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Dovevo ancora raggiungere la mensa quando sentii qualcuno appoggiare una mano sulla mia spalla e fermarmi. Sussultai per lo spavento, voltandomi di scatto.

Harry sostava dietro di me e il lieve fiato accellerato mi fece subito capire che aveva corso per raggiungermi. Mi chiesi quale fosse il motivo per cui si stesse scomodando così tanto con me. Non potevo negare di provare una sorta di piacere, ma da come si era presentato, non credevo potesse agire in quel modo.

In primis, le sue scuse erano davvero l'ultima cosa che mi sarei mai aspettata. In secondo luogo, non avrei mai pensato potesse seguirmi fino a quel punto.

Cercai di assumere l'espressione più indifferente che mi riuscisse, restando in silenzio affinché parlasse. Il ragazzo, però, rimase in silenzio, mantenendo il contatto visivo con me.

Attesi, forse per un paio di minuti, ma Harry sembrava deciso a non voler proferire parola. Rimaneva lì, fermo, con le sue grandi iridi verdi puntate nelle mie.

Stufa, abbassai lo sguardo, indirizzandolo verso la porta chiusa della mensa. Il profumo del cibo mi indondava le narici, facendomi capire quanta fame stessi provando in quel momento. Alla fine, sentii un grugnito provenire dalla bocca di Harry e, nel giro di un secondo, la sua palestrata schiena mi si presentò davanti.

Sembrava aver rinunciato a ciò che voleva dirmi e sotto un certo aspetto mi sentii molto più sollevata quando lo vidi chiudersi la porta della mensa alle spalle. Presi un profondo respiro e mi abbandonai contro la parete.

Come se non bastassero le mille domande presenti nella mia testa, Harry sembrava un'ulteriore fonte di confusione. Non lo capivo, davvero. Trovavo disarmante il suo modo di osservarmi, ma al tempo stesso provavo piacere nel notare che il suo sguardo era fisso su di me.

Certo, sua sorella mi aveva quasi spaccato un polso e al nostro primo incontro la simpatia sembrava essere sparita del tutto, a livello umano quel ragazzo non era proprio la persona più dolce della terra, ma per quale motivo mi attirava in quel modo?

Sospirai, convincendomi del fatto che Harry non sarebbe dovuto essere un mio problema; avevo già troppe domande per la testa, non potevo concedermi anche le tipiche paranoie adolescenziali sui ragazzi.

Prendendo l'ennesimo lungo respiro, varcai a mia volta la soglia della mensa, attirando l'attenzione di poche persone. A quanto pareva, le altre erano troppo impegnate a parlare dell'estrazione del giorno seguente. Non appena mi ricordai anche di quello, un'altra preoccupazione mi avvolse.

Possibile che non riuscissi a stare tranquilla nemmeno per un secondo? Mi passai una mano sulla fronte, cominciando a guardarmi intorno, nella speranza di trovare Connie, Ana, Liam e Percy.

A differenza di loro, il mio sguardo intercettò quello infuocato di Gemma. Mi osservava con quella tipica espressione omicida, mentre tra le dita si faceva rigirare quello che riconobbi essere un coltello.

Deglutii velocemente, sperando di non ritrovarmi quel coltello infilato nella giugulare. Sicuramente, non sarebbe stata la prima volta per lei. Scacciai quell'ennesimo pensiero e mi sforzai di non notare Harry seduto accanto a lei. Non sapevo cosa stesse facendo, ma per una strana ragione mi sentivo addosso anche il suo di sguardo.

Mi ritrovavo in piedi quasi al centro della mensa, circondata da tutte quelle voci e immaginare lo sguardo di Harry su di me, mi bastava per farmi sentire a disagio.

"Dawson" la voce di Louis mi arrivò alle spalle, facendomi sentire decisamente meglio.

Mi voltai verso di lui, rivolgendogli un flebile sorriso. "Ehi... scusa il ritardo" ammisi, concentrandomi solo ed esclusivamente sulla sua figura; alle sue spalle, però, intravidi la chioma corvina di Percy, seduto accanto a Liam. Fui felice di vederlo intrattenere una conversazione privata con Connie.

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