Capitolo 1

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POV GULF

"vedi di finire il lavoro che ho iniziato io...non farmi pentire di averti chiamato nella nostra "società" e poi il silenzio. Come al solito quel vecchio d sapeva come farmi sentire una merda e un incompetente. Da quando mamma è venuta a mancare, circa 6 anni fa, mio padre mi ha introdotto nel suo mondo, fatto di crimini, riciclaggio di denaro sporco, estorsione e chi più ne ha più ne metta. Ogni giorno, mi sveglio con un peso sullo stomaco perchè non è la vita che voglio fare ma non posso sottrarmi, mio padre mi ha letteralmente costretto altrimenti sarei andato a vivere sotto i ponti oppure chissà buttato dove. Sono bravo in matematica, a fare i conti, quindi papà mi fa gestire la contabilità e il giro di denaro sporco: ora mi trovo in macchina mentre vado a fare "visita" un cliente di papà che da qualche mese a questa parte ritarda nei pagamenti.  Con gli anni sono riuscito a costruirmi una personalità fredda e cattiva...sono un gangster e non posso mostrarmi debole ai miei uomini; "signorino, il cliente la aspetta nel retrobottega" mi informa uno degli scagnozzi di papà: con passo svelto mi dirigo a destinazione e mi trovo avanti un omone di almeno una cinquantina di anni, che con una certa autorità, mi aspetta a braccia strette al petto "a cosa devo questa improvvisa visita? Suo padre non è potuto venire e quindi ha mandato il suo figlioletto incompetente? Sai ragazzo, qui in giro le voci girano..." mugola fissandomi negli occhi "oh carissimo, io non mi prenderei tutta questa confidenza anche perchè l'incompetente qui se continui a sparare cazzate ti elimina dalla faccia della terra" rispondo incazzato "ma non farmi ridere; tu che non riesci nemmeno a impugnare una pistola AHAH".

Ora mi sta davvero scocciando, così estraggo la pistola che tenevo nascosta nella giacca e la punto verso di lui "che c'è ora non parli più?" dico mentre lui continua a fissarmi: improvvisamente si avvicina a me, si porta la pistola alla testa e dice "su sparami, mi sono scocciato di stare appresso ai giochetti di tuo padre" dice mentre tiene ancora tra le mani la mia pistola puntata sulla sua fronte "a quanto pare, sei bravo solo a chiacchere" dice per poi estrarre dalla sua tasca un piccolo coltellino che mi rifila nel fianco "AH! Pezzo di  merda" sibilo mentre cado in ginocchio, mantenendomi il fianco destro "PRENDETELO!" urlo, con un filo di voce mentre lentamente intorno a me la stanza inizia a girare, per poi diventare tutto sfocato fino a che l'oscurità non mi avvolge.

POV MEW

Per la prima volta, da quando sono subentrato al vecchio capo di pronto soccorso, qui dentro si sta tranquilli: ci sono stati mesi in cui qui sembrava esser passata una terza guerra mondiale, chi aveva perso una gamba, chi un braccio, chi si era spezzato il setto nasale...insomma non ci mancava assolutamente nulla. Mi trovo nel mio piccolo studio mentre firmo alcune cartelle cliniche, sono le 24 passate e nemmeno da due ore è iniziato il mio turno...altre 7 ore e posso tornare a casa a riposare. Cosa vi avevo detto che è una serata tranquilla? Beh mi sbagliavo, perchè improvvisamente il mio cercapersone suona all'impazzata: un codice rosso sta arrivando al pronto soccorso; in fretta e furia mi preparo e mi dirigo all'entrata dove alcuni miei colleghi si stanno già facendo strada per entrare "capo una macchina lo ha portato qui" dice il mio collega, nonché amico Singto "ritornate fuori e fatevi dare tutte le informazioni che potete" rispondo mentre accompagno il paziente nella prima stanzetta libera.

"mi senti?" chiedo mentre con una torcia cerco di capire se è ancora cosciente oppure no "subito una flebo, antidolorifici e.." dico mentre, aprendo la sua giacca, trovo la sua camicia bianca macchiata di sangue: non ci penso due volte e la strappo, poi gliela ricompro caso mai, notando una ferita leggermente profonda "immediatamente garze e punti di sutura, abbiamo una leggera ferita da accoltellamento" rispondo mentre mi prendo cura di questo paziente "dottore siamo riusciti ad ottenere qualche informazione: si chiama Gulf Kanawut ed ha 26 anni...più di questo non abbiamo potuto fare, anche perchè i tipi là fuori sono al quanto pericolosi" mi dice Singto mentre sono concentrato a ricucire la ferita. Dopo una ventina di minuti, il paziente si è ristabilito "bene, ripulitelo e portatelo al reparto del piano di sopra: stanotte lo ricontrollo io, visto che sono di turno. Ora vado a parlare con questi signori" dico mentre mi allontano dalla saletta. Appena esco fuori, trovo due omoni che cercano di capire cosa stia succedendo dietro di me "starà bene, stanotte resta qui in osservazione e poi domani può andare via" gli dico ma loro sembrano non capire la mia lingua "deve tornare adesso a casa, non domani forza" mi dice uno dei due "forse non sono stato chiaro, il paziente deve riposare e stare sotto osservazione" rispondo a tono "Dottor...Suppasit, lei non sa chi siamo e soprattutto chi è l'uomo dentro la saletta, ma dobbiamo portarlo via" continuano a dire "a me non interessa voi o lui chi siete, deve restare qua punto" dico in tono incazzoso "dottore la smetta altrimenti.." risponde uno ma viene subito interrotto dal poliziotto che fa da guardia stasera "ci sono problemi qui? Su tornate domani e vi riprendete il paziente. Ora fuori forza" intima il poliziotto "va bene ma non finisce qua.." dice uno dei due per poi allontanarsi.

Che razza di gente mamma mia, ho avuto a che fare con malviventi ma loro proprio "dottore mi scusi, quando vuole può andare di sopra a visitare il paziente" mi informa un infermiera "grazie ora vado" rispondo mentre mi dirigo alla sala superiore. Delicatamente e lentamente entro nella stanza buia, illuminata solo dalla luce della luna; mi avvicino al letto e osservo il ragazzo: è alto sicuramente, visto che i suoi piedi toccano il fondo del letto, ha dei capelli color cenere leggermente lunghi e il viso..il viso è perfetto.  Per fortuna sta bene, ma se la lama andava un pilino più in profondità avrebbe rischiato grosso: appurato che sta bene, stabile sto per uscire dalla stanza quando noto che sulla sedia di fianco al letto sono stati poggiati i suoi vestiti; decido di prendere la sua camicia, quella che ho brutalmente stracciato e di portarla via con me, così ne comprerò una nuova e della taglia giusta in modo tale da scusarmi con lui; sono fuori alla sua stanza e prima che mi dimentichi, annoto sul mio cellulare il suo nome e cognome, in modo tale da poterlo rintracciare di nuovo visto che domani, quando sarà dimesso, non sarò presente. Gulf Kanawut, questo nome mi sembra già di averlo sentito...

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