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natasha simeone
"ci metterò poco vedrai, a breve dovrebbero arrivare gli altri della squadra ti riconosceranno loro."
annuisco dandogli un bacio sulla guancia, lui si allontana camminando verso la sala conferenza mentre io mi siedo sulla poltrona accendendo il telefono.

da Thomas:
auguro anche a te di essere felice come lo sei stata con me, sei una brava persona Nat non dimenticarlo.

ero felice con te Thomas e tu questo lo sapevi ma hai comunque deciso di rovinare tutto senza nemmeno provarci a rimediare.
ma va bene così, ormai io sono a Firenze lontana da lui e non ho intenzione per il momento di tornare a Roma per sentire quanto gli dispiace di avermi lasciata.
non ne ho voglia, non per ora.
"tu sei la seconda figlia d'arte quindi?"
alzo la testa vedendo un ragazzo con dei pantaloncini corti e la maglia tipica della fiorentina, i suoi capelli sono disordinati e ha un sorriso compiaciuto sul viso.
figlia d'arte?
"scusa colpa mia, sei Natasha vero? non dirmi che ho sbagliato persona."
mi rilasso sapendo che non ha sbagliato persona e inizio a giocare con gli elastici su i polsi, mi alzo annuendo mentre lui mi porge la mano in segno cordiale.
"uhm.. si sono io." dico soltanto in prenda alla vergogna e sopratutto chiaramente impacciata.
"io sono Marko Pjaca, credo che tu mi abbia già sentito parlare tramite tuo fratello."
e come se ne ho sentito parlare: Giovanni e Marko hanno sempre avuto una bella amicizia da quando sono in squadra insieme, e ricordo quando una volta lo chiamai e mi rispose lui al telefono.
meglio che non gli ricordo questa brutta figura, gli stringo la mano sorridendo mentre annuisco.
"si, mi ha parlato spesso della vostra amicizia. sostiene che sei un ottimo giocatore." gli dico facendogli ammiccare una risata.
"chissà perché a me non lo dice." ride sedendosi accanto alla poltrona dove prima ero seduta io, rido anche io.
"come mai prima ti sei stupita quando ti ho chiamata figlia d'arte?" mi chiede strano.
"mai nessuno mi ha chiamata figlia d'arte." alzo le spalle ovvia sedendomi poi accanto a lui.
"cavolo! sei la seconda figlia di Diego Simeone, l'allenatore dell'' Atletico Madrid!" mi dice come se fosse stato uno sbaglio chiederlo.
non mi sono mai considerata figlia d'arte, forse e molto probabilmente perché non sono una calciatrice.
ma credo che nemmeno mio fratello si consideri un figlio d'arte, dov'è adesso è solo grazie a lui anche se nostro padre lo allenava a volte.
"non mi considero una figlia d'arte, ma se era un complimento.. grazie." gli dico sorridendo.
"sembra che ho un altro Giovanni accanto a me." si sbatte una mano in faccia facendomi ridere.
è estremamente simpatico.
dalla porta d'ingresso entrano due ragazzi: uno di loro ha ugualmente dei pantaloncini bianchi con una t-shirt della Nike e delle scarpe della stessa marca, si avvicina a me porgendomi la mano.
"sei tu la sorellina nascosta di Giovanni? piacere io sono Marco Benassi." mi dice, gli sorrido stringendogli la mano e poi strizza gli occhi.
"scommetto che se ci fosse stato mio figlio qui avrebbe detto che hai proprio un bel faccino." dice facendomi ridere.
"ringrazia tuo figlio da parte mia allora."
"sarà fatto!" esclama per poi sorpassarmi, sposto lo sguardo al ragazzo che è entrato accanto a lui e vedo che è Federico Chiesa.
nonché figlio di Enrico Chiesa ex calciatore, lui è un figlio d'arte suo padre era incredibile.
"noi ci siamo già conosciuti." dice mettendosi le mani in tasca, ieri aveva i capelli in disordine per il gioco adesso c'è li ha completamente in ordine.
"federico." lo saluto soltanto, vedo il suo sorriso crescere e i suoi occhi luccicare al suo nome.
"natasha."
il mio nome detto da lui è completamente un altra cosa, sembra che lui il tempo lo fermi e lasci lo spazio al mio di nome.
resta difronte a me senza dire niente proprio come me, ci stiamo solo guardando e sembra che stiamo vivendo una conversazione molto animata.
"ehi, ehi ragazzi? vi siete imbambolati?" ci chiede retoricamente Marko scuotendo Federico, lui ride facendomi ridere e poi lascia un leggero schiaffo al suo amico seduto.
"vuoi qualcosa alle macchinette? magari puoi farmi compagnia se non vuoi nulla." mi dice il ragazzo che fino a un minuto fa era fisso a guardarmi come lo ero io.
"certo." gli dico soltanto, lui si gratta il naso e poi ritorna con le mani in tasca facendomi strada per il corridoio.
"domani ci sarà una partita amichevole e i ragazzi vorrebbero andare a pranzo fuori, puoi venire se non hai niente da fare." mi dice il ragazzo mettendo dei soldi nel distributore automatico.
"certo, ci sarò." gli dico soltanto per poi guardarlo intento ad aprire la bustina della merendina.
"vuoi una mano?" gli chiedo mentre lui rassegnato annuisce.
"uhm.. questa è tua." mi dice poi prendendo un altra merendina, gli apro la sua porgendogliela mentre lui imbarazzato sorride.
"grazie per la merendina allora." gli dico morendola facendolo ridere.
"ti ringrazi per tutto?" mi chiede poi.
"così dicono." rido.

filo rosso. || FEDERICO CHIESA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora