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natasha simeone
non pensavo che mio fratello fosse così veloce a trovarmi il primo treno che porta a Firenze.
il mattino dopo mi trovai il biglietto nella posta e chiamandolo lo ringraziai dicendogli che ci saremo visti il giorno dopo.
che sarebbe oggi.
sto per lasciare Roma, la città dove ho vissuto e conosciuto persone importanti.
ma anche dove ho perso persone importanti, le ho perse molto più facilmente di come le ho conosciute sicuramente.
chi lo avrebbe mai pensato.
la sorellina fragile di Giovanni Simeone sta per cambiare vita entrando in una cosa molto
più grande di lei: il mondo del calcio.
perché so che in un modo o in un altro ne entrerò a far parte, se non adesso tra qualche mese il tempo di ambientarmi.
ma sto davvero per farlo, e sono contenta.
alzo i miei occhiali da sole mettendo le cuffiette nelle orecchie per distrarmi dalle paranoie del cambiamento, non può andare niente storto infondo ho mio fratello.
accendo il cellulare vedendo una notifica.
una sua notifica.
una notifica di Thomas.

da Thomas:
Nat ho saputo, hai già preso il treno?

che cosa si aspettava?
che sarei passata a casa sua dopo che mi ha detto che non mi ama più?
avrei dovuto anche avvisarlo?
stringo il cellulare tra le mani scrivendo un semplice e conciso si per poi chiuderlo e chiudere anche gli occhi.
forse arriverò tra un oretta e sinceramente non so nemmeno dove mi trovo, sposto lo sguardo su un bambino con la maglietta della fiorentina: si gira di spalle e sorrido quando vedo il numero 9, Simeone.
mi distraggo dalla voce metallica che avvisa che la prossima fermata sarà la mia, digito un veloce messaggio a Giovanni e quando mi risponde di essere già fuori annuisco anche senza che lui può vedermi.
preparo i bagagli e mi incammino davanti la
porta verde e rossa del treno.
mi ha detto Giovanni di camminare a destra per una cinquantina di metri e di salire sulla prima auto nera che vedo.
spero solo di non salire su una sbagliata.
vedo da lontano un ragazzo molto simile a lui e capisco che è lui dal berretto bianco e gli occhiali da sole quadrate.
"Gio?"
lui alza la testa sorridendo.
"ma quanto sei bella."
mi viene in contro stringendomi in un abbraccio forte: mi erano mancate le sue braccia grandi e il suo profumo di cannella.
"dopotutto sono tua sorella, ho preso dal migliore."
lo sento ridere e quando ci stacchiamo mi mette una mano sulla testa come quando eravamo bambini, mi spettinava sempre i capelli e io lo rincorrevo arrabbiata.
"sei contenta di essere qui?" mi chiede prendendo una borsa caduta a terra per poi caricarla in macchina.
"mi ci vorrà un po' per abituarmi, ma si, sono contenta." gli dico aiutandolo.
"è una bella città Firenze, ci sono io e poi la squadra è molto affettuosa credimi. ti ci troverai bene Nat."
annuisco sperandolo.
salgo in macchina alzando il finestrino a causa dell'aria condizionata, lui mette in moto e si toglie il berretto da testa.
"dove andiamo?" gli chiedo girando lo sguardo verso di lui.
"ti porto a conoscere la squadra e il mister, dopo andiamo a casa e poi boh, vuoi fare qualcosa stasera?" mi chiede guardandomi anche lui.
"Gio per me è uguale, decidi tu."
"pizza tranquilla?"
"pizza tranquilla."

arrivati al centro sportivo il presidente ha chiesto per un attimo la presenza di Giovanni nel suo studio per parlare della prossima partita dicendomi che potevo tranquillamente restare ad aspettare sulle poltrone se non mi andava di andare con lui.
mi sono seduta e mi sto guardando attorno da quando sono sola, è un posto molto bello e accogliente.
e poi è davvero grande.
la piantina segna: i campi, gli spogliatoi, una palestra, gli uffici di presidenza, una piscina, un magazzino, una sala giochi, un infermiera, la sala stampa, una sala per le riunioni di squadra e una per le scarpe e i varii completi.
mi appoggio con le spalle alla poltrona e accavallo le gambe giocando con il codino che ho al polso.
"uhm.. ciao?"
alzo la testa di scatto e quando vedo Stefano Pioli nonché allenatore di squadra mi alzo in piedi.
"sono la sorella di Giovanni Simeone." dico.
lui sorride annuendo.
"ah bene, Giovanni mi ha detto che saresti arrivata oggi. colpa mia."
annuisco ammiccando una risata mentre mi tende la mano.
"Stefano Pioli, allenatore della Fiorentina."
"Natasha Simeone."
dopo la stretta di mano lui gira la testa guardando la porta bianca dove qualche minuto fa è entrato Giovanni.
"Giovanni?" mi chiede a proposito.
"uhm.. l'hanno chiamato per chiedergli qualcosa riguardo una partita, credo." gli dico sperando di non sbagliare, lui annuisce.
"bene, quando esce ricordagli di venire in campo. sicuramente vorrebbe presentarti ai suoi compagni di squadra." mi dice poggiando la sua mano sulla mia spalla, annuisco e poi l'allenatore si allontana probabilmente per andare in campo.
torno a sedermi sulla poltrona aspettando mio fratello che esca.

filo rosso. || FEDERICO CHIESA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora