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federico chiesa
faccio un paio di palleggi con il ginocchi fin quando non sento una casacca volarmi addosso.
non può essere stato l'allenatore, si è allontanato un oretta fa dicendo di aver cose da fare e credo sia abbastanza impossibile che sia già rientrato.
"voglio squadre equilibrate e massima concentrazione." dice Jordan e capisco che la volata della casacca è opera sua.
ci stiamo allenando e anche se è una semplice partita tra di noi, detta anche partitella, ovviamente vogliono che diamo sempre il meglio di noi.
proprio come una partita normale allo stadio, si pensa alla vittoria rimanendo comunque umili.
mi si avvicina Marko mentre mi sto infilando la casacca e quando noto che lui non c'è l'ha sghignazzo.
adesso me la rido per bene, Pjaca.
"oggi contro?" gli chiedo facendolo ridere, si porta le mani ai fianchi annuendo.
"già, oggi contro. attento che prima vedi il
pallone mentre il secondo dopo no." mi stuzzica facendomi ridere.
"certo come no, tu te lo trovi in fronte poi."
"mi stai sfidando, Chiesa?" mi chiede mettendosi davanti a me, porto le mani all'altezza delle spalle in segno di innocenza.
"non oserei mai, signor Pjaca."
lui se la ride dandomi un piccolo schiaffo dietro alla nuca per poi allontanarsi: gioco con le dita delle mani in modo frenetico e solo dopo qualche minuto capisco che cosa sto facendo.
sorrido di sghembo e posso ancora vedere il viso del nostro giocatore numero 13 mentre muoveva le mani come sto facendo io in questo momento.
alzo gli occhi al cielo.
la vita è ingiusta amico mio.
non avrei mai pensato di non vedere più Davide affianco a me mentre mi passava il pallore se pur giocando: non ero assolutamente pronto per la sua perdita.
è stato un ottimo amico, un bravissimo giocatore e un ottima guida.
anche se sono andato in parte 'avanti' so che una parte di me non accetterà mai il fatto di non vedere più Davide.
ci manchi, amico mio.
"federico chiesa? ci sei?"
mi scuote Jordan facendomi svegliare dal mio stato di trance.
"certo, iniziamo?" chiedo soltanto sperando
che non continui a chiedermi il perché della mia momentanea assenza psicologica.
"già, iniziamo." mi asseconda.
prendo posto a destra in un attacco a due con Thereau: il preparatore atletico posiziona il pallone al centro del campo e sorride guardando accanto gli spalti.
i miei compagni si girano e con loro anche io.
guardiamo Giovanni con l'allenatore Pioli è una ragazza accanto al primo.
"continuate pure l'allenamento, dopo abbiamo delle cose da raccontarci." dice Pioli mettendosi il suo classico fischietto al collo, con un gesto di mano indica alla ragazza di sedersi sugli spalti nei posti privati e da una pacca sulla spalla a Giovanni.
che disgraziato, ha saltato allenamento.
la ragazza che fino a qualche minuto fa si guardava in giro spaesata adesso inizia a guardare le nostre facce, i suoi occhi verdi brillanti si incastrano con i miei: sposto lo sguardo su i suoi capelli neri e quando lei sposta lo sguardo mettendosi una ciocca di essi dietro alle orecchie capisco che forse è imbarazzata.
trattengo un sorriso.
per l'amor di dio i suoi occhi.
mi giro un ultima volta per guardare come imbarazzata al massimo si tortura gli elastici per capelli su i polsi.
devo concentrarmi.
dopo il che Pioli ha fischiato con il magico fischietto la partitella può iniziare: dopo varii passaggi per il campo il pallone finalmente arriva a me e anche essendo in un momento adesso per segnare decido di non farlo anche dopo che Lafont si è preparato.
ma dopo che Valentin mi ha passato la palla incredulo che non ho tirato decido di tirare facendo finire il pallone in porta portando la squadra all' 1-0.
sorrido ai miei compagni avversari sentendo l'applauso di Giovanni sugli spalti.
la partitella ormai finita con un 2-0, batto il cinque a Marko mentre ci incamminiamo accanto al Pioli in compagnia di Giovanni è quella ragazza.
"ottima partita, forse portare ospiti vi stimola." dice Pioli inarcando un sopracciglio mentre sposta lo sguardo su di me, mi limito a sorridere anche se leggermente imbarazzato.
"oggi il vostro compagno Simeone se l'è scampata ma per un buon motivo. vorrei presentarvi sua sorella che resterà con lui."
giovanni ha una sorella e non me l'ha mai detto?
non abbiamo mai parlato tanto della sua sorella ma se ne avessi avuta una lui lo saprebbe.
un coro di ciao, benvenuta, ti troverai bene invadono la testa della povera ragazza e mentre lei sorride timidamente io mi perdo nelle sue fossette alle guance.
le vene giovanni non mi ha mai detto di avere una sorella?
e che sorella.
dopo varie stette di mano e sorrisi decido di farmi avanti: mi avvicino a Giovanni dandogli una pacca sulla spalla.
"te la scampata, disgraziato." gli dico facendolo ridere.
"me la farai pagare domani, amico." mi dice lui annuendo per poi alzarsi, mi allontano da lui porgendo la mano alla sorella.
"Giovanni non mi ha mai detto di avere una sorella, tu sei?" le chiedo facendola ridere.
la sua risata.
"Natasha, ma semplicemente Nat."
"tu invece sei Chiesa? Federico Chiesa?"
annuisco.
"sono Chiesa, ma semplicemente Federico o Fede, come ti pare."
lei sorride e decido di andare a farmi una doccia.
Natasha ma semplicemente Nat.

filo rosso. || FEDERICO CHIESA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora