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Note

Non posso continuare ancora così, a dover lottare contro i suoi pensieri e l'idea che ha ormai di me. Voglio una storia in cui non avere fretta di scoprire, fretta di avere qualcosa, ho tutta la vita davanti. Voglio certezze ma le voglio con la calma della mia età. Non ci sta dietro nessuno. Voglio scoprire chi ho di fronte. Voglio abbattere le corazze che ci mettiamo addosso giorno dopo giorno, spogliando la mia donna con la lentezza di una vita intera. E sì voglio fare l'amore. Non il sesso. Voglio l'amore. Voglio sentirmi parte di un qualcosa di più grande. E voglio urlarlo al cielo, al mondo, alla notte. Voglio urlarlo tutta la notte. Voglio voglio voglio...immaginare una vita insieme, anche se poi non sarà così, ma avere di fronte quella persona con cui il domani non fa più paura. Passano i giorni e so che non è lei.

Oggi altra tecnica: ho mangiato solo una banana. Sono arrivata. Fuori dallo studio alle 14,30 e ho 30 minuti liberi. Mi seggo sulle scale del portone, poggio il borsone e apro lo zaino prendendo il libro di matematica... se riuscissi a farla tutta a mente fresca mi toglierei un bel problema!!! Sono completamente assorta nei miei pensieri quando sento la sua voce
"Allora oggi contavi di lavorare da qui?" Alzo la testa e vedo Sangio che mi guarda divertito.  Ovviamente mi sento in imbarazzo ma questa volta è diverso. Capisco che non vuole farlo di proposito. Capisco che nei suoi occhi c'è un qualcosa di buono, un divertimento sano. Non volto a ferire. Dopo un iniziale irrigidimento, mi rilasso e gli sorrido trovando il coraggio di dirgli
"Ieri ho finito tardissimo, non penso di poter fare così per tutto l'anno. Così ho pensato di usare questo tempo. Meglio di niente, no?"
Lui mi guarda comprensivo, come se sapesse esattamente di cosa sto parlando, come se mi capisse. Anche se in realtà nessuno mi capisce mai davvero. Nessuno capisce mai la necessità irrefrenabile che io ho di stare in sala per ore. Fa bene all'anima. La nutre. La coccola. La ravviva. Non posso farne a meno a costo di ridurmi uno straccio.
Vedo il suo sguardo poggiarsi sul mio borsone e non posso fare a meno di alzarmi di scatto, chiudere i libri nello zaino e afferrare zaino e borsone. Lui mi si avvicina.
"Non credere io abbia dimenticato quanto pesi quel coso! Passamelo che te lo porto io!" E me lo dice sorridendo. Io provo a dirgli che non serve, che posso farcela da sola, che normalmente non me lo porta nessuno quindi ci sono abituata, ma lui con fare quasi spavaldo mi dice
"Lo faccio perché mi va! Meglio se non te lo porta nessuno, così divento il tuo partner-portaborse! Sarò unico!"
E alla fine ride di gusto.  Io lo guardo e ha una camicia rosa stampata, dei jeans scuri e un cappellino di jeans. Scoppio a ridere pensando che solo a vederlo si intuisce quanto è unico. Gli lascio portare il borsone ed entriamo. Iniziamo a lavorare e il tempo passa in modo piacevole. Pesa poco. Ogni tanto lo guardo mentre lui fissa il computer. Ha una serie di nei sul lato sinistro della guancia, sono particolari e quasi belli. Noto il profilo del suo naso. Non è perfettamente regolare ma è sottile e dritto. Poi mi rendo conto che lo sto fissando da troppo tempo e abbasso lo sguardo per paura di essere beccata in flagrante. In quel momento lui si volta e mi guarda. Non dice nulla ma io mi sento arrossire. Sta per dirmi qualcosa quando gli squilla il telefono. Lo prende dalla tasca e leggendo il nome sembra rabbuiarsi. Lo sento dire con voce più dolce di quella che appare sul suo viso.
"Hey dimmi... sì sto qui!"
Sento la voce di una ragazza dall'altra parte ma non sento cosa dice
"No, dopo vado in studio. Finisco tardi e devo studiare."
Lei gli dice qualcosa e lui in maniera molto più secca le dice 
"Ok, chiamami quando finisci, ma in ogni caso ci vediamo domani! Cià bacio"
E così chiude la conversazione riponendo il telefono in tasca. Gli faccio un breve sorriso e capisco dai suoi occhi che qualcosa lo fa riflettere. Per evitare imbarazzi gli leggo subito i dati del paziente successivo da registrare. Il pomeriggio continua sereno ma più silenzioso fino alle 17 quando il nostro turno finisce. Andando verso l'accademia ripenso alle parole di Sangio al telefono con quella ragazza, chissà forse la sua ragazza. Ripenso a quando le ha detto che sarebbe andato in studio e poi aveva da studiare. Chissà che studio? Ripenso a come mi sono sentita compresa con un solo sguardo quando gli ho detto che il giorno prima avevo finito troppo tardi. Ma tutti quei pensieri mi abbandonano quando arrivo in accademia. 

Sono appena uscito dallo studio medico. Oggi sono successe un sacco di cose. Quella che più mi ha lasciato sconvolto è stata sentire i suoi occhi su di me mentre ero al computer. Sentivo la pelle bruciare sotto il suo sguardo. La sentivo. Non la vedevo ma la sentivo. La sentivo scrutarmi il viso, coglierne i particolari e mi sono sentito vivo. Mi sono sentito ubriaco. Poi improvvisamente ho avuto freddo, non ho sentito più quel calore, ho capito che i suoi occhi non mi guardavano più. Mi sono girato e l'ho vista con lo sguardo abbassato, imbarazzata, con le guance appena arrossate. Stavo per chiederle perché aveva smesso, perchè era arrossita, quando lo squillo del telefono mi sveglia e il nome sul display mi ributta sulla Terra. Mi rendo conto di non aver ancora trovato due minuti per parlarle.  Mi rendo conto di averla completamente rimossa dai miei pensieri negli ultimi giorni. Mi rendo conto che sto procrastinando il momento del distacco e questo non fa altro che peggiorare il mio stato d'animo.
In studio tutto procede per il meglio. Registro Guccy bag con Biagio e siamo super contenti del risultato. È veramente figo. Abbiamo ancora mezz'ora e gli faccio vedere cosa ho scritto questa mattina e in quel poco tempo esce un nuovo pezzo. Lo registro anche se possiamo rivedere la produzione. Decido di registrarlo comunque. Mi sento libero mentre lo urlo. Mi sento invincibile. Mi sento finalmente di avere il coraggio di fare quello che devo. Mi sento finalmente sicuro di cosa voglio cercare. Torno a casa e trovo Abe che prepara la cena. Mi dirigo verso di lui e lo abbraccio. Lo abbraccio forte.
"È andata bene in studio oggi, eh?"
Mi chiede.
"Da cosa lo intuisci?"
Gli chiedo di rimando.
"Tutto questo affetto!"
Mi conosce davvero.
"Sì è andata bene molto e non solo per il lavoro fatto! Ho capito delle cose, tipo illuminazione! Penso che starò bene!"

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