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Da: Sconosciuto
Piacere, sono Paul Pogba.

Lessi il messaggio dieci volte prima di rendermi conto di chi veramente mi avesse scritto: Paul Pogba, l'orgoglio francese della nazionale di calcio.
Cavoli, non avevo fatto caso a lui durante gli allenamenti. Salvai il numero con un sorriso stampato in faccia e cercai una risposta decente da scrivergli.

A: Paul Pogba
Piacere, è strano presentarsi per messaggi :)

Inviai il messaggio e controllai l'orario, accorgendomi solo in quel momento che mancava poco più di un'ora all'inizio del secondo allenamento della giornata.
Massaggiai le tempie in un gesto meccanico e con la coda dell'occhio vidi lo schermo del telefono illuminarsi.

Da: Paul Pogba
Potremmo vederci prima degli allenamenti, ti va?

Cavolo, Paul vorrebbe 'uscire' con me. Sorrisi a quelle parole ma non mi illusi più di tanto, non lo conoscevo per niente. Potrebbe essere il primo donnaiolo della città, o tutto il contrario. Ma alla fine perchè farsi tanti problemi? Potrebbe essere una buona occasione per farsi un amico.

A: Paul Pogba
Si, mi farebbe piacere.

Da: Paul Pogba
Perfetto, ci vediamo sotto casa tua tra venti minuti ;)

Bloccai il telefono e presi in fretta un paio di jeans strappati e un maglione pesante, e mi precipitai in bagno per prepararmi.
Strano però... Non riuscivo a spiegarmi come faceva a sapere il mio numero e il mio indirizzo di casa... Non gli avevo mai parlato prima d'ora.
Una volta vestita preparai il borsone da calcio il più in fretta possibile sperando di non fare ritardo. Ero sempre stata una maniaca della puntualità, non sopportavo far aspettare le persone.
-Dove vai?- mia madre, appoggiata alla porta, mi guardava stranita mentre scendevo le scale.
-Paul mi ha chiesto di uscire per... conoscerci- spiegai abbozzando un sorriso.
-Paul?-
-Si, Paul Pogba-
Mia madre annuì mentre mi chiudevo la porta alle spalle. Un fuoristrada era parcheggiato davanti al vialetto, e Paul era affacciato al finestrino sorridendo.
Uscì dalla macchina e mi raggiunse.
-Ehi- mi salutò. Era molto più alto di me e quando mi abbracciò dovetti alzarmi sulle punte per arrivare alla sua spalla.
-Dammi il borsone, lo metto nel cofano- si staccò dall'abbraccio e prese il mio borsone lasciato a terra mettendolo in macchina di fianco al suo.
Salimmo in macchina e Paul avviò il motore.
-Mhm.. dove andiamo?-
-Ti porto in posto, è una sorpresa-
Risi e mi rilassai sul sedile.
-Beh, piacere di conoscerti Christine-
-Piacere... Paul, mi spieghi come fai a conoscere il mio numero e il mio indirizzo?-
-L'ho copiato dai documenti dell'ufficio del mister, non ti dispiace vero?-
-No, tranquillo, avevo solo paura che fossi uno stalker-
-Potrei esserlo- ribatté ridendo. Restammo in silenzio per qualche minuto: passai tutti il tempo attaccata al finestrino cercando di ricordare più cose possibili delle strade di Torino. Paul parcheggiò vicino ad un parco gigantesco.
-Benvenuta a Parco Valentino! É uno dei posti simbolo di Torino-
-Cavolo- sussurrai più a me stessa che a Paul. Camminammo lungo un vialetto di pietre mentre alcuni bambini giocavano a calcio sull'erba umida a causa della poggia del giorno prima.
-Ti piace?-
-È bellissimo, grazie Paul-
-Sediamoci su quella panchina, è l'unica libera- rise indicando con la mano sinistra una panchina a pochi metri da noi.
-Come ti sembra la squadra?- chiese sedendosi.
-È bella, gli allenamenti sono tosti e mi sembrano tutti simpatici-
-Qualcuno ti ha già rubato il cuore?-
-Paul!- esclamai ridendo -sono qui a Torino da quasi un giorno!-
-Non si sa mai, monsérie- rise anche lui e, guardando l'orologio, si alzò in fretta dalla panchina.
-È quasi l'ora dell'allenamento, faremmo meglio ad andare-
Annuii e insieme ci avviammo verso la macchina.
-Se vuoi possiamo ritornarci, quando non avremo allenamento-
-Si, sarebbe bello.. Grazie Paul-
-Di niente, trésor- Paul allungò la mano verso di me, e cinse le mie spalle facendomi arrossire.
Entrammo in macchina in silenzio e mi ritrovai la sua mano sul ginocchio.
-Christine.. Voglio che tu lo sappia... non ti possono rubare il cuore, perchè sei tu la ladra: hai rubato il mio-
Rimasi attonita e non risposi immediatamente. Paul accarezzava il mio ginocchio delicatamente, e non ricevendo una risposta abbassò lo sguardo, avviando il motore dell'auto.
-Paul io..-
-Tranquilla, lo capisco-

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