicenda. Uno di loro aveva una bottiglia in mano e continuava ad avvicinarsela alla bocca, nonostante fosse vuota. Erano chiaramente ubriachi e camminavano sbandando. Non erano neanche le 21 e quei due erano già andati. Quando li avevo io 19 anni, se ero con gli amici e si beveva, si faceva per bene, e di certo non andavo in giro come un deficiente qualunque.
Ma non era il momento di autolodarmi quel poco di buono che era stata la mia adolescenza. Tornai a guardare la ragazza, che intanto si era messa in punta di piedi per raggiungere un buco che stava in alto nel muro sopra l'ingresso. Pensai subito fosse pazza, ma poi, assieme alla mano, tirò fuori dal buco una chiave. La mise nella serratura e la girò: la porta si aprì. Rimise la chiave dove l'aveva trovata, senza preoccuparsi di me o dei due ubriachi, che erano praticamente arrivati a dove eravamo noi.
Accadde tutto abbastanza in fretta. Lei mi salutò sorridendomi e con un semplice "Grazie, ciao"; aprì la porta e andò verso l'ascensore per chiamarlo, mentre i due ragazzi avevano ripreso a sghignazzare. Uno di loro aveva fermato la porta prima che si chiudesse, così erano entrati, lasciando pure la porta aperta. Io potevo vedere la scena chiaramente, dato che l'ascensore era proprio di fronte alla porta. La prima a entrare fu la ragazza, seguita subito dai due giovani. Lei si mise in un angolo, loro due occuparono il resto dello spazio. Troppo spazio. Quando uno di loro le parlò, mettendo una mano nel muro dietro di lei, scattai in piedi. Non ci voleva un genio per capire le intenzioni di quei due, e perdipiù, essendo cresciuto con una sorella minore, avevo i Radar Ragazzi Pericolosi da fratello maggiore ben attivi. Fu istinto puro quello che mi fece muovere verso la porta, entrare nell'edificio e poi nell'ascensore, appena prima che le porte si chiudessero.
Devo ammetterlo: mi sentivo un po' in imbarazzo. Forse anche spaventato. Quei due erano sicuramente più giovani di me, ma grossi e alti almeno il doppio: se avessero voluto, avrebbero potuto tirarmi un calcio e mettermi K.O. in un secondo. La mente degli uomini, però, funziona in modo strano. Appena entrai, il ragazzo che aveva poggiato un braccio sopra la testa della ragazza sospirò e mi chiese: "È la tua tipa, amico?" Non sapevo se essere più scosso dal fatto che mi avesse rivolto la parola, chiesto se quella fosse la mia ragazza o mi avesse chiamato 'amico'; probabilmente più dall'ultima. Ero assorto ancora in questi pensieri, quando la ragazza, dopo essersi schiarita la voce, rispose al posto mio "Sì, è il mio ragazzo" quello, allora, si allontanò da lei e alzò le mani in segno di resa "Chiedo scusa. Ma tu sai parlare, amico?" disse. Un secondo dopo, le porte si aprirono e, assieme al suo vero amico, continuando a ridere e picchiarsi, uscì dall'ascensore.
Complimenti, Stefano! Sei riuscito a fare la figura del fesso pure quando volevi fare l'eroe.
Quando le porte si richiusero, cercai di stare il più immobile possibile, come se così potessi riuscire a diventare invisibile. Il silenzio era pieno di imbarazzo, tutto mio. Volevo solo che le porte si aprissero, che la ragazza raggiungesse la sua amica e tornarmene a casa e non vedere più nessuno per il resto della giornata.
Ovviamente, l'Universo non era d'accordo con me. L'ascensore si fermò bruscamente, facendomi quasi perdere l'equilibrio - ci mancava solo che cadessi di nuovo sul mio povero fondoschiena. La ragazza cliccò sui tasti, più e più volte. Le porte non si aprivano, l'ascensore non si muoveva. Come se non fosse già ovvio, mi disse: "Siamo bloccati".

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Ancora Una Volta
RomanceStefano e Rebecca si innamorano in una notte. Lui non sa che si è già innamorato di lei in altre 30 vite. "L'equazione di Dirac, (∂ + m) ψ = 0, dice questo: se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati...