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Mi precipitai immediatamente nell'ufficio del mister, trovandolo seduto dietro la sua scrivania scura.
-Muñoz, eccoti- mi accolse facendo segno di chiudere la porta.
Seguii il suo ordine e mi sedetti sulla poltroncina accanto alla scrivania, di fronte all'allenatore.
-Devo parlarti, Christine-
-So già cosa vuole dirmi, mister. Ho intenzione di rimettermi a lavoro sul serio, lo prometto. Farò tutto il possibile per essere convocata nella semifinale, lo dimostrerò durante le partite di Seria A-
-Non è per questo che ti ho chiamato, ma apprezzo la tua forza di volontà. C'è una cosa, non so dirti se bella o brutta, che devi sapere-
Trattenni il fiato e feci segno di andare avanti.
-Ho passato tutta la mattinata al telefono con il direttore del Barcellona, sono interessati a te-
-Cosa?!- sbottai incredula.
-Ti stanno osservando già da un po', e sono interessati a chiudere un accordo entro il mese prossimo, così a giugno potrai raggiungerli in Spagna-
-Ma non ho fatto neanche un anno qui alla Juve!-
-Beh, sono bastati questi mesi per attirare la loro attenzione. Non ti sto chiedendo di scegliere adesso, avremo tutto il tempo per farlo, volevo soltanto che tu lo sapessi. Il contratto con la Juve era di un anno, come già sai, ma ti posso assicurare che offerte come quelle del Barcellona sono difficili da ricevere-
Annuii ancora stupita dalla notizia. Il Barcellona era interessato a me, non ci potevo credere.
Respirai a lungo prima di alzarmi dalla poltrona e salutare l'allenatore.
Ero ancora intontita, mi aspettavo un rimprovero per il mio scarso impegno in quel periodo.
Non era neanche nei miei sogni più improbabili ricevere un'offerta dal Barcellona.
Presi immediatamente il telefono dalla mia tasca di jeans e chiamai emozionata Claudio.
-Christine! Hai visto i sorteggi?-
-Ehi, si ho visto... Il grande Real Madrid- scherzai con tono spaventato, entrando nella mia adorata macchina.
-Sono appena uscita dallo stadio- continuai.
-Ah davvero? C'era per caso allenamento?- il suo tono allarmato mi fece ridere.
-No, il mister ha voluto parlarmi.. Che rimanga tra noi, non è ancora sicuro, ma il Barcellona mi vorrebbe in squadra-
-Cosa?!- esclamò e sentii il rumore della sua gamba che sbatteva da qualche parte: probabilmente si era alzato di colpo.
-È fantastico! Forse avrò la possibilità di giocare accanto al mio idolo, Messi!-
-È un'occasione da non perdere... Ma mi mancherai parecchio, piccola-
Mi rabbuiai di colpo. Era vero, se avessi accettato, avrei dovuto salutare i miei nuovi compagni.
-Mi...mi mancherai anche tu, ma è ancora tutto da vedere. Non voglio che si sappia in giro, mi fido di te-
-Tranquilla, non aprirò bocca-
Salutai Claudio con un peso sullo stomaco, per quello che mi aveva detto, ma non era quello il momento per deprimersi.
Mi fermai un attimo a riflettere sul da farsi: non avevo voglia di mangiare, e avevo il pomeriggio libero.
Picchiettai le dita sul volante in pelle osservando un punto indefinito davanti a me.
-Ok, lo faccio- dissi a me stessa e uscii di nuovo dall'auto raggiungendo lo stadio.
Volevo arrivare alle semifinali in forma, e cose poteva esserci meglio di un allenamento?
Percorsi i corridoi che conoscevo ormai a memoria e presi un pallone lasciato incustodito nel nostro spogliatoio.
Lo rigirai tra le mani mentre raggiungevo il campo bagnato a causa della pioggia leggera caduta quella mattina su Torino.
Non avevo nè gli scarpini, nè la divisa della Juve, ma poco mi importava: sarebbero bastate le mie scarpe sportive e i jeans.
Palleggiai per prendere "confidenza" col pallone raggiungendo lentamente il centro campo.
L'aria era fredda, ma io ero determinata.
Volevo assolutamente conquistare la Champions con la mia squadra, così come lo vorrebbero tutti i giocatori, e se avessi dovuto allenarmi il triplo degli altri per recuperare a tutti i giorni persi, lo avrei fatto.
Posizionai il pallone sul dischetto, anche se a porta libera sarebbe stato abbastanza facile segnare un rigore.
Provai due, tre, quattro, dieci volte, tirando in tutte i modi possibili.
La pioggia cominciò a cadere di nuovo, questa volta un po' più forte, ma neanche la neve mi avrebbe fermato in quel momento.
Andai di nuovo a centro campo e provai il tiro dalla distanza, e con sconforto mi accorsi di essere calata parecchio.
-Cosa ci fai qui?-
La voce di Marco Reus mi distrasse dall'obiettivo principale, la porta, e mi riportò alla realtà. La pioggia era aumentata e i miei capelli erano ormai fradici.
Presi in mano il pallone e mi avvicinai al mio compagno di squadra, appoggiato sugli spalti.
-Non si vede?- scherzai.
-Dai, vieni dentro, fa freddo-
Negai con la testa e calciai forte il pallone, che entrò in porta.
-Il mister sta andando via-
-D'accordo, ora vengo-
Sbruffai ed andai a recuperare il pallone in porta, per poi raggiungere Marco nei corridoi.

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