Domande e risposte

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“Voglio sapere che cosa ti ha spinta a cercare quella donna! Non sei una bambina Emma, dovresti allontanarti dal pericolo, non cercarlo” Sbottò Killian, con un’espressione delusa e incredibilmente preoccupata.

“Allora la senti anche tu” Affermai stupita, appoggiandomi al bancone della cucina “Quella sensazione di disagio quando ti è vicina, la senti anche tu, non è così?”

Ormai i suoi occhi vagavano persi in mille pensieri, le pupille dilatate dal terrore, e fu quello a spaventarmi, la consapevolezza che qualcuno fosse in grado di far tremare l’uomo che non perdeva mai il suo atteggiamento composto e rilassato.

“L’hai incontrata nel sogno dell’altra notte Emma?” Ora mi fissava, intensamente. “Quello che ti ha ridotta in lacrime?” Chiese, sapendo già la risposta.

“Sì” Ammisi solamente, iniziando a raccontare la storia di Neal, del nostro sfortunato amore e di come lei fosse riuscita a penetrare in quel ricordo.

“Chi è, Killian?”

Espressi il mio dubbio più grande in questo modo, diretto, rapido, in modo che non facesse male all’amico che in pochi secondi mutò espressione, si alzò, prese il cappotto e corse via veloce fuori dalla porta.

6 gennaio

Erano passati due giorni, in completo silenzio, il capitano Jones preparava la colazione e si assicurava che non mi mancasse niente, ma qualcosa in lui era profondamente diverso.

C’era un non so che, che aveva reso i suoi occhi di un azzurro spento, la sua voce roca e la sua barba più ispida, trasandata.

Non sembrava più l’essere celestiale in cui mi ero imbattuta tempo prima, solo un comune uomo, pur sempre giovane e bello, ma nulla in lui esprimeva gioia o quantomeno indifferenza, era circondato da un alone di dolore, tristezza e rabbia, soprattutto rabbia.

Cosa gli aveva fatto quella donna? O meglio, Cosa gli avevo fatto io andandola a cercare?

E poi successe, come un temporale estivo, come un regalo inaspettato la mattina di Natale.

Il giorno successivo mi recai al cimitero di Boston, non molto lontana da Storybrooke, dove attualmente vivevo, per portare i fiori e posarli sulla tomba che era stata la spettatrice di molti miei pianti, prima che arrivasse la spalla di Killian: Quella di Neal.

Non so spiegarmi cosa mi spinse a farlo, so solo che mi girai, attirata da qualcosa, qualcuno.

Era lì, impeccabilmente vestita di nero, rossetto cremisi e fiamme ardenti riflesse negli occhi scuri.

Ebbi paura, una paura folle.

Con meno di due passi felpati e sinuosi, mi raggiunse, inebriandomi con il suo profumo dolce e invitante.

“Buongiorno Miss Swan, sono rimasta delusa devo dirle, che mancanza di tatto non venire più a cercarmi dopo aver espresso un così forte desiderio di conoscermi, e non lo neghi, perché sappiamo entrambe cosa vuole” Disse con il suo tono grave, ma incredibilmente soave, mentre la sue labbra si schiudevano mostrando la dentatura perfetta in un sorrisino provocatorio.

“Chi è lei, Regina? Perchè provoca reazioni così forti nelle persone, soprattutto in Killian?” Sputai fuori, sperando di soddisfare i miei dubbi.

“Oh, Piccola Swan, la domanda esatta sarebbe cosa sono, non chi. Io sono ciò che desideri, ciò che ti fa sentire viva, sono adrenalina, sono paura , io, Miss Swan, sono tentazione. Per quanto riguarda Jones, beh, lui è l’unico ostacolo che si pone tra te e me, tra il tuo cuore e ciò che lo fa ardere di passione, un essere inutile, se mi permetti.”

Pronunciò queste parole senza mai staccare lo sguardo dai miei occhi, continuando ad avvicinarsi, confondendomi, mentre una strana agitazione mi rendeva desiderosa di un qualsiasi contatto con la sua pelle, sentendo bruciare la mia.

“Se solo esprimerai il desiderio di vedermi, sarò accanto a te in meno di un battito di ciglia”

Detto questo si sporse, mi sfiorò il lobo con le labbra e sussurrò “Arrivederci Swanshine ” Svanendo appena riaprii gli occhi, intontita, chiedendomi come mai avesse usato lo stesso soprannome del mio capitano e ormai, conquilino, visto che non si fidava a farmi rimanere a casa mia a causa degli incubi recenti.

Swanshine

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