019.

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Alle 23 precise mi ritrovai davanti a quella che ricordavo essere la porta della camera di Louis.

Indecisa se bussare o meno, sostavo davanti alla porta, dondolandomi su un piede e l'altro.

Ero uscita dalla mia camera convinta di quello che stavo facendo. Volevo arrivare ad una conclusione e, se Louis aveva un piano, lo avrei ascoltato, pronta e determinata su ciò che voleva fare il Prefetto.

Durante il tragitto, però, quel familiare e opprimente senso di paura di avvolse, stringendomi tra le sue braccia e, ovviamente, iniziai a dubitare.

Non avevo detto nulla ad Ana e, in tutta onestà, cominciavo a sentirmi in colpa anche per quello.

Tagliarla fuori da quella situazione non mi sembrava giusto, anche perché mi sembrava di aver colto il suo particolare interesse nei confronti del nostro Prefetto.

E io, da pessima amica, stavo passando del tempo con lui senza nemmeno accennarle qualcosa, senza nemmeno fornirle una spiegazione.

Mi passai una mano tra i capelli, in quel momento liberi dalla tipica treccia in cui ero solita legarli, stringendomi poi nella felpa nera che avevo indossato prima di uscire dalla stanza.

Mi morsi il labbro, sentendomi ancora più indecisa. Dopo qualche secondo, presa da un impeto di coraggio, feci retro front, percorrendo a veloci e grandi passi il percorso che avevo fatto per raggiungere quel luogo, tornando in quella che era la mia stanza.

Aprii velocemente la porta, non curandomi minimamente di poter svegliare la mia compagna di stanza, visto che il mio intento era proprio quello.

Mi avvicinai al suo letto, notando quanto fosse immersa nel suo profondo e rilassante sonno. Avrei potuto lasciarla stare, farla dormire per poi raccontarle tutto la mattina seguente, ma no.

Ero intenzionata a farla venire con me, a renderla partecipe di ciò che io e Louis stavamo programmando -o, almeno, farla partecipare al piano che Louis aveva in mente.

Non volevo aggiungere un peso alla lista; mi bastavano i mille pensieri su Harry -aumentati a dismisura dopo la cena, quando lo avevo visto intento a conversare con quella ragazza che non avevo mai notato fino a quel momento.

Sospirai, abbattuta, cacciando dentro quelle lacrime di tristezza che avevano iniziato a minacciarmi con troppa frequenza.

Non avrei pianto ancora. Non lo avrei fatto né per il Livello18 e per la situazione che mi stava soffocando, men che meno per Harry e le mie innumerevoli paranoie su di lui.

Mi ero ripromessa che avrei smesso di pensarci. Se lui riusciva a mettere una pietra sopra al nostro "rapporto", ci sarei riuscita anche io.

Non volevo essere l'unica a restarci male per quella separazione. Ero stata io a spingerlo a separarsi da me, a troncare quell'inizio di rapporto che si stava creando tra me e lui, ma era anche vero che lui avrebbe potuto rifiutare.

Avrebbe potuto provarci ancora, invece che mollare alla prima difficoltà.

Dopo quel mio breve esame di coscienza, tornai a concentrarmi sulla mia amica, cercando di svegliarla il più dolcemente possibile.

Posai la mia mano sulla sua spalla, scuotendola un paio di volte. "Ana!" La richiamai, sussurrando un po' ad alta voce.

Un grugnito di fastidio uscì dalla sua bocca e, prendendomi alla sprovvisa, si rigirò nel letto, borbottando parole sconnesse tra di loro.

Ripetei l'azione precedente, aumentando la velocità dei movimenti nel richiamarla. "Ana, svegliati" le dissi ancora, sperando davvero che si svegliasse.

Level 18.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora