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I miei riflessi sono attenti e riesco a mettere un piede tra la porta e lo stipite, poi a infilare una mano nello spazio che sono riuscita a creare. So che non mi farà male. So che mi farà entrare.
Apre la porta e chiude gli occhi.
"Che vuoi?" Mi dice con voce esasperata.
"Capire! Non puoi sparire e dirmi che non vuoi vedermi mai più senza dirmi perché. Cosa ho fatto. Cosa è successo." Sto piangendo. Lacrime calde scendono dalle mie guance, dalle mie labbra, dal mio mento.
"Mettiamola così. Pensavo di farti una sorpresa oggi e invece l'hai fatta tu a me!"
Ora mi guarda negli occhi. I suoi occhi sono sempre più freddi.
"Mi hai vista ballare? Mi hai vista ballare con Gabriele?"
Quasi balbetto mentre continuo a piangere.
"No Giulia non ti ho vista solo ballare! Ti ho sentita parlare con lui di qualcosa che c'era tra voi. Ti ho sentito dire che nemmeno per te è facile. E pensa te... io non sapevo manco chi fosse sto Gabriele! Non sapevo nemmeno dell'esistenza di questo Gabriele!" Ora lo vedo arrabbiato. Agita le mani come quando è nervoso. Poi le passa tra i capelli ed è così fuori di sè che penso potrebbe strapparseli via. 
"Ma non hai sentito quando gli ho detto che sono innamorata di te? Gli ho urlato in faccia che voglio te e basta. Te e nessun altro." Continuo a piangere e a cercare i suoi occhi. Alzo la mano per toccare il suo viso. Ora anche lui sta piangendo ma si scosta. Poi abbassa la testa per non farsi vedere. Per proteggersi.
"Giulia io so che quando lui ti ha chiesto qualcosa di me, tu gli hai risposto che per te non è facile. Hai provato qualcosa per questo ragazzo, eh? E non mi hai detto niente. Sono quasi 3 settimane che provate insieme e io non so niente!!" Ora è davvero arrabbiato. Sta urlando. Piange e grida. Si strofina l'ascella così forte che potrebbe staccarsela. Provo a bloccargli la mano ma lui si scosta. Non vuole lasciarsi nemmeno sfiorare da me.
Lo sapevo che avrei dovuto dirgli tutto subito. Sono stata una cretina a procrastinare, a cercare il momento giusto. Avrei dovuto dirglielo il giorno stesso. Ma è vero, ero scossa. Ero turbata. Avevo bisogno di metabolizzare la cosa. Invece ho fatto un casino.
"Hai ragione ma non mi aspettavo di rivederlo, ero incredula. Non pensavo ad un'eventualità simile e quando si è verificata avevo bisogno di tempo per parlarne. Per abituarmi all'idea." È l'unico pensiero che la mia testa riesce a produrre. Le sue grida mi hanno confuso ancor di più.
"Giulia, io ti ho anche chiesto del ballerino! E mi ricordo quel giorno. Eri strana e non capivo il perché. Giulia, hai omesso la verità. È come mentire. Credevo fossi diversa. Io non penso di poter stare con una persona così." Inizia a voce alta per poi affievolire il tono diventando quasi rassegnato. A quelle parole rabbrividisco perché il pensiero di stare senza di lui mi logora e mi distrugge.
"Sangio ma oggi ti volevo dire tutto. Spiegarti cosa fosse successo o meglio non successo con lui. Poi mi ha preso in contropiede. Mi ha detto quelle cose. Ma io non volevo mentirti. Non ho mai voluto farlo."
Sono disperata ma allo stesso tempo so di essere nel torto. Non so come spiegargli che non volevo ferirlo. Che non sapevo come fare, come gestire il tutto. Ma allo stesso tempo mi sento di nuovo la ragazzina impaurita. Quella che non trova le parole. Quella che teme di essere incompresa.
"Giulia me lo avevi promesso che mi avresti detto tutto. Che non avremmo avuto segreti. Mi avevi promesso che saremmo stati onesti, che non avremmo creato incomprensioni, che avremmo parlato di tutto. Che non avremmo fatto vincere il mondo esterno su di noi. Invece eccoci qui. Di nuovo a parlare di parole non dette. Questioni non affrontate. Ora l'aggravante e che tra voi c'era qualcosa. Io ti amo ma così non posso stare con te. Devo proteggere me. Ora per favore va via!" La verità delle sue parole mi schiaffeggiano in pieno viso. Gli avevo promesso tante cose e invece. Sono ricaduta negli errori dell'inizio della nostra storia.
Lo guardo distrutto. Occhi bassi. Rossi. Colmi di lacrime. Sono stata io a ridurlo così. Sono stata io a ferirlo. Sono stata io a fargli questo. Io con le mie solite pure. Le mie solite paranoie. Io e le solite voci nella mia testa. Lui non grida più. E so che quando fa così è perché pensa non valga più la pena di farsi capire. Di spiegarsi. Faccio un passo indietro ed esco dall'appartamento. Sangio senza nemmeno guardarmi chiude la porta. Io mi accascio dietro quella porta. Scrivo a Chiara

Ho rovinato tutto...

Poi piango. Seduta per terra con la schiena contro la porta e la testa tra le ginocchia. Piango così forte e così tanto che mi fa male la testa. Piango così intensamente che alla fine mi addormento così su un pianerottolo.
Non so quanto tempo resto così. So solo che ad un certo punto qualcuno mi prende in braccio. Apro gli occhi ed è Abe.
"Che succede?" Chiedo con la bocca impastata.
"Dormivi sul pianerottolo. Ho parlato con Sangio. Ti riporto a casa andiamo, è tardi!"
Mi dice.
Guardo il telefono e vedo che è mezzanotte. Quanto ho dormito?
"Ok! Abe ma io... io non volevo che lui pensasse nulla di tutto questo! Abe io non posso lasciargli pensare  quelle cose!" Sono ancora mezza addormentata ma la mia mente pensa già a lui. A quello che è successo.
"Giulia, se conosco mio fratello ha bisogno di tempo. Di spazio. Lascialo stare. Ha bisogno di valutare e analizzare la situazione. Ora andiamo a casa. Lui sta già dormendo!"
Ha uno sguardo dolce e se non fosse per il diverso colore di occhi mi ricorda tanto Sangio.
Salgo in macchina e trascorriamo il viaggio in silenzio. Quando arriviamo davanti a casa mia vedo sulle scale una figura. È Gabriele. Ma che altro vuole da me.
"Ma ora questo che vuole? Io non penso di farcela ad avere una conversazione con lui adesso!"
"Forse non è convinto di quello che gli hai detto! O forse ha qualcos'altro da dirti."
Mi risponde Abe comprensivo.
"Abe ti assicuro che sono stata molto chiara! Cristallina! Solo che Sangio quella parte non l'ha sentita. È scappato prima!"
Mi guardo nello specchietto parasole. Ho gli occhi gonfi. Per fortuna ero struccata e non ho l'effetto panda da trucco sciolto. Poco mi interessa. Da quando Gabriele è tornato nella mia vita è stato solo per complicarmela.
Scendo dall'auto e mi avvicino. Lui sente i miei passi e alza lo sguardo su di me.
"Che altro c'è? Non è un buon momento quindi..."

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