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Note

Avevo ragione che qualcosa è cambiato. Sei affascinata da tutto questo. Ma io vedo solo che non sei più pura. Mi fai paura e voglio andare via. Non mi amavi davvero. Forse neanche io. Chi può amarti così. Vedo quella foto e impazzisco. Ma forse tu eri già impazzita quando hai cominciato ad ascoltare gli altri e non più me. Quando hai cominciato a cercare qualcosa che non potevo darti. Che non volevo darti. Dicevi che non era vero, che non pensavi solo al tuo profilo Instagram. Non pensavi solo ai tuoi follower. Forse i miei sono solo pensieri sbagliati, ma mettiti in testa che niente di tutto questo ti renderà felice. Nemmeno un diamante potrà farlo. Ieri mi parlavi su quel terrazzino, chiedendomi di ripensarci. E piangevi, ti si scioglieva il trucco. Ma solo ora vedo chi sei davvero, ora che le tue bugie, le tue finzioni hanno rovinato tutto. Torni indietro ancora, e ancora e fa più male. Poi te ne vai mentre mi spogli di tutto quello che ti ho dato, dei sentimenti che ho investito.
Fa male perché l'affetto non si può chiudere in una scatola... Mi dici di non contare mai su di me. Ma in fondo ho mai potuto davvero contare su di te?

Chiudo le note. Dopo aver riparlato con Margherita ho cambiato qualcosa a ciò che avevo scritto l'altro giorno.
Sono le 8,30 e sono a casa da solo. Abe è andato di nuovo a cena fuori con Francesca. Io sono affacciato alla finestra. Aspetto Giulia. Se arriva... Prendo il cellulare in mano per la decima volta in 5 minuti. Nessuna notifica. Non so neanche a che ora finisce oggi, se alle 8 o alle 9.
Rimango sul balcone ad aspettare. Mi aspetto di vederla comparire a piedi dal fondo della strada perché ho studiato il percorso con i mezzi. Invece l'ennesima sorpresa della giornata di Giugiulola: la vedo scendere da una 500 rossa. Con lei scende un ragazzo alto e muscoloso, con i capelli scuri e lisci. Purtroppo dal balcone non riesco a vedere di più. Lei scende correndo, ridendo e gridando contro il ragazzo, che alla fine decide di non inseguirla più. Lei gli si avvicina, lo abbraccia e gli schiocca un bacio sulla guancia. Poi sento il citofono. Il cuore riprende a sanguinare un po' se penso che l'avrei potuta accompagnare io a casa come ieri, invece di questo bellimbusto. Le apro la porta sperando di vedere almeno la Giulia che ho appena visto qui giù e invece ritrovo quella di oggi pomeriggio.
Mi dice che scappa a fare una doccia così poi può dare una mano.
Mentre lei è sotto la doccia comincio a rimuginare. Perché a questo punto non è andata a casa da quello visto che con lui ci stava così bene? Ma nella vita uno non può sbagliare ? Ma cosa mai sarà stato rimanere 40 minuti davanti a scuola se normalmente li aspetta davanti a quel dannato portone? Le ho portato il pranzo comunque. Normalmente resta digiuna.
Quando compare sulla porta le chiedo se le vada bene mangiare pasta e lenticchie. Lei risponde di sì così butto la pasta nell'acqua in ebollizione. Mentre cuoce apparecchiamo in silenzio la tavola. Prendiamo la frutta dal frigo. Stappo una birra per me e una coca per lei. Quando è pronta, ci sediamo e iniziamo a mangiare. O meglio io inizio a mangiare, lei fa finta di muovere la pasta nel piatto.
Esasperato dal non capire cosa accada, lancio il cucchiaio
"Ma si può sapere che cosa ti è successo?" Le chiedo.
"Niente, non ho molta fame. Oggi ho pranzato!" Mi risponde.
"Vuoi dare a me anche questa colpa?" Le domando ormai innervosito.
"Ma io non ti ho mai chiesto nulla!"mi risponde ancora.
"Infatti a questo punto potevi continuare a startene col tuo amico, eri molto più felice della sua compagnia!" Le urlo con i pugni serrati. E solo quando le ho già pronunciate capisco il peso di quelle parole. Lei si alza da tavola
"Hai ragione. Mi sono sbagliata su tutto! Meglio che vada!"
E si avvia verso la mia stanza. La seguo e la trovo intenta a manovrare qualcosa con il suo borsone. Prende una felpa da danza di quelle corte. Si sfila la mia maglietta rimanendo in reggiseno pronta a infilare la felpa e andare via. Le blocco un polso e la faccio voltare verso di me. La guardo negli occhi e cerco di trasmettere con quello sguardo tutta la tristezza della giornata di oggi senza la vera lei. Cerco di trasmetterle sicurezza ma anche amore.

Mi blocca un polso obbligandomi a guardarlo. I suoi occhi di ghiaccio mi penetrano come sempre ma oggi hanno una sfumatura triste senza abbandonare quel senso di sicurezza che mi infondono sempre.
"Ti prego parlami? Non mi escludere! So che c'è dell'altro. Non può essere solo quello ad aver cambiato tutto!" E mi spezza con quelle parole. Come fa a capirmi così. Non mi rendo neanche conto di essere in reggiseno. Mi libero della sua stretta e mi dirigo verso la finestra mentre inizio a raccontare. Non voglio guardarlo mentre mi spoglio per l'ennesima volta di fronte a lui.
"Alle elementari ero una bambina felice. Avevo tanti amici. Andavo a danza e incontravo le amiche. Arrivata alle medie le cose sono un po' cambiate. Non avevo più tanto tempo per le amiche. A scuola avevo montagne di compiti e le ore di danza aumentavano sempre di più. Hanno cominciato ad isolarmi. A considerarmi sempre meno. Un sabato pomeriggio c'era una festa di una compagna nella sua bellissima casa con la piscina. Sarebbe dovuto passare a prendermi Federico, la mia prima cotta, il primo nome che scrivi sul diario con i cuoricini tutti intorno. Mi disse di farmi trovare sotto casa sua alle 5 in punto. Io rinunciai ad andare a danza quel pomeriggio per essere una ragazzina come le altre che andava alle feste accompagnata dal ragazzo che le piace. Ero pronta alle 5 meno 5 minuti. Avevo il mio vestito rosso, il più bello del mio armadio. Avevo messo il mascara alle ciglia e il lucido sulle labbra. Scesi. E rimasi ad aspettare sulle scale 3 ore. Alle 8 rientrò mio padre e mi trovò in lacrime, il mascara colato, il vestito stropicciato e i capelli arruffati. Mi portò a casa. Mi feci una doccia. Da allora decisi che non avrei mai più rinunciato alla danza, per qualsiasi cosa al mondo. Lei non mi aveva mai fatta sentire così dimenticata. Poi ovviamente a scuola mi chiusi ancora di più. Non parlavo più con nessuno e in cambio ero diventata la vittima di tutti gli scherzi: mi rubavano gli oggetti, mi rovinavano i vestiti, mi prendevano in giro per il tutù, per i denti, per la risata, perché magari non prendevo voti altissimi a scuola.
Mi prendevano in giro perché non avevo un fidanzato, perché mia mamma è spagnola. Perché ero una ballerina mediocre, perché non avrei combinato nulla nella vita. Qualunque cosa. Io entravo in classe e non vedevo l'ora di uscirne: pensavo solo che dopo poco sarei andata a ballare. Poi quando ho conosciuto Chiara le cose sono cambiate, ma alcune ferite ti restano dentro. Ecco perché ho dato di matto oggi. Mi sono sentita ricatapultata a quel giorno. E io non voglio più viverle quelle robe lì."
Ecco ora sono completamente nuda. Gli ho raccontato il mio passato. Avrei evitato volentieri. Non mi piace ricordare. Ma tutto questo mi ha reso quella che sono oggi. Non mi fa paura. Sì, continuo ad avere un sacco di complessi sul mio aspetto fisico, ma tutto quello che mi dicevano sulla mia danza mi ha dato ancora più motivazione. All'improvviso sento due braccia avvolgermi da dietro. Con forza ma anche dolcezza. Sento il suo corpo piegarsi su di me e la sua testa avvicinarsi al mio collo. All'improvviso mi sento a casa. Dopo aver messo nelle sue mani i miei ricordi, dopo aver riportato alla luce quei momenti, un senso di beatitudine mi pervade. Le sue braccia sono calde, comode, rassicuranti. Il suo profumo mi pizzica le narici perché ne vorrei di più. Vorrei strofinare il naso sul suo collo per odorarlo meglio. Fa un movimento con la testa, come a voler allontanare i suoi capelli e far ritrovare a contatto la pelle della sua guancia con quella della base del mio collo. Un brivido percorre tutto il mio corpo. Lui lo sente e mi stringe ancora di più. E io non vorrei essere in nessun altro luogo. Poi però sento la sua guancia inumidita da una lacrima. E non posso fare a meno di voltarmi verso di lui. Sta piangendo. Ha gli occhi rossi e le lacrime ormai scendono copiose. Gliele asciugo con i pollici accarezzandogli anche la guancia. Non volevo che piangesse. Ho pianto già io abbastanza per tutto questo. Anche lui mi accarezza le guance cercando di asciugare le lacrime, ma le mie si sono già fermate. Le ho già versate tutte.
"Scusami, davvero! Non volevo! Non potevo immaginare tutto questo! All'uscita da scuola Margherita mi ha bloccato, abbiamo litigato per l'ennesima volta. Sono scappato via, ma poi anche il traffico e non pensavo. Non pensavo potesse essere un problema. Potesse aprire una ferita. Io che di ferite sono pieno. Non potrei mai farlo. E invece l'ho fatto. L'ho fatto proprio a te. Forse avrei potuto scriverti che stavo arrivando. Che sarei voluto essere puntuale ma non ci ero riuscito. Che non mi ero dimenticato di te. Che non mi dimenticherei mai di te. Che non mi dimenticherò mai di te." E mi abbraccia di nuovo, forte. Questa volta è un'abbraccio che urla affetto, che urla che lui ci sarà, che urla le sue scuse, che urla che non l'ha fatto con cattiveria, che urla che non lo sapeva.
Mal volentieri mi scosto dall'abbraccio facendogli notare che sono mezza nuda in reggiseno e culotte. Lo avevo dimenticato e sembra anche lui. Perché appena mi guarda diventa rosso come un pomodoro. Mi fa ridere. Lo caccio dalla stanza coprendomi con la sua maglietta anche se devo solo rimetterla addosso. Anche se mi ha visto così svestita fino ad un attimo prima.
Finiamo di cenare, sparecchiamo e carichiamo la lavastoviglie come abbiamo fatto ieri. Poi decidiamo di guardare un film al computer sul letto. Scegliamo di vedere City of crime. Visto che il film romantico ci aveva fatti addormentare. Posizioniamo il computer al centro del letto. Noi mettiamo seduti con  le gambe di traverso ai due lati del pc e i nostri corpi riuniti di fronte al monitor poggiati sulla spalliera del letto. Sangio mi fa accoccolare sul suo torace cingendomi  le spalle col suo braccio. Questa volta il film ci prende e non ci fa addormentare. In qualche occasione mi stringo involontariamente un po' più a lui ma poi mi allontano di nuovo ritrovando un po' di contegno. D'altra parte prima ha nominato Margherita. Avranno pur litigato ma è sempre la sua fidanzata. È bene cercare di mantenere i ruoli.
Quando il film finisce, Sangio si alza per togliere il computer. E io comincio a sistemare il letto. Lui si avvicina e lo vedo esitare.
"Che c'è?" Gli chiedo mentre comincia a muovere nervosamente le mani, come fa quando è nervoso.
"Io stanotte ho dormito così bene..."
"Anche io" gli rispondo. Le mani si agitano ancora di più e io non resisto. Gli poso la mia sopra e con il pollice gli strofino appena la pelle.  Dopo pochi secondi si fermano. 
"Vedi?" Mi dice indicando le sue mani con il mento. "Posso restare qui? Stiamo lontani. Promesso."
Sembra un bambino! Che tenero!
"Veramente è il tuo letto!!! Se non è un problema per Margherita..."
"No. Non lo è!" Mi risponde in fretta.
Ma che razza di rapporto hanno sti due??? Chi lo capisce è bravo. 
Spegniamo la luce, ci stendiamo su un fianco, uno di fronte all'altro. Non ci tocchiamo. Ma ci guardiamo. Ci guardiamo dentro. E resterei così a guardarlo tutta la notte. Invece dopo pochi minuti quel senso di pace, che solo Sangiovanni riesce a infondermi,  mi fa crollare in un sonno profondo.

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