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Bussai più volte alla porta della camera 325, e arrivai a pensare che Stephan fosse ancora di sotto nel ristorante a mangiare. Era tipico da parte sua restare a parlare con le persone dopo aver finito di mangiare, ma non poteva essersi dimenticato di me.
Feci per bussare un'altra volta, ma la mia mano si bloccò a mezz'aria quando vidi la porta aprirsi.
-Entra- mi invitò lui con uno stranissimo tono cordiale, quasi per dire "la tua esistenza è irrilevante per me".
Entrai in silenzio nella camera quasi del tutto identica alla mia, al contrario però la sua era molto più ordinata, e mi sedetti sul letto.
-Allora...- cominciai guardando i miei piedi dondolare.
-Ti ascolto, sono tutte orecchie- si sedette accanto a me ma mantenne le distanze. Neanche lui sapeva come comportarsi, e poteva essere un punto a mio favore.
-Sono successe un sacco di cose in questi mesi, Steph. Non sai quanto abbia voluto chiamarti, ma..-
-E perchè non l'hai fatto? Non aspettavo altro che una tua chiamata o un semplice messaggio- mi interruppe con rabbia, e ingoiai quel nodo alla gola che avevo da ormai troppo tempo.
-Avevo paura che non mi avresti risposto, o peggio che non mi avresti voluto ascoltare. Volevo risolvere la questione dal vivo, e sono stata tentata anche di ritornare a Milano, ma gli allenamenti, la Serie A e la Champions non me l'hanno permesso-
-O forse non te l'ha permesso il tuo Paul- mi stuzzicò, e quasi lo presi a schiaffi. Odiavo quel suo comportamento così infantile.
-Io e Paul ci siamo lasciati, avevi ragione tu. Mi ha tradita-
-Cosa?- scattò in piedi, come faceva sempre quando qualche anno prima, durante il mio primo anno al Milan, gli raccontavo di qualche compagno di squadra che mi dava fastidio.
Si rese subito conto della sua reazione, e come se non fosse successo niente si risedette e restò in silenzio.
-Si, beh. Mi è servito da lezione... Non avrei mai dovuto lasciarti quel giorno da solo, avevi bisogno d'aiuto e io sono scappata alla prima telefonata di Paul. Mi dispiace, Steph, per tutto. Non voglio perdere la tua amicizia...- sussurrai con voce strozzata dalle lacrime, e la sua espressione mutò immediatamente in una più umana, più dolce e comprensiva.
-Sono stato male anche io, Chris. Pensavo mi avessi rimpiazzato con Marchisio-
-Claudio è un ottimo amico e mi è stato sempre vicino, era con me quando Paul mi ha tradita, ma per quanto possa essere l'amico perfetto non arriverà mai ai tuoi livelli. Tu mi hai vista crescere al Milan, mi sei stato accanto per così tanto tempo...-
-Vieni qui, piccola- aprì le sue braccia a me e mi gettai immediatamente su di lui. Cazzo, solo in quel momento mi resi conto di quanto mi mancassero i suoi abbracci. Mi godetti quel momento a lungo, quasi come fosse un sogno, ma per fortuna non lo era: Stephan era di nuovo il mio migliore amico.
O forse quello non era il modo migliore per dirlo, i migliori amici non ti abbandonano mai, se sono tali lo rimarranno per sempre.
Mi beai di quell'abbraccio ancora per qualche secondo prima di staccarmi; gli sorrisi e gli diedi una pacca sulla gamba.
-Coglione, mi sei mancato!- esclamai iniziando a fargli il solletico.
Passammo il resto della serata a lottare con i cuscini e a parlare di tutto quello che era accaduto in quei mesi di silenzio, fino a quando non scoccarono le dodici di sera.
-Devo andare, il mister starà girando per le stanze per assicurarsi che non siamo scappati a qualche festa- Risi e abbracciai un'ultima volta Stephan, che mi accompagnò fino alla porta.
-Va bene, Cenerentola. Sia chiaro, domani faremo allenamento come ai vecchi tempi, mi manca scherzare con te- disse per poi farmi la buonanotte con un bacio sulla guancia.
Annuii contenta e lo salutai, sgattaiolando per i corridoi bui di quell'hotel. Fortunatamente non incontrai veramente il mister, ma era capace di girovagare sul serio per i corridoi, quindi mi sbrigai ad aprire la mia porta ed entrai frettolosamente nella stanza. Quando mi appoggiai sul letto mi accorsi di essere molto più rilassata e contenta, cosa che non provavo da quasi tre mesi. Certo, non ero stata sempre depressa, ma anche nei momenti di felicità c'era quell'odioso senso di colpa che mi pesava sullo stomaco.
Ora che avevo risolto con Stephan tutto era molto più semplice, persino addormentarmi, come di fatto feci qualche minuto dopo aver chiuso gli occhi.

Like an hurricaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora