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Guardai a lungo quel ragazzo di fronte a noi, facendo spostare lo sguardo da lui ad Anastasia, che sembrava rimasta incantata dalla sua figura.

Non era un brutto ragazzo, anzi. Era molto attraente, ma il particolare che continuava a catturare la mia attenzione, era il colore dei suoi occhi: erano di un azzurro quasi indescrivibile.

Avrei potuto dire che era un azzurro identico al colore del mare, o al colore del cielo durante una splendida giornata estiva, quando il sole brillava alto e le nuvole non davano fastidio.

Sembrava quell'azzurro identico al colore dei ghiacciai. Non sapevo definire con esattezza quale azzurro potesse rispecchiare a pieno il colore dei suoi occhi; erano comunque magnetici, perfetti in quel viso abbastanza magro.

Aveva dei lineamenti ben definiti, tipici di un ragazzo di quasi ventitré anni. Aveva delle sottili labbra rosse, contornate da un leggero strato di barba chiara, simile al colore dei suoi capelli. Questi, erano spettinati e un po' lunghi, di un colore simile al miele.

Lo guardai con insistenza, mentre lui reggeva il mio sguardo con un'espressione quasi divertita. Avrei dovuto parlare, chiedergli chi fosse, ma la paura di aprire bocca di fronte a lui sembrava essersi impossessata di me.

Mi sentivo quasi inferiore a lui, che sorrideva lievemente e mi squadrava da capo a piedi. Aveva le braccia incrociate al petto, mentre le sue spalle -non molto robuste, ma abbastanza larghe- erano appoggiate contro la parete.

"Potete accomodarvi, mentre aspettiamo gli altri" la sua voce era acuta, quasi simpatica e piacevole da ascoltare. Sentii Anastasia accomodarsi all'istante, senza mai staccare gli occhi dal ragazzo.

Decisi di imitarla, muovendo qualche passo per raggiungerla sul divano, così da prendere posto accanto a lei. Sussultai di nascosto quando vidi che anche il ragazzo si stava muovendo.

Non fu una grande sorpresa quando lo trovai seduto di fronte a me. Posizionai le mie mani sulle ginocchia, riuscendo a sentire le ossa della gamba. Avevo notato di essere abbastanza magra, e in quel momento realizzai che non avevo ancora toccato cibo.

Come a darmi conferma, il mio stomaco iniziò a dare segni di vita, brontolando rumorosamente. Anastasia mi guardò, come per farmi capire che anche lei stava morendo di fame.

"Tranquille, farò una veloce presentazione e vi porterò alla mensa" il ragazzo parlò di nuovo, attirando ancora una volta la nostra attenzione.

Mi chiesi quanto tempo fosse passato da quando eravamo scese, mi chiesi anche per quale motivo non fosse sceso ancora nessun altro. Pensai anche a Rory, chiedendomi come si stava trovando e se non mi stesse aspettando.

L'istinto di alzarmi e correre di sopra fu ben presto rimpiazzato dalla voce di Anastasia. "Chi sei tu?" Domandò con coraggio.

"A breve farò la mia presentazione" mostrò l'ennesimo sorriso a fior di labbra, limitandosi ad alzare di poco gli angoli della bocca. "Voi due come vi chiamate?" Ci chiese, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e sporgendosi verso di noi.

Come per istinto, cercai di indietreggiare, sentendo la mia schiena entrare in contatto con il tessuto morbido del divano.

"Anastasia" rispose la mia vicina, passandosi una mano tra i corti capelli. Lo sguardo del ragazzo, allora, si posò su di me, aspettando una mia risposta.

Mi morsi il labbro inferiore. "Dawson" mi sentivo davvero una sfigata. Sembrava quasi che la mia forza fosse sparita in un battito di ciglia, venendo rimpiazzata da quella timidezza che non avevo ancora percepito da quando mi ero svegliata.

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