-Sei pronta? Dobbiamo andare- la voce di Martin fuori dalla mia camera mi riportò alla realtà e mi sbrigai a sistemare la mia chioma di capelli scuri in una coda ordinata.
Fortunatamente non pioveva più e avremmo visto la partita senza tenere un ombrello sopra la testa.
Misi a posto i miei trucchi e lasciai la stanza perfettamente ordinata prima di uscire e raggiungere finalmente i miei amici nella hall dell'albergo.
-Ci siamo tutti?- chiesi. Probabilmente ero l'ultima, la solita ritardataria, ma il cenno di negazione di Carlos mi fece ricredere.
-Ecco la femminuccia della squadra- disse ancora indicando Arturo che scendeva frettolosamente le scale, accorgendosi di essere in ritardo.
-Scusate, mi ero addormentato-
Ridemmo e ci avviammo insieme al mister fuori dall'hotel, dove ci aspettava il pullman del giorno precedente.
-Lo stadio dista circa un quarto d'ora di macchina, avremo tutto il tempo necessario per sistemarci- ci informò Allegri.
Un brivido di adozione mi percorse la schiena al pensiero di essere una semplice spettatrice, invece di osservare tutto dal campo, con l'erbetta attaccata alle scarpette e gli striscioni dei tifosi sugli spalti.
Era strano ma emozionante allo stesso tempo, non mi capitava sempre di entrare in uno stadio con la massima tranquillità, sapendo di non dover giocare.
Una volta sistemati ai nostri posti l'autista partì per le strade trafficate di Monaco, rivelandoci finalmente la bellezza di quella città, che non eravamo riusciti a notare il giorno prima a causa della pioggia insistente
-Emozionati?- ci chiese il mister sorridente, forse era più felice lui che noi.
Non riuscii a non guardare Paul sorridere contento accanto a Giorgio, ma scostai subito lo sguardo per non farmi sorprendere da lui. Vederlo sorridere per me mi mancava, ma ormai avevo fatto una scelta, e per rispetto a mia madre dovevo rimanere della mia idea, in fondo non esisteva solo lui al mondo.
Dal finestrino riuscii ad intravedere la fantastica Allianz Arena, stadio del Bayern Monaco. Come ormai succedeva sempre, mi sentii in soggezione davanti a quello stadio così grande ed imponente, ringraziando il cielo che non ci avrei dovuto giocare.
L'autista parcheggiò proprio davanti l'entrata della struttura e scendemmo velocemente raggiungendo lo stadio prima che si riempisse di tifosi.
-I nostri posti sono dietro la tribuna d'onore, intesi?- disse il mister consegnandoci i biglietti uno ad uno con i nostri rispettivi nomi e non appena entrammo ci dirigemmo velocemente verso la nostra postazione, facendo attenzione a non perderci tra la folla che si faceva spazio nello stadio per prendere posto a sedere.
-Manca poco, non vedo l'ora- mi rivelò Roberto bevendo una lattina di coca, lasciando che ne prendessi un sorso.[secondo tempo - 40esimo minuto]
Con il Bayern in vantaggio di due gol, ormai la partita poteva considerarsi chiusa, ma continuai a saltare insieme ai tifosi del Bayern per incitare i giocatori a mantenere invariato il risultato: sapevo quanto contava l'appoggio del pubblico gli ultimi minuti, quando sei stanco e l'unica cosa che vuoi è sentire il triplice fischio dell'arbitro segnare la fine della partita.
Non ero mai stata tifosa del Bayern, ma portavo molto rispetto, essendo una squadra difficile da battere.
Quando finalmente la partita terminò si sentì un enorme boato del pubblico di casa applaudire e gridare per la loro squadra, mentre i tifosi dell'Hertha stava già raggiungendo le uscite, sconfortati per quella sconfitta pesante.
-Chris, andiamo negli spogliatoi, magari facciamo quattro chiacchiere con qualcuno- consigliò Roberto e vidi anche altri della squadra annuire approvando la sua proposta.
Abbassai il capo cercando di riscaldarmi un po', ma fu tutto inutile a causa delle basse temperature della sera.
Riuscimmo ad entrare negli spogliatoio grazie ad una buona parola del mister, che sembrava più un babysitter che una semplice persona che voleva assistere ad una partita, ma sapevamo che lo faceva volentieri; in poco tempo era riuscito a creare un solido legame con noi, ed era solo da ammirare.
In poco tempo persi di vista i miei amici, ma riuscii lo stesso a trovarmi davanti la porta degli spogliatoi, rigorosamente rossa come quasi tutti i corridoi e le stanze di quello stadio.