Uscii dallo stadio fiera di me stessa. Ero ufficialmente nella lista dei convocati per le amichevoli e le qualificazioni degli Europei del mister Conte. Corsi in macchina da Paul e lo abbracciai, senza motivo, senza che lui potesse ribattere. Lo abbracciai forte, quasi gli stritolavo il busto, ma in quel momento non m'importava di niente. Era un bellissimo momento e lo stavo condividendo con la persona che amavo.
-Stasera voglio festeggiare! Usciamo con qualcuno della squadra? Magari Claudio? O Fernando, o chi vuoi tu! Voglio godermi questa giornata!-
-Chris ti hanno drogata?- Paul mi guardò confuso e preoccupato, e io scoppiai a ridere.
-Mi hanno convocato in nazionale Paul! Giocherò nell'Italia!-
-Stai scherzando!?- questa volta urlò anche lui incredulo.
-No Paul è tutto vero!-
-Vieni qui- mi prese e mi abbracciò ancora, nonostante la macchina non fosse comoda. Appoggiai la mia testa nel suo incavo del collo e lasciai che qualche lacrima di gioia rigasse il mio viso. Dovevo avvisare mia madre, era il nostro sogno infondo. Quando iniziai a giocare a calcio mi diceva sempre "Gioca sempre come se fosse l'ultima volta che lo fai, pensa che sia una finale dei mondiali", e io ci credevo. Immaginavo lo stadio del mio paesino pieno di persone, con la maglia della nazionale, ad urlare per un gol che tardava ad arrivare. Ad urlare per la propria nazione. Ovviamente erano solo pensieri, perchè in realtà il piccolo stadio era quasi sempre vuoto, e se c'era qualcuno si trattava di qualche anziano che andava a vedere il proprio nipotino giocare. Le uniche urla che si sentivano erano quelle dell'allenatore, e di tifosi ce n'erano davvero pochi.
Ma ora stavo godendo della mia carriera, avevo raggiunto il massimo che una ragazza potesse immaginare. Giocare in nazionale. Alla faccia di mio padre, che diceva sempre che il calcio non mi avrebbe portato da nessuna parte. Alla faccia sua, che cercava in ogni modo di ostacolare i miei impegni, i miei allenamenti e le trasferte. Avevo vinto io.
Paul mi portò a casa, ma non volle scendere perchè, a detta sua, si vergognava di conoscere i miei. Diventò tutto rosso quando me lo confessò, e lo lasciai perdere dandogli un bacio sulla guancia.
-Chiama Claudio, Fernando e Arturo, dì loro di far venire anche le loro compagne, va bene?- chiesi prima di scendere dalla macchina.
-Va bene, dove andiamo?-
-In discoteca sarebbe perfetto-
Fece segno di aver capito e mi mandò un altro bacio volante, mentre camminavo sul vialetto in pietre di casa.
-Mamma!- urlai e suonai il campanello come una forsennata.
-Mamma apri!- continuai, e non appena mia madre aprì entrai dentro casa velocemente.
-Cosa è successo?- chiese preoccupata, ma quando vide che sorridevo si calmò.
-Sono stata allo Stadio-
Annunciai.
-Ma oggi non avevi un giorno di pausa?-
-Si, ma non ho fatto allenamento. Ho parlato col mister nell'ufficio-
-Cosa hai combinato, Christine Muñoz?- accentuò il mio nome intero come faceva quando era arrabbiata, ma non ci diedi peso.
-A fine mese giocherò la qualificazione degli Europei e un'amichevole tra nazionali!-
-Nazionali? Mi prendi in giro?-
-Tutto vero, ho deciso di giocare con l'Italia, non con la Spagna, per... vari motivi-
Soprattutto per Stephan, pensai.
-Complimenti tesoro, sei il mio orgoglio- mi diede un bacio sulla fronte e mi lasciò andare in cucina. Preparai un panino veloce e lo divorai in pochi secondi.
-Stasera non ceno qui, esco con alcuni compagni-
-Fai la seria- si raccomandò mia madre incrociando le braccia sul petto.
-Stai tranquilla, domani ho allenamento non mi ritiro molto tardi-
Nonostante avessi ormai compiuto diciotto anni fa un pezzo, mia madre mi trattava come se ne avessi dieci.
Salii in camera e restai lì fino all'orario di cena, quando mi chiamò Claudio.
-Ehi campione!- risposi mentre giocavo con una pallina di gomma stesa sul letto.
-Allora saremo compagni di squadra anche in nazionale! Complimenti piccola-
-Grazie Claudio, è fantastico. Ti ha avvisato Paul?-
-Si, ed è proprio per questo che ti ho chiamato. Fernando vorrebbe portare una sua vecchia amica con lui, può?-
-Certo! Oggi dobbiamo divertirci-
-Certo, ora vado. Devo portare i piccoli dalla nonna, così Roberta può venire con me stasera-
-Non vedo l'ora di conoscere tua moglie, a dopo-
-A presto-
Mi alzai svogliatamente dal letto e aprii l'armadio per scegliere cosa indossare per quella serata magica. In realtà, restando stesa sul letto per tutto il pomeriggio, ero un po' assonnata, ma non avevo intenzione di dare buca ai miei amici e a Paul.
Optai per un tubino azzurro che arrivava fino alle ginocchia, e abbinai le scarpe e tutti gli accessori da indossare sopra l'abito.
Mi piacevo, non ero male, anche se il mio fisico lo avrei tranquillamente scambiato con qualcun'altra. Gli allenamenti e la vita calcistica avevano fatto si che le mie gambe fossero muscolose, e nonostante fossero toniche e magre, non mi sembravano adatte ad una ragazza. Scossi la testa e levai quei pensieri dalla mente, non era momento per deprimersi. Indossai le scarpe vertiginose cinque minuti prima che Paul venisse a prendermi con la macchina, e insieme ci avviammo verso la discoteca più vicina.