Capitolo 2

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Dean tornò a casa che erano le quattro del mattino. Si era intrattenuto con Castiel fino alla chiusura del locale, o meglio quando il proprietario li aveva cacciati via “perché devo pulire e voi siete fra i piedi”.  E si erano salutati così, senza nemmeno scambiarsi un indirizzo o qualcosa del genere. Perché erano stati troppo impegnati a scoccarsi occhiate bollenti e lanciarsi sorrisi assolutamente disarmanti.
E in quel momento Dean si stava dando dell’emerito coglione. Avrebbe dovuto chiedergli almeno un recapito.
Sbatté la porta d’ingresso e si diresse verso la sua stanza, quando la trovò brutalmente occupata dal fratello avvinghiato ad una biondina che a giudicare dai vestiti lasciati qua e là sul pavimento era una stripper del pub a due isolati da lì. Sentì Sam biascicare qualcosa nel sonno, per poi aprire gli occhi e guardare la faccia divertita del fratello, che si congedò con un “ho capito, vado a dormire nell’Impala.”.

Quella macchina era dannatamente fredda. Se non altro era decentemente comoda. Ci aveva portato una ragazza, una volta. Pessima decisione. L’aveva liquidato dopo neanche essersi completamente spogliata, diceva che si vergognava a farlo in quell’auto, che era piena di spifferi e che aveva sbattuto la testa tre volte per levarsi la maglietta. Tutto vero.
Però in fondo a Dean piaceva l’odore di pelle dei sedili, il fatto che ci volessero le cassette per la musica e non i CD, il fatto che lì dentro si dormisse che era una bellezza.

Il negozio era più vuoto del solito. Dean sistemava alcuni vinili in ordine alfabetico. Bee Gees, Black Sabbath… ne avrebbe avuto per ore.
-Scusi!- qualcuno lo chiamò. Si voltò, e il suo cuore saltò un battito.
-Ehi!-Dean era esterrefatto. Non lo credeva possibile.
-Tu lavori qui? Sul serio?-Castiel sorrise, passandosi una mano fra i capelli scuri.
-Beh, te l’avevo detto che lavoravo coi dischi, no?-ridacchiò.-Comunque… di che hai bisogno?
-Uhm… giura che non ti metti a ridere.- disse serio. L’altro mise teatralmente la mano sul cuore e chiuse gli occhi per un attimo, per poi riaprirli.
-Volevo la colonna sonora di “Cats”.-e abbassò la testa, probabilmente arrossendo.
Dean lo guardò stranito:-E cosa sarebbe?-domandò perplesso.
Castiel sgranò gli occhi e rise, rise di gusto. Perché non poteva vivere a New York e non conoscere “Cats”.
 -Un musical.-rispose semplicemente, e Dean storse il naso, ma cercò di non darlo a vedere.
-Ah.- rispose invece, per poi indicare un angolo del locale.-I musical dovrebbero essere lì.- e tornò a mettere in ordine i dischi.
Castiel annuì, e si avviò verso lo scaffale che Dean gli aveva mostrato, per poi tornare indietro in un secondo ed avvicinarsi di nuovo al ragazzo.
-Ho due biglietti per Chicago, ci verresti con me a vederlo?-domandò, mentre l’altro gli dava ancora le spalle.
Dean andò nel panico. Che fare? Lui i musical li odiava con tutto il cuore… ma forse per una volta ne valeva la pena. Così borbottò un “d’accordo” e si girò verso l’amico (amico, no? Erano già amici?), sorridendogli. 
Sapeva che se ne sarebbe pentito.


Erano le otto e mezza, e Dean era assolutamente nervoso. Non era un appuntamento. Andiamo, lui nervoso per un appuntamento? Impensabile.
Si sistemò la camicia nera, e si passò una mano fra i capelli, guardandosi allo specchio.
-Dove stai andando?- chiese Sam, sbucando da dietro la porta.
-Affari miei.- presa la giacca infilò il cellulare in tasca e si diresse fino in garage, dove prese l’Impala e partì alla volta di Broadway.

As long as you're mineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora