Prologue.

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Correre.

Quel verbo sembrava essere l'unica parola presente nella mia testa. Avevo liberato la mente, cosí come mi era stato insegnato, e correvo a più non posso.

Sentivo dietro di me, quegli orribili passi pesanti degli uomini in giacca e cravatta che, di tanto in tanto, mi ordinavano di fermarmi, che era meglio per me se li ascoltassi e facessi come mi stavano dicendo.

Non era stato quello il mio addestramento. Non avevo la minima intenzione di fermarmi, e sebbene desiderassi sapere con tutta me stessa dove fossero gli altri, non potevo fermarmi.

Sentivo le gambe pesanti, i polmoni doloranti e l'aria della notte bruciava nella mia gola, ogni volta che cercavo di riprendere fiato.

L'umidità presente mi aveva bagnato i capelli, mentre le mie gote erano umidicce per via del sudore, che aveva imperlato anche la mia fronte.

Ero stanca, esausta. Non sapevo da quanto tempo stessi correndo, ma sapevo che non avrei resistito ancora per molto. Cercai di accellerare il passo, chinandomi in avanti per prendere più spinta.

Quando sentii che dietro di me vi era solo silenzio, approfittai di quei minuti per inoltrarmi in una vietta secondaria, senza via d'uscita e piena di sacchi della spazzatura, sparsi davanti agli appositi bidoni.

Trascinai il mio corpo fino a dietro il cassonetto, sperando di non essere vista da nessuno mentre mi accasciavo a terra con un sospiro di sollievo. Avevo il cuore che batteva a mille, mentre il mio petto continuava ad alzarsi e abbassarsi con irregolarità.

Non mi sarei dovuta fermare, avrei dovuto continuare a correre, ma non ce la facevo più. Avevo fatto il possibile per scappare, fuggire, cercare di ritornare all'elicottero.

Ma per la fretta di non essere uccisa, avevo dimenticato la postazione, limitandomi a correre. Mi ero separata dal gruppo, ritrovandomi da sola con due delle guardie addosso, che cercavano solo di proteggere il Pacchetto.

Chiusi con forza gli occhi, cercando di non far uscire quelle lacrime di dolore; ero una 18, non potevo permettermi di piangere.

"Oh, guarda chi abbiamo qui!" mi morsi il labbro, non riuscendo ad aprire gli occhi.

Sapevo che mi avevano trovata. Sapevo che mi avrebbero uccisa. Sapevo che era arrivata la mia fine.

"Fate in fretta, dobbiamo trovare gli altri!" urlò un'altra voce, molto più lontana dalla prima, che doveva trovarsi proprio di fronte a me.

"Ok, ok, Jasper. Arriviamo" una terza voce. Ricordavo fossero solo in due a seguirmi, ma evidentemente mi sbagliavo.

In quel momento mi sforzai di aprire gli occhi, guardando i due uomini davanti a me. Uno dei due, quello che dimostrava più anni, mi osservava con sguardo disgustato, quasi desiderasse davvero uccidermi per quello che avevo -quasi- fatto.

L'altro, invece, doveva aver notato i miei occhi lucidi, perché intenerí subito lo sguardo, sforzandosi di guardare altrove.

Mi inumidii le labbra, chinando il volto.

"Ragazzina, sarebbe stato meglio se non ti fossi comportata in quel modo." ringhiò l'uomo anziano, avvicinandosi a me.

Sentii la sua pistola appoggiarsi sulla mia tempia, provocando brividi di freddo e paura lungo il mio corpo.

"Ora devo ucciderti, lo sai?" la sua voce aveva assunto una tonalità terrificante, alle mie orecchie. Strinsi gli occhi, morendomi la lingua.

Mi preparai all'impatto, quando sentii un colpo di pistola echeggiare nell'aria.

"Merda, Jasper!" urlò il ragazzo più giovane. "Dylan, chiudi questa faccenda e muoviamoci!" urlò ancora, rivolto all'uomo anziano.

Sentii la figura alzarsi da terra, mentre un secondo colpo di pistola echeggiava nell'aria.

Mi trattenni dall'urlare per il dolore, mentre iniziai a cercare più aria possibile. Era indescrivibile quella situazione di mancanza d'aria. Sentivo il polmone destro bruciare, mentre un liquido caldo colava lungo la camicia.

Mi portai le mani in quel punto, cercando di placare il dolore, ma nulla sembrava in grado di affievolirmi. Sputai a terra un po' di sangue, prima di scivolare lungo il pavimento, accompagnata da un altro colpo di spari e una luce bianca.

Level 18.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora