-Dean, si può sapere che ti prende?
Dean si destò di colpo dallo stato catatonico nel quale era scivolato appena entrato nella tavola calda di zia Ellen.
-Eh?-e scrollò lievemente la testa, strizzando le palpebre e lanciando l’ennesima occhiata al cellulare.
Castiel non l’aveva ancora richiamato. Ed erano passati tre giorni dall’uscita a teatro.
Ottobre stava finendo, era ormai il trentuno. Halloween. Festa che Dean amava, se festeggiata in compagnia.
-Stai bene?-chiese Ellen, preoccupata. Non era normale che Dean non mangiasse la crostata. Di solito doveva togliergli il piatto per lasciarne un po’ ai clienti. Ma quel giorno stava semplicemente piluccando un boccone ogni tanto.
-…No.-appoggiò rumorosamente il bicchiere che fino ad un momento prima era pieno di succo d’arancia corretto di nascosto con della birra.
-Problemi di cuore, biscottino?-disse con voce mielosa, strizzandogli una guancia. Dean si scostò scrollando le spalle, per poi sospirare,scuotendo la testa.
-Dopo un appuntamento di solito qualcuno dovrebbe chiamare, no?- strinse il pugno attorno al tovagliolo, arrabbiato.
-Perché non lo chiami tu?- nel frattempo fece scivolare un piatto di pancake sul bancone fino in fondo,dove un cliente aspettava la sua ordinazione.- Jo, vedi di muoverti, i tavoli non si servono da soli!- strillò poi, in direzione della figlia, che stava intrattenendo una conversazione con Sam,ricevendo in risposta un grugnito. Poi si voltò di nuovo verso Dean, che se la stava prendendo con un po’ di marmellata della torta, attaccandola con la forchetta, ma senza mangiarla.
-Perché… -ma non fece in tempo a rispondere, perché il suo telefono iniziò a squillare, interrompendo per un minuto il brusio presente nel locale.
Dean andò nel panico. Sam se ne accorse, e avvicinandosi premette il tasto verde del cellulare del fratello.
-Ehi, Dean?-gracchiò l’apparecchio, e Sam mimò un “non c’è di che” con le labbra.
-Ciao Cas, ehm… tutto okay?- gli tremava la voce. Non gli era mai capitato prima.
-Sì, cioè… sì, tutto bene.- balbettò l’altro.- Hai da fare stasera?- chiese dopo un po’, e Dean lo sentì deglutire.
-No, sono… libero. Perché?- Sam gli scoccò un’occhiata maliziosa. Dean avrebbe voluto ucciderlo.
-C’è un party di Halloween dal mio vicino.- mormorò, a bassa voce.-È un coglione, ma fa delle belle feste.
-E tu vorresti che ti ci accompagnassi?- domandò retoricamente. Era ovviamente un invito. O almeno sperava.
-Beh, se non hai nulla di meglio da fare…- Dean sapeva con certezza che in quel momento Castiel stava sorridendo.
-A che ora?- il suo cuore prese a battere più forte del normale.
-No, Sam, tu con me non ci vieni!
Dean sbuffò, rovistando in mezzo al baule che lui e suo fratello usavano quando erano piccoli per travestirsi. C’era di tutto: cappello e distintivo da sceriffo, divisa da poliziotto, perfino un cerchietto con delle orecchie da gatto.
-E perché no? Hai paura che ti possa soffiare la preda?- scoppiò a ridere, e Dean come risposta gli tirò la pistola giocattolo, centrandolo in pieno sul ginocchio. Sam cadde a terra con un tonfo, e l’altro disse qualcosa come “ho abbattuto King Kong”.
-Potresti anche evitare di travestirti, come stronzo sei perfetto.- commentò poi il minore, massaggiandosi il ginocchio.
-Puttana.- sibilò Dean fra i denti.
-Coglione.- rispose l’altro, e poi sbuffarono all’unisono.
Dean suonò il campanello della casa del vicino di Cas, un certo Gabriel. Il costume da Batman cominciava a soffocarlo. O forse era solo l’emozione.
Qualcuno scese ad aprire. Era Castiel, coperto dal solito trench.
-Niente travestimento, Cas?- ridacchiò Dean, mentre cedeva il passo a Sam, vestito da Antico Greco (ma secondo Dean sembrava un salame alto due metri avvolto nella stoffa bianca) per poter stare un po’ con il ragazzo.
Castiel, come risposta, mostrò che sotto la stoffa color kaki nascondeva un costume da supereroe.
-Robin? Sul serio?- Dean sorrise, sotto la maschera dell’uomo pipistrello.
-Ehi, ha un suo fascino.- borbottò, cercando di sembrare offeso. Dean, ancora ridendo, mise un braccio attorno alle spalle di Castiel, ed entrambi entrarono nel condominio.Dean sorseggiò un po’ di punch che sapeva di avariato, mentre osservava Castiel che chiacchierava con altri due ragazzi più o meno della sua età. Non poteva crederci, che fosse più grande di Cas di ben cinque anni ( il maggiore dei Winchester, infatti, aveva ventisei anni, mentre Castiel solo ventuno).
Dopo qualche minuto gli si avvicinò un uomo sulla trentina, coi capelli spettinati, che girava per la sala a petto nudo con dueappariscenti ali d’angelo dorate sulla schiena.
-Bella festa, eh?-domandò allora la nuova comparsa a Dean, notando che il ragazzo se ne stava da solo in un angolo.
-Bah, sono stato a party migliori. E poi le tartine hanno la muffa.-commentò con una punta di acidità, cercando di non perdere d’occhio il suo amico (o qualsiasi cosa fosse per lui, in realtà ancora non l’aveva capito).
-La prossima volta cercherò di comprare del cibo più…fresco, okay?-lo sconosciuto scoppiò a ridere.
-Sei tu il padrone di casa? Sul serio?-Dean era in imbarazzo, aveva fatto una delle sue solite figuracce.
-Mi chiamo Gabriel.- mormorò.-Tu devi essere Dean.-indicò Castiel, probabilmente nel bel mezzo di una complicata conversazione. Aveva una espressione pensosa e corrucciata.-Mi parla spesso di te.-spiegò.
-Sei il suo migliore amico?-chiese ingenuamente l’altro, sperando in una risposta positiva.
-Più o meno, sì.- rispose assente. Poi si zittì di colpo, e spalancò la bocca, per poi richiuderla. Sembrava avesse visto un fantasma.
-Stai bene?-Dean gli mise una mano sulla spalla, ritrovandosi il palmo sporco di brillantini.
-Lui chi è?- Gabriel indicò Sam con un cenno della testa. Era alle prese con una ragazza mora, cercava di parlare, ma la musica in quel punto era davvero forte, così si stava spiegando a gesti. Il quadro generale, visto da lontano, era piuttosto esilarante.
-Mio fratello.- mormorò semplicemente Dean, ridacchiando.
-Bel bocconcino.-si voltò verso il maggiore dei Winchester.-Ti dispiace se uso quella sottospecie di toga che ha addosso per legarlo al letto?- aggiunse, con occhi maliziosi, leccandosi le labbra.
-Tu fallo, e sei morto.-rise l’altro, per poi congedarsi in fretta da quella strana compagnia e raggiungere Castiel.-Come sta andando?- chiese Dean, dando una pacca sulla spalla all’amico.
-Uhm… avrei preferito stare con te tutta la serata, ma…-indicò con un dito i ragazzi coi quali stava parlando.-… quelli vengono all’università con me, e mi sembrava scortese non salutarli.-concluse, abbassando la testa.
-Tranquillo, non mi sono annoiato. Ho conosciuto il padrone di casa.- Dean alzò le spalle, passandosi una mano fra i capelli biondo scuro.
-Gabe?-Cas scoppiò a ridere.-Ci ha provato, vero?-e si mise una mano davanti alla bocca, senza smettere di sghignazzare.
-No!-Dean sorrise.-Lui… penso sia interessato a Sam.-borbottò poi, serrando le labbra.
-Meglio per lui.- disse l’altro in tono vagamente minaccioso. Dean rimase alquanto perplesso. Era… geloso?
-Vieni con me.-gli prese la mano, lasciando il ragazzo di stucco. Castiel lo trascinò fino in terrazza, dove si aveva una stupenda visuale dello skyline di New York.-Se io ti baciassi ora ti sentiresti in imbarazzo?- domandò dopo un po’ Dean. Erano ancora lì, appoggiati alla balaustra del terrazzo, mentre da dentro proveniva ancora un accenno di musica. Perfino da lì Dean riusciva a distinguere suo fratello che svettava su tutti gli altri presenti, coi suoi due metri di altezza.
Castiel si voltò verso l’altro con gli occhi sbarrati:- Io…. Ehm… Cioè…- deglutì rumorosamente. Dean gli prese il viso fra le mani, e premette le labbra sulle sue per un attimo, staccandosi subito e fissandolo coi suoi occhi verdi, che risplendevano al buio grazie alla flebile luce che proveniva dall’interno.
Cas prese un respiro, poi un altro.
-Castiel, va tutto…- ma non fece in tempo a finire di parlare che Dean si trovò con la schiena contro al muro appena di fianco alla porta-finestra, e la bocca di Cas contro la sua, ancora e ancora. Socchiuse appena le labbra, le loro lingue si scontrarono, Dean mordicchiava il labbro inferiore di Castiel.
Cas mugolò qualcosa, ma l’altro era troppo occupato per farci caso. Le mani del Winchester, infatti, erano finite sul sedere di Castiel, e di certo non avevano intenzione di smuoversi molto presto da lì.
-Dean…- gemette allora, e cercò di non fare troppo rumore quando i denti di Dean iniziarono a torturare il lobo del suo orecchio sinistro.-Forse… dovremmo tornare dentro, si staranno chiedendo dove siamo finiti…- riuscì a dire con un filo di voce.
-Ti importa così tanto che sappiano dove siamo?- ridacchiò Dean contro il suo collo.
Castiel riuscì a riprendere il controllo, e a staccarsi dal ragazzo.
-Andiamo.-disse serio. E Dean non fece altro che seguirlo.
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As long as you're mine
FanfictionDean Winchester conosce Castiel a un karaoke ad alto tasso alcolico in una fredda sera d'autunno a New York. Forse è arrivato il momento per entrambi di trovare il loro posto nel mondo. Magari a suon di musical.