Capitolo 5

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Mi lavai e mi vestii il più in fretta possibile. Avevo troppa ansia addosso e non avevo idea di cosa avrei dovuto indossare. Dopo varie lotte interne optai per jeans aderenti e una maglietta a mezze maniche. Infilai una felpa e mi diressi verso l’ascensore.

Arrivata al pian terreno udii qualcuno urlare dall’ingresso. Tony? Non riconobbi l’altra voce, così allungai il passo per vedere con chi stesse discutendo.

“Bene eccoti andiamo” Tony staccò gli occhi dalla receptionist che si era portato a letto e si rivolse a me

“Mr Stark cosa sta succedendo?” Quindi stava urlando con lei, ma per quale motivo?

“Ah ecco la bambina che va a piangere dal—“ il tono acido della receptionist fu interrotto

“Basta!” tuonò Tony “Fuori di qui. Ora”

La ragazza non osò aprire bocca ancora e iniziò a prendere le sue cose, mentre Tony iniziò ad uscire.

Io con lo sguardo davvero perplesso seguii Tony provando a domandare ancora “Potrei sapere cos’è successo?”

“Mi sembra chiaro, l’ho licenziata” il suo tono non era ancora del tutto calmo e continuava a camminare dandomi le spalle.

“Ma perché?!” chiesi con un tono incredibilmente acuto. Lui non rispose, si fermò e si girò verso di me alzò le sopracciglia, la sua faccia stava urlando ‘DAVVERO?!’. In risposta al suo sguardo aggrottai le sopracciglia ancora di più (come se fosse possibile). Aprii la bocca per chiedere ancora spiegazioni, ma venni interrotta dall’arrivo della macchina. Mi fece segno di salire e lui andò dal lato del guidatore.

Spesi tutto il viaggio verso lo SHIELD in silenzio continuando a rivivere la scena alla quale avevo appena assistito per cercare di capire cosa fosse successo. Non che mi dispiaccia, ma perché l’ha licenziata così di punto in bianco? Non riuscii a darmi una spiegazione, il mio flusso di pensieri fu interrotto dalle uniche parole che vennero dette durante l’intero viaggio “Siamo arrivati”. Le sue parole sembravano quelle di una macchina, non avevano un tono particolare e non lasciavano trasparire nessuna emozione, sembrava quasi si trovasse da un’altra parte.

Scendemmo dalla macchina ed entrammo nella enorme costruzione di vetro. Avevo paura ad aprir bocca, non lo avevo mai visto in quel modo. Appena entrammo Natasha ci venne in contro. Feci finta di non conoscerla, in realtà avevo letto tutti i fascicoli di tutti gli Avengers, ma sono abbastanza sicura che non avrei potuto. Sembrava abbastanza sorpresa immagino dal vedere me, lo capii dalle parole che disse poco dopo.

“Natasha Romanoff” mi allungò la sua mano, poi voltò il suo sguardo verso Tony “Stark” aveva uno strano sorriso emblematico in faccia

“Natasha” rispose Tony con un lieve cenno del capo e un piccolo sorriso “Qualcosa non va con la tua faccia?”

La “battuta” di Tony non la toccò affatto “Da quanto porti le tue assistenti allo SHIELD per essere addestrate?” mise fin troppa enfasi sulla parola assistenti. Credo si fossero dimenticati della mia esistenza. Tony non rispose, o meglio non volle rispondere, trattenne le parole mordendosi il labbro inferiore, Natasha continuò “Non hai mai portato Pepper”. A quella frese gli occhi di Tony rotearono all’indietro, era piuttosto scocciato “Sarebbe meglio se ti mettessi al lavoro anziché perder tempo”. Natasha rise e poi si rivolse a me “Andiamo”.

La giornata era appena iniziata e io non avevo idea di cosa stesse succedendo. Si aggiunsero indizi al mistero che mi portarono più confusione che chiarezza.

Seguimmo Natasha in fila indiana mantenendo uno strano silenzio. Entrammo in una stanza, le pareti erano nere così come le sedie, solo il tavolo che occupava gran parte della stanza scusa era trasparente. Quel luogo era abbastanza inquietante sembrava una stanza per gli interrogatori, o peggio, per le torture. Preferii non pensare a quale fosse il vero utilizzo di quella stanza, mi concentrai sulle parole di Natasha, anche se per lo più mi disse cose che già sapevo, ma non potevo dirlo visto che le avevo lette clandestinamente sui file alla Stark Tower. Il tempo passò abbastanza in fretta e alla fine della lunga spiegazione Natasha mi diede un grande libro “Tieni, questo manuale di solito lo danno solo alle reclute dello SHIELD che passano i test, ma Stark è stato piuttosto… insistente e ha convinto Fury a dartelo”

Altra informazione da aggiungere a “Le stranezze di Tony Stark”. “Mmm Grazie” sorrisi

“La prossima volta ti insegno qualche tecnica difensiva, oggi non avevamo molto tempo e ho avuto troppo poco preavviso per prepararmi”. Prossima volta? Tecniche difensive? Questo vuol dire… COMBATTIMENTO! Cercai di sembrare il più normale possibile, ma un sorriso genuino comparve sulla mia faccia “Perfetto”. Poi si girò verso Tony che era rimasto tutto il tempo in piedi dietro di me “Dobbiamo andare, il meeting inizia tra poco”

Ovviamente io non ero ammessa e non avevo neanche il permesso di entrare in quella stanza anche se fosse stata vuota, così mentre loro salivano in ascensore io andai a sedermi all’aperto. Iniziai subito a leggere il manuale e per quanto trattasse argomenti delicati era abbastanza scorrevole. Mi persi nella lettura e dopo circa due ore sentii una voce fin troppo familiare “Wow hai quel libro d ameno tempo di me e sei già arrivata più avanti, io non ho letto oltre l’indice” Tony era in piedi davanti a me, la sua figura, facendomi ombra, oscurava il sole permettendomi di vedere. Seppur stava scherzando, il suo umore non sembrava essere migliorato.

Salimmo in macchina diretti alla Torre, avrei voluto fargli delle domande, ma avevo paura di farlo arrabbiare ancora di più. In un modo o nell’altro devo scoprire perché ha licenziato la ragazza e perché ci tiene così tanto a farmi fare quell’allenamento. Pensavo e ripensavo a come unire tutti i pezzi del puzzle quando mi venne un’idea. Ma certo! Mi basterà guardare le registrazioni delle telecamere di sicurezza così potrò capire perché ha licenziato la receptionist e scommetto che ha dovuto dare una ragione decente a Fury per convincerlo a farmi allenare.

Arrivati alla torre prendemmo insieme l’ascensore, io scesi e lui salì fino all’ultimo piano immagino per andare a fare un giro con l’armatura. Passai un attimo nella mia stanza per rinfrescarmi e depositare l’enorme libro, poi salii nel grande ufficio sotto l’attico. L’unica cosa che avevo in mente era guardare il video di sorveglianza della mattina, ma arrivata nell’ufficio sul tavolo c’erano sparse tutte le cartelle dalla sera precedente. Mi ci vollero dieci minuti abbondanti per riordinare le cartelle. Avevo già perso fin troppo tempo, la curiosità mi stava mangiando dentro. Poi finalmente riuscii ad esclamare “JARVIS mostrami i video di sorveglianza di questa mattina”

“Certo signora” la voce metallica dall’accento inglese rispose.

Mi ci volle non poco per trovare il punto giusto e quando finalmente cliccai play DING! le porte dell’ascensore si aprirono. Senza nemmeno voltarmi bloccai il video e chiusi tutto. “Che guardi di bello?” chiese il miliardario in un’ovvia domanda retorica, poiché era riuscito benissimo a vedere cosa c’era sullo schermo.

“Uhm…” all’inizio cercai una scusa, ma pensai subito che era ormai inutile cercare di negare, aveva visto benissimo, così cercai di incalzare il discorso “Signore stavo…uh… stavo cercando un’altra persona da assumere come receptionist, ma non sapendo cosa avesse di sbagliato quella di prima volevo… capire prima di chiamare qualcun altro con lo stesso problema…” Non male. Alzai lo sguardo nella sua direzione, aveva un cartone della pizza in mano e si avvicinò al tavolo per appoggiarlo.

“Ti ha trattata male, non avrebbe dovuto farlo” il suo tono era cupo e fermo. A quell’affermazione provai sentimenti contrastanti. Arrossii immediatamente, ma ero anche spaventata. Come fa a saperlo? Cosa sa? Probabilmente i miei occhi si trasformarono in punti interrogativi e la mia faccia doveva essere alquanto buffa poiché rise e poi continuò “Non ricordi, ma me lo hai detto tu quella sera che hai alzato un po’ troppo il gomito, in realtà mi hai detto un sacco di cose—“ non fui più in grado di seguirlo. COSA. CAVOLO. HO. DETTO. A. TONY. STARK. Avrei voluto morire, ma purtroppo niente mi colpì in quell’istante. Sarebbe carino se tornassi alla realtà per capire cosa sta dicendo. Mi ripresi giusto in tempo per sentire la fine del monologo “—ho notato che non hai pranzato, ti va la pizza?” chiese aprendo il cartone. Come potrebbe non andarmi la pizza?! È il mio cibo preferito! Sicuramente lo saprà da quella sera! Mi sforzai di fare il sorriso più vero che potessi “S-sì grazie” le parole uscivano a stento dalla mia bocca. Spero ti vada di traverso così la prossima volta impari ad aprire quella boccaccia.

Tutta colpa di quegli occhi nocciolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora