Dall'altra parte

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Riuscivo solo a percepire la presenza di quell'enorme peso sul mio petto e il suono di alcune voci in lontananza, confuse.

Quando aprii gli occhi la sensazione di opacità della mia vista non era ancora svanita, anche se ero in grado di distinguere due persone che mi giravano attorno, in maniera quasi irritante. D'un tratto sentii un colpo nella gabbia toracica, come se stessi trattenendo il fiato da una vita e dovessi riprendere fiato, subito dopo sentii l'urgenza di urlare: sentivo di nuovo quel dolore esacerbante all'addome.

Iniziai a vedere un barlume, come una lucciola che si muoveva a zig-zag davanti ai miei occhi, mentre sentivo che si stavano bagnavano di lacrime, il male era insopportabile. Mi sentivo sopraffatta dal dolore, come se stessi agonizzando, ero compressa dal peso del mio petto, dai miei pensieri e dalla sensazione di freddo gelido, assieme alla fastidiosa presenza di quelle due persone, che continuavano a toccarmi e starmi addosso.

In meno di un attimo mi resi conto che si trattava di soccorritori, che mi stavano dicendo qualcosa rispetto a una macchina che aveva sorpassato e che aveva causato un grosso incidente. Provai a muovere la testa, per guardarmi intorno e cercare di capire cosa fosse successo, ma un paio di mani, di una terza persona che notai solo alzando gli occhi verso l'alto, erano impegnate a tenermi fermo il collo, mentre mi veniva messo un collare. Il dolore alla pancia era peggiorato a causa dei singhiozzi che non riuscivo a trattenere, mentre piangevo mi sembrava di stare morendo. Una donna gentile iniziò a farmi domande sul mio stato di salute e le medicine che prendevo, muovendo una piccola torcia che minuti fa avevo scambiato per un luccichio. Provavo a risponderle, ma dalla mia bocca non uscivano suoni. Nonostante ciò, mi sentivo come se stessi urlando, in preda al panico, in preda alle fitte e divorata dai singulti. Provai di nuovo a guardarmi intorno, muovendo gli occhi all'impazzata: vedevo solo gente che urlava, piangeva, si lamentava... poliziotti, persone che litigavano e macchine...tante, troppe, addossate tra di loro. Girai lo sguardo alla mia destra, la nostra automobile si era accartocciata su un lato.

"Oddio" non so se lo pensai o se effettivamente lo dissi.

Era il lato dove guidava Jin.

Provai in tutti i modi a chiedere di lui ai soccorritori, sforzandomi al massimo pur di emettere qualche suono.

"Il mio fidanzato"

Non sembravano avermi capito, erano troppo impegnati a toccarmi le gambe, i piedi, il petto, dappertutto.

Lasciatemi in pace

"Jin, il mio ragazzo"

"Dana, la ragazza sta cercando di dirti qualcosa" notò un operatore.

"Jin" ripetei senza voce, provando ad indicare l'auto con lo sguardo.

"Il cantante. – indicò con un cenno l'uomo di prima- È il suo fidanzato" chiarì.

Non ricevetti risposta, in cambio ottenni solo l'espressione mortificata e preoccupata della donna. Fu in quell'esatto istante che sentii vuoto allo stomaco, seguito da un immenso senso di nausea, come mi fosse appena crollato il mondo addosso. Cosa diamine voleva dire quell'occhiata?!

Sentii un grido dall'altra parte della carreggiata

"Abbiamo il battito! E' in fibrillazione ventricolare"

Non feci in tempo a mettere insieme ciò che avevo appena sentito: mi si fermò il cuore per un istante.

Da dietro la nostra auto si palesò un équipe di soccorso e una barella, dalla quale vedevo un braccio penzolare. Non mi era bastato altro per capire, anche se ebbi conferma di quello che credevo quando i soccorritori si allontanarono dalla lettiga, rivelando la figura di Jin, steso inerme, intubato, mentre un uomo poggiava sul suo petto le piastre di un defibrillatore.

"Carica"

Ti prego, no

Era come nel peggiore degli incubi, non volevo credere ai miei occhi. Fu questione di istanti prima di udire le terribili parole:

"Libera"

Il corpo di Jin sobbalzò inevitabilmente sotto la scarica del defibrillatore, facendomi venire ancora più nausea. Era lo spettacolo più terrificante al quale avessi mai assistito ed era come se non potessi tirarmi indietro. I miei occhi trasudavano lacrime a non finire e non riuscivano a chiudersi, vittime di quella vista tremenda. Avrei preferito mille volte esserci io al suo posto.

"Carica"

I soccorritori si allontanarono di nuovo da lui, mentre rimaneva sempre un operatore a dirigere le cariche

"Libera"

Non ci riesco, fatelo smettere

La stessa orribile scena: il petto di Jin si inarcò sotto l'ennesima scossa, eppure non cambiò nulla. Non potevo sopportare tutto ciò, non riuscivo davvero a capacitarmi di ciò che stava accadendo, non capivo cosa non stesse funzionando, non capivo perché ero sottoposta quella tortura, e non capivo perché in quella situazione ci fosse proprio il mio fidanzato e non io o qualcun altro. Volevo solo che Jin desse qualche segno.

Forza...

Non ce la facevo più, stavo decisamente dando di matto: scoppiai a piangere e urlare con tutte le forze che avevo in corpo, in preda al panico e alla disperazione. Ciò attirò l'attenzione dell'équipe attorno a lui.

Svegliati Jin, apri gli occhi

In meno di un secondo avvertii di nuovo la sensazione delle spalle di piombo e sentii le mie energie evaporare in una frazione di secondo. Ancora tutto buio.

Ti prego non mi puoi lasciare, non ora, non così.

Resisti, ti scongiuro 

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