Per la prima volta

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Avevo la sensazione che il cuore mi sarebbe scoppiato da un momento all'altro, come si poteva chiaramente udire dal cinguettio del monitor ECG che mi seguiva, attaccato al letto, mentre un infermiere dietro di me lo guardava, con un'espressione che era una via di mezzo tra la preoccupazione e il divertimento.

Mi specchiavo nelle porte dell'ascensore, senza riconoscermi, mentre attendevo con impazienza che queste si aprissero. Il mio viso era pallido -ad eccezione della guancia destra, rossa e leggermente gonfia- ed era solcato da qualche taglietto, che supponevo fosse provocato dalle schegge del parabrezza, esploso.

Guardai le figure slanciate di Namjoon, JK e Hobi rivelarsi all'apertura dell'ascensore, mentre mi aspettavano al piano superiore, irrequieti. In corridoio, a ridosso della porta che supponevo fosse quella della camera di Jin, mi accolsero sorridenti, per quanto potevano esserlo, Yoongi, V e Jimin. Ricambiai il sorriso, genuinamente contenta di vederli al completo, anche se il mio cuore aspettava solo di vedere una persona.

Chiusi gli occhi mentre varcavo la soglia della stanza, quasi preoccupata di ciò che mi sarebbe aspettato. Li aprii piano, con cautela, mentre sentivo che il letto finalmente si era fermato in un punto preciso della stanza.

Girai gli occhi a destra e scoppiai a ridere, istericamente, mentre il cuore batteva sempre più forte e alcune lacrime si erano già fatte strada fuori dai miei occhi. Misi una mano davanti alla bocca, tra lo stupore e il sollievo, mentre cercavo di smetterla di ridere. Non potevo crederci che Jin fosse proprio lì con me.

"C...c-cosa c'è di ..tanto d-divertente...?" sbiascicò Jin, senza forze, mentre un angolo della sua bocca si sforzava di alzarsi in un sorrisetto.

C'era il fatto che pensavo fosse morto sotto i miei occhi, qualche ora prima di svegliarmi qui. C'era il fatto che questa stupida vita era imprevedibile e che oggi, a discapito di tutto, a noi era andata anche bene. C'era il fatto che dovevamo passare una settimana da soli e tranquilli, invece ci trovavamo in una stanza d'ospedale circondati da gente. C'era il fatto che non sapevo bene perché facevo così, forse perché ero stanca morta e confusa, forse perché non mi sembrava vero che Jin mi stesse già parlando, maledetto scemo: doveva pensare a riposarsi. Infine c'era il fatto che, se Jin si fosse guardato allo specchio, si sarebbe arrabbiato da morire nel vedere i punti di sutura e i lividi rossi che ricoprivano l'emisfero sinistro del suo volto.

Provai a rispondergli, approfittando di un attimo di calma nella mia risata

"Pensavo fossi morto" singhiozzai, accompagnata dalle fitte allo stomaco.

Lo guardai mentre si sforzava di tendere il braccio, quello che non aveva rotto, verso il mio letto, prima di sussurrare

"Pensavo lo stesso di te..."

Ignorai quello che mi aveva appena detto, dato che ero troppo occupata a cercare di stringergli la mano, invano: riuscii solo a toccargli la punta delle dita.

"b-buon anniversario amore -sbiascicò sorridendo, mentre la testa gli ciondolava dalla parte del cuscino che guardava a me – ti amo"

Non potei evitare di ridere un'altra volta, per l'assurdità delle circostanze: Jin non aveva mai detto quelle parole, lo spaventavano a morte, eppure gli ci era voluta un'esperienza del genere per convincerlo a dirmele.

Riuscii ad afferrargli un dito e a stringerlo.

"Ti amo anche io" sorrisi.

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