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È sera quando arriviamo di fronte a un villino sul lago, a due piani, tetto a spiovente, di legno e pietra. La casa è buia e nel parcheggio non ci sono auto.
"Dove sono gli altri?" Chiedo un po' assonnata.
"Saranno andati a cena. Dovrebbero aver lasciato la chiave al solito posto. Poi Deddy questa casa la conosce bene."
Poi ci guardiamo. Le nostre dita sono ancora intrecciate e a dire la verità non voglio scendere dall'auto per non perdere quel contatto.
"Vuoi rimanere qui tutto il tempo? Non è comoda la macchina per dormire. Dai su!"
E così dicendo mi lascia la mano, spegne il motore e scende dall'auto. Prende i nostri due borsoni dal portabagagli. Come sempre, con naturalezza e io intontita dal distacco lo seguo davanti alla porta della villa. Si piega per prendere una chiave da sotto lo zerbino ed entra. Lascia i borsoni vicino all'ingresso poi aggancia il mio indice col suo e mi trascina attraverso un salone arredato con divani verdoni, mobili in massello, un tavolo rettangolare enorme. Arriviamo dalla parte opposta rispetto alla porta dove c'è una grande portafinestra. La apre continuando a tenermi per un dito. Sento il cuore battermi forte nel petto a quel contatto ritrovato. Usciamo su una grande terrazza che affaccia sul lago. Da un lato ci sono delle scale che portano a un pontile. Sembra di essere in un film. È meraviglioso. Alzando la testa, il buio della notte si irradia con la luce della luna e di milioni di stelle.
"È bellissimo qui!" È l'unica cosa che riesco a dire.
"Era il mio posto sicuro! I miei mi ci portavano sempre per staccare negli anni difficili." Mi dice con un filo di voce.

"Questo deve avercelo lasciato Deddy!" Dice Sangio indicando un foglietto sul bancone della cucina.
"Che è?" Domando.
"Penso sia la disposizione nelle camere: lui e Chiara dormono in camera dei miei, Aka e Tanc in camera di Alberto, Alessandro ed Evandro, la vera coppia perfetta direi, in camera di Andrea. Tu in camera mia. E poi c'è il mio nome con un mega punto interrogativo. Che cretino!"
"Ma non voglio toglierti il letto. Io posso dormire sul divano!"
"C'è un altro letto nello studio, ho detto a mia mamma di prepararli tutti quindi stai tranquilla. Nessuno dormirà sul divano!"
Lo dice con serenità ma la verità è che vorrei dormire con lui, tra le sue braccia. Non posso pensare di dormire nella stessa casa con lui ma in letti diversi, stanze diverse. Un brivido di freddo mi percorre la schiena.
"Tisanina?"
"Ok!" Gli rispondo. Non so se si accorge della delusione sul mio viso. Non so cosa mi aspettassi da questo weekend ma la realtà della nostra separazione ora mi viene urlata in faccia da due letti separati.
"Vai sul divano che te la porto."
Dopo nemmeno due minuti Sangio mi ha raggiunta con due tazze e un piattino in cui depositare l'infuso.
Cominciamo a chiacchierare su cosa fare domani e come organizzare la giornata e poi mi passa la tisana. Dopo poco con fare del tutto naturale mi fa accoccolare contro di lui circondando il mio corpo con un braccio. Mi metto comoda e continuiamo come se niente fosse, nonostante in realtà il mio cuore stia per esplodere e mi sento di toccare il cielo con un dito. Sento davvero la pace tra le sue braccia e mi maledico perché non vorrei esserne dipendente. Mentre parliamo la sua voce diventa più flebile, le parole rallentate, i miei occhi cominciano a chiudersi e così abbracciati veniamo cullati da Morfeo in un sonno tranquillo.

Apro gli occhi perché mi si è addormentato un braccio e guardandomi intorno mi ritrovo sul divano del salone con Giulia accoccolata addosso a me. Sa tanto di dejà vu questa scena. Mi ricordo la prima volta a casa mia quando ci siamo addormentati guardando la tv. La osservo, le sposto una ciocca di capelli dal viso. Le accarezzo la guancia col dorso di due dita. È liscia, morbida, vellutata. Mi manca. Al mio tocco si sveglia. Apre gli occhi e mi guarda.
"Ci siamo addormentati!" Mi dice.
"Sì, mi si è addormentato anche un braccio!" Rido per non pensare che non voglio andare in un letto da solo, senza di lei.
"Ora forse è meglio andare a letto però o domani saremo tutti intorpiditi."
"Hai ragione!" Le dico sollevandomi e tendendole una mano per aiutarla ad alzarsi.
Le faccio strada su per le scale, la accompagno davanti alla porta della mia stanza.
"Allora, buonanotte!" Mi dice.
"Buonanotte, ballerina!" Lei si avvicina e mi lascia un tenero bacio sulla guancia.
Poi entra nella mia stanza e chiude la porta dietro di lei.
Mi conduco nello studio dove un triste divano letto mi aspetta. Tolgo la tuta, indosso un bermuda, una maglietta vecchia e mi sdraio. Comincio a rigirarmi nel letto, a guardare il soffitto. Chiudo gli occhi. Li riapro. Li richiudo. Mi rigiro. Riapro gli occhi.
E mentre li riapro mi accorgo che non voglio stare senza di lei. Che non mi interessa cosa è successo con quel tizio. Che mi dispiace se non me ne ha parlato subito, ma ci credo al fatto che lo avrebbe fatto. Che lo so che a volte ha bisogno di tempo per aprirsi. Che non basterà allontanarmi per smettere di amarla. Che non voglio neanche smettere di amarla perché mi fa bene al cuore. Che basta io me la riprendo.
Mi tirò su come una molla e arrivo davanti alla porta della mia camera.
Beh bravo il cretino! Ora che faccio?
Che fai??? Bussi, no! Ok, busso! E se dorme?
Dopo pochi secondi la porta si apre. Appare lei. La mia piccola Lady. Struccata, con i capelli arruffati, indossa una mia maglietta.
"Ehi! Tutto ok?" Mi dice. E mi manca il fiato. Sono su un elicottero e mi devo lanciare. Non so se il paracadute si aprirà, ma me ne frego! Non parlo nemmeno.
La guardo negli occhi. Mi perdo ancora una volta con lei, dentro di lei ma ritrovo me stesso con lei. Le poggio le mani tra il collo e la mandibola. E la bacio. La bacio come volevo farlo da due settimane ma accecato dall'orgoglio e dalle mie teorie del cavolo mi sono tirato indietro. La bacio come se fosse la prima volta ma anche come se fosse l'ultima. La bacio aggrappandomi a lei ma lasciando che lei si aggrappi a me. La bacio e il cuore mi esplode. Il suo sapore mi inebria. Il suo profumo mi stordisce.
Lei mette le mani nei miei ricci e li tira come piace a me. Mi stacco appena.
"Non voglio più stare un solo giorno senza di te. Tu sei la mia casa. Sei il mio porto sicuro nel mondo."
Glielo dico. Sorrido mentre lo dico. Sorrido e lei sorride.
"Ti amo così tanto che non puoi capire!"
"O forse sì." Le rispondo. Perché io la amo nella stessa maniera.
"Non riuscivo a dormire tanto per cambiare... vieni con me?" mi fa cenno di entrare.
Ci stendiamo nel letto. Nella nostra posizione. Di lato, su un fianco, uno di fronte all'altro. Ognuno con un braccio intorno alla testa dell'altro. Pronti a inspirare i nostri respiri. Le gambe intrecciate. Ci addormentiamo subito. Tra un bacio e l'altro, cullati dal battito dei nostri cuori.

***
Ok! Me ne avete dette di tutti i coloriiii!!! E anche al povero Sangio. Non nego che la scelta di farlo un po' sottone non è casuale date tutte le cattiverie che gli dicono; mentre la scelta di farlo un po' cervellotico è perché nella vita vera me lo immagino così. Giulia invece la immagino proprio così: con un sacco di cuori di tutti i colori!!!

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