La prima cosa che avvertì quella mattina fu un mal di testa di proporzioni epiche. C'era qualcosa che martellava proprio al centro esatto del suo cervello. Un dolore acuto e persistente che non prometteva nulla di buono.
Soltanto dopo Louis avvertì il calore di un corpo steso accanto a lui. Gli ci volle qualche istante per realizzare di non star sognando. Provò a fare mente locale per ricordare cosa fosse accaduto la sera prima. Niente, il vuoto.
Aveva un chiaro ricordo di com'era cominciata, con Arthur che l'aveva trascinato fuori casa per uscire insieme visto che, a detta sua, ultimamente sembrava un prete. Sapeva di aver un po' esagerato con l'alcol anche quella volta, ma non ricordava di essere tornato a casa con qualcuno.
Fu soltanto quando si voltò dall'altra parte per guardare in faccia l'uomo che dormiva accanto a lui che si ricordò tutto. I ricci neri gli ricadevano sulla fronte e dormiva con un'espressione beata. Se ricordava bene doveva essere un bel ragazzo. Franz, o Frank, o qualcosa di simile.
Sbuffò tirando fuori l'aria che aveva trattenuto.
Merda. Ma cosa gli aveva detto il cervello? Era stato un idiota, ecco tutto. Non che non gli piacesse fare sesso, ma non amava portare a casa estranei, e quel tipo avrebbe potuto essere un serial killer, per quanto ne sapeva. Alzandosi cautamente dal letto pensò a cosa dirgli per liberarsene al più presto, ma il ragazzo, sentendo il movimento, agganciò un braccio al suo busto e lo tirò nuovamente sul letto.
A Louis mancò il fiato per un attimo sentendosi così braccato, al punto che si divincolò violentemente da quella presa.
"Ehi!", protestò Franz, o Frank, attirandolo nuovamente a sé.
"Senti, potresti scollarti?", gli chiese Louis seccato.
Il ragazzo aprì gli occhi e lo guardò stralunato, come se si fosse reso conto improvvisamente di dove fosse. "Ciao.", gli disse allora.
"Sì, ciao...", continuò con lo stesso tono piccato alzandosi dal letto e infilando un paio di boxer. "Ti darei il buongiorno se questo non fosse un inizio di giornata orrendo."
Si passò una mano tra i capelli sudati e si diresse in bagno.
"Louis?", gli chiese Franz con voce appena percepibile. "Ecco, io...", s'interruppe quando Louis uscì nuovamente dal bagno, il suo sguardo di ghiaccio più eloquente di mille parole.
"Senti, Franz..."
"Francis.", lo corresse lui. Francis: ecco come si chiamava!
"Va bene, Francis. Io... mi sono divertito ieri sera, ma non farti strane idee, ok?"
Il ragazzo lo guardò serio, i ricci bruni che incorniciavano il suo bellissimo volto facendo risaltare i suoi occhi verdi. D'un tratto Louis si ricordò perché era stato attratto da lui.
"Che cosa vuoi dire?", gli chiese con voce tremante. Improvvisamente sembrava indifeso.
Louis si maledisse per essersi intenerito di fronte a quegli occhi così innocenti. Perché capitavano tutte a lui?
"Senti, adesso vado a farmi una doccia. Magari ne riparliamo dopo un caffè, perché senza caffeina non potrò dirmi veramente sveglio."
Francis gli sorrise appena.
In fondo un caffè non avrebbe fatto male a nessuno.
Louis si fece una lunga doccia rilassante cercando di riordinare le idee. Era patetico. Aveva portato a casa un ragazzo che non conosceva nemmeno soltanto perché aveva gli occhi verdi. Come poteva definirsi, se non patetico?
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Il punto di corda
RomanceHarry Styles è la nuova promessa di Ferrari: a ventidue anni è già uno dei volti più conosciuti e amati della Formula 1. Per Louis Tomlinson la Formula 1 è tutto. Non conosce altro amore che quello per la corsa, ed è il giovane di talento più rile...